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Bene, Brava, Bis

Caro Diario,
non so quante volte ce lo siamo detti che una buona vita è fatta soprattutto di tre cose: le connessioni che riesci a stabilire con altri esseri, come te, umani; i centimetri che riesci a vedere e a conquistare ogni giorno, che tanto quelli stanno dappertutto; la capacità che hai di individuare le principali, le cose che vengono prima, quelle che per te sono davvero importanti, che per questo sono poche altrimenti sarebbero tante come le subordinate. Eppure eccomi qua, come ogni volta che il pensiero accade, l’idea si concretizza in un piccolo grande fatto e io mi riscopro meravigliato, commosso, sconvolto dalla bellezza di quello che provo.
Oggi è successo grazie a mia nipote Sara, che mi ha scritto sulla chat di Facebook questo messaggio:

Ciao zio, tutto bene?
Ti ricordi quando sei venuto a Bologna per presentare il libro ti dissi che dovevo sostenere l’esame di organizzazione aziendale? E tu ci spiegasti la teoria del cestino dei rifiuti? Niente, volevo solo dirti che ho preso 30 e lode!
Un bacione, buona giornata!

Ecco, caro Diario, potrei fermarmi qui, ma voglio aggiungere che è per questo che nonostante i problemi non manchino io sono fiducioso per il futuro della nostra bella Italia, perché di ragazze e di ragazzi come Sara ce ne sono tante/i, ragazze/i, normali, che amano, vanno al cinema, hanno sogni e si impegnano per realizzarli. Dobbiamo avere più fiducia in loro, e soprattutto dare loro più opportunità, e vedrai che ce la facciamo.

Buona domenica caro Diario, e a presto.
saraedavide

La lettera di Natale

Lo sapevo. L’ho letta e ho pianto. Tanto. Proprio come nei telefilm. A calde lacrime. E secondo voi perché non ho voluto leggerla ieri sera? Già Nunzia e Paola si sono trattenute che fosse stato vivo papà avrebbe detto “‘O Pataterno ‘o ssape e a Maronna ‘o vede”, lo sapete com’è, in certe situazioni basta poco, piange uno piangono tutti, e quello andava a finire che si bagnava pure il baccalà fritto e buonanotte ai suonatori.
Scusate, non vi ho detto ancora che sto parlando di una lettera, che quello magari l’avete anche intuito, ciò che non potete immaginare, a noi ci ha lasciati letteralmente senza fiato, è che la lettera, postuma, è di mia madre.
Com’è andata la faccenda me lo sono fatto raccontare stamattina da Flavia, mia nipote, la figlia di Nunzia, 16 anni, che anche questo aspetto qui non è per niente banale, perché è stata lei la complice della nonna in questa incredibile, meravigliosa faccenda.
Facciamo così, lo racconto a voi come Flavia l’ha raccontato a me, così viene meglio e facciamo prima.

“Zio, è stato nei primi mesi del 2013, la nonna stava già male ma non ancora nella fase più acuta, però lei se lo sentiva dentro che doveva morire, e un giorno che sono andata a trovarla e stavamo da sole mi ha detto:
Flavia, tu sei l’unica persona che in questo momento mi può ascoltare e fare quello che dico io senza tradire i propri sentimenti, perché mi devi aiutare a scrivere una lettera per i miei figli e tu questo fatto non lo devi dire a nessuno, neanche a tua madre, devi tenertelo per te, quando sarà il momento loro capiranno da soli. 
Flavia, non voglio lasciare tristezza in loro, voglio che rimanga un bel ricordo di me, voglio dire loro quanto gli voglio bene e quanto sono loro grato per tutto quello che fanno per me, perciò mi raccomando non la lettera non dargliela dopo il funerale, dagliela in un momento di gioia, un momento in cui state tutti assieme.
Dopo di che mi ha spiegato come doveva essere fatta la lettera, in buona sostanza me l’ha dettata, perché mentre lei parlava io ho preso carta e penna e l’ho scritta, dopo di che quando l’ho stampata e in un’altra occasione gliela ho letta, lei ha voluto correggere alcune cose, però io queste correzioni le ho fatte ha penna, perché non ho voluto che andassero perdute le parole che nonna mi aveva detto precedentemente”.
Ecco, prima di continuare con la lettera fatemi dire solo che considero 
letteralmente e senza esagerare un grande onore avere una nipote come Flavia, una ragazza che a 16 anni ha il carattere per reggere una situazione di questo tipo, rispettare la volontà della nonna, interpretarla (perché la nonna testimone di geova non può dire dagliela a Natale ma se dice dagliela in un momento felice quando stanno tutti assieme vuole dire a Natale) e in più non dire niente alla madre che mia sorella è una donna meravigliosa ma io, proprio io Vincenzo, non io al posto di Flavia,  avrei avuto problemi a non dirle niente di una storia così.
Ecco, adesso posso condividere qualche riga della lettera, che tutta non si può, ma sono sicuro che mi capite, racconto un po’ dell’amore di mamma per tutti noi, e le cose che ha scritto a me, altro non posso e non voglio fare. Buon Natale.
Se state leggendo questa lettera significa che io non sono più tra di voi. […] Per prima osa foglio ringraziarvi uno a uno e trasmettervi l’amore che nutro nei vostri confronti. Sarebbe stupido non cominciare dai figli che sono la parte più importante (i pezzetti della mia carne) e ora come ora sono la parte più importante di me … e quella viva. 
Partiamo dal più grande, Vincenzo, sei sempre stato un uomo pieno di virtù e di amore, sai fare dei tuoi difetti dei punti di partenza per creare qualcosa di stupendo, che nessuno ha mai visto prima, sei il figlio che ogni madre vorrebbe avere, ed ora che non ci sono più, ti affido il compito più difficile di tutti: fare il capofamiglia, ama tuo fratello e tua sorella come se parte del tuo stesso corpo, comportati da padre e falli vivere come non hanno mai fatto fino ad adesso, e comportati da madre (tu che a volte ti senti più donna) e falli sentire come se io non me ne fossi mai andata.
Poi Antonio, figlio mio, sei sempre stato […].
Gaetano, carne della mia carne, mio dolce bambino ti hanno strappato da me […].
Infine c’è Nunzia, la mia piccola Nunzia, tu che sei sempre stata […].
Ed ora mi rivolgo a voi nipoti cari: Davide e Sara, Luca e Riccardo, Jhonatan e Valerio, Flavia e Angelo Emanuele […].
Ed infine mi rivolgo a Paola, Alberto, Cinzia, Ivana e Laura […].
Concludo questa  lettera dicendovi che nonostante io non sia al vostro fianco durante il vostro cammino, nonostante io non abbia più la facoltà di abbracciarvi, baciarvi, io, anche se voi non mi vedrete, sarò lì a sostenervi con le mie braccia, quando la vita sembrerà avervi abbandonato io vi terrò per mano così forte da farvela sanguinare, e quando sarete tristi vi abbraccerò cosicché voi non sentiate la mia assenza. Vi amo tutti e vi amerò per sempre, perché anche per chi non ci crede il “per sempre” esiste, l’amore batte la morte. 
Firmato:
La vostra amata madre, nonna e suocera Fiorentina.

Mamma e Flavia, qualche anno fa
Mamma e Flavia, un paio di anni fa

E no che non mi incazzo

Ho promesso a me stesso di non arrabbiarmi più.
No, non è tanto per dire, lo so che non è facile, che ci metterò tempo, ma ci riuscirò.
Quando hai alle spalle anni (avete letto bene, anni) nei quali la vita ti ha costretto a fare i conti con l’incubo, ti ha strappato pezzi della tua umanità, pezzi di te, basta poco per farsi prendere dalla paura, dal timore che nuove sciagure, peggiori di quelle che hai appena vissuto, si possano abbattere su di te.
Perché sì, la paura ti prende, almeno a me è capitato così, ti porta ansia, notti tormentate, mal di stomaco e di pancia e poi un certo punto ti riscopri a pensare a cosa può diventare la tua vita se quello che temi diventa realtà. L’inferno. E’ lì che trovi la forza, almeno a me è capitato così, per cacciare dalla testa i cattivi pensieri, per dirti “vedrai che non è niente, il ragazzo sta bene, sono tutti problemi inutili che ti stai creando tu”, per fare finta di crederci, per promettere a te stesso che se va tutto bene, come sicuramente sarà, non ti arrabbierai più.
Come diceva papà? ‘A vita e ‘nu muorzo. Appunto, basta niente per sconvolgerla, ma sconvolgerla veramente, e quando hai passato quello che ho passato io, e siamo in tantissimi ad averlo passato, specialmente dalle mie parti, non puoi permetterti di continuare a vivere, a fare le cose, come vivevi e le facevi prima. Ecco è per questo che non mi incazzerò più, che ce l’ha farò. Non sarà facile, ci metterò il tempo che ci vuole, ma ci riuscirò. Soprattutto adesso che le mie paure si sono dissolte.
Come dice Yoda al giovane Luke? La paura, la rabbia, sono il lato oscuro della forza. Appunto. Molto meglio farne a meno. 

p.s.
Come diceva Eduardo, c’è la parola giusta, usiamola. Ho detto che non mi arrabbio, no che non mi indigno, non mi ribello, non mi organizzo, non lotto, non continuo a portare il mio mattoncino per cercare di cambiare il mondo. Questo per la precisione.

  

16 Novembre 2013. La sera del lavoro narrato. Residenza Rurale l’Incartata

incartataMichele Sica Bosconauta, con un bel post sul suo bellissimo blog, la serata l’aveva presentata così: Sabato 16 novembre inauguriamo le AppetitoseConversazioni alla Residenza Rurale l’Incartata: l’incontro tra coltura e cultura, il piacere della buona tavola, sana autentica e naturale che incontra il piacere della mente, buone letture che saziano l’anima e cambiano il mondo. […] La serata prenderà il via alle 19 con la coinvolgente e travolgente presentazione di Vincenzo Moretti e delle storie di lavoro lette dal suo romanzo, ma il lavoro ben fatto sarà narrato anche a tavola, con i piatti della nostra tradizione tutti provenienti dal nostro orto e dalla rete di contadini e pastori locali della #cumparete. Il costo della cena comprensivo di una copia del romanzo è di € 20. Gradita la prenotazione.

Strada facendo, ho pensato che tutto questo mi piaceva un sacco etmcsmall che però si poteva fare di più. Ma sì, mi sono detto, visto che non lo fai certo per denaro e che il senso di tutto questo tuo girovagare in lungo e largo per Napoli, la Campania, l’Italia sta nella voglia di contribuire con il tuo mattoncino a diffondere la cultura del lavoro ben fatto e a mettere in relazione un po’ di belle persone, di belle idee, di bei fatti, perché non cogliere l’occasione per chiedere a chi parteciperà di leggere, narrare, cantare una storia di lavoro? Qua l’ho pensato e qua mi è venuto il titolo, La sera del lavoro narrato, che poi se vogliamo può diventare anche la notte, tanto il giorno dopo è domenica, chi ci dice niente.

A proposito di connessioni, di belle persone, di cose fatte con la testa, con le mani e con il cuore: non vorrei dire, ma anche quello che potete vedere nel video qua sotto è avvenuto dalle parti di
Residenza Rurale L’Incartata. Vale quando semini grani antichi, vale quando fai il pane e vale quando racconti il lavoro ben fatto.
Ecco, vi ho detto quasi tutto, che tutto quando le cose sono così belle se non le vivi non lo puoi dire. Spero siate in tante/i a partecipare ma naturalmente spetta solo a voi scegliere. Pillola azzurra, fine della storia: domenica vi sveglierete in camera vostra e crederete a quello che vorrete. Pillola rossa, sabato ci incontriamo nella residenza delle meraviglie e vedrete quant’è profonda la tana del bianconiglio. Vi sto offrendo solo la verità, ricordatevelo. Niente di più.


Per Prenotare

Come raggiungere la Residenza Rurale l’Incartata

Prefazione per il lettore

Il carattere è il destino [Eraclito 15].
Esiste un qualcosa [ … carattere … ] che plasma ciascuna vita umana in un’immagine globale, comprendente le sue contingenze casuali e i suoi momenti speciali in attività inutili. Spesso gli ultimi anni sono dedicati ad esplorare tali particolari insignificanti, ad avventurarsi negli errori passati per scoprirvi configurazioni comprensibili [Hillman 15].
[…] Il pensiero è capace di dare origine alle proprie specie, di selezionare idee innaturali e di palesare la propria evoluzione; inoltre, un mucchio di pensieri asoslutamente inadatti soppravvive [Hillman 16].
I vecchi dovrebbero essere esploratori [Eliot 21].
[…] Per me questo significa: segui la curiosità, indaga idee importanti, rischia la trasgressione [Hillman 21].
[… L’alétheia è …] il tentativo […] di porci in contatto con la nuda realtà […] nascosta dietro il manto della falsità [Ortega y Gasset 21-22].
Il pensiero è una straordinaria modalità di eccitamento [Whitehead 22].

Prefazione dell’autore

Più luce, disse Goethe morendo [Hillman 23].
Avevano ingannato noi / o ingannati se stessi, gli antenati dalla voce pacata, / lasciandoci in eredità nient’altro che una ricetta d’inganni? [Eliot 24].
I vecchi soldati non fanno che combattere sempre, in ogni nuova causa in cui si impegnano, la prima delle loro campagne [Hillman 25].
Le idee sono forze che si impossessano della mente e non mollano la presa finché non gli abbiamo dedicato qualche pensiero [Hillman 25].
E’ dunque fondamentale per la nostra indagine disfare la coppia morte-vecchiaia, ricostruendo invece l’antica connessione tra vecchiaia e unicità del carattere. [Hillman 27].
E’ questa la sfida più audace: scoprire un valore nel diventare vecchi senza prenderlo in prestito dalle metafisiche o dalle teologie della morte. La vecchiaia in se stessa, una cosa a sé stante, liberata dal cadavere [Hillman 27].

Prefazione al libro

Questo libro è formato di tre parti principali, che seguono il tema del carattere attraverso tre fasi. […] Durare, Lasciare, Restare. Tre parti, tre idee portanti [Hillman 29].
Il carattere impara dal corpo la saggezza [Hillman 30].
Le facce vecchie sono segnate dal carattere, la loro bellezza rivela il carattere e la loro perdurante forza come immagini di intelligenza, autorevolezza, tragedia, coraggio e profondità dell’anima è dovuta al carattere[Hillman 30].
Essere unici è essere strani, diversi, atipici, senza uguali in alcun luogo. [Hillman 31].
L’immagine che rimane di noi, quel modo unico di essere e di fare che lasciamo nella mente di altri, continua ad agire su di loro, nell’aneddotica, nei rcordi, nei sogni; come modello ideale, come voce guida, come antenato protettivo: una forza potente all’opera in coloro che hanno ancora una vita da vivere [Hillman 31].

Longevità

Il dato statistico [… : … ] il dato che diventa il fato. [Hillman 37]
Se durare significa qualcosa d’altro e di più che superare in durata le aspettative statistiche, allora che cos’è che dura? […] una componente psicologica costante che ti segnala come un essere diverso da tutti glia ltri: il tuo carattere individuale. Tu. [Hillman 37 – 38]
Ciascuno di noi è un ciascuno. [James 40]
In quanto ciascuni siamo unici, perché ciascuno di noi ha, o é, uno specifico carattere che rimane lo stesso. [ Hillman 40]
Se consideriamo il carattere qualcosa di più di un insieme di tratti o di un’accumulazione di abitudini, virtù e vizi, e piuttosto come una forza in atto, allora il carattere potrebbe essere il principio informatore dell’invecchiamento del corpo. E l’invecchiamento diventa una rivelazione della saggezza del corpo. [ Hillman 42]
Quella di considerare l’anima come un’intelligenza attiva, che conforma il destino di ciascuna persona e ne traccia la trama, è n’idea utile. […] Le trame che ingarbugliano la nostra anima e fanno uscire allo scoperto il nostro carattere sono i grandi miti. [ Hillman 45]
Mantenersi in carattere è mantenersi nella propria forma per durare. [ Hillman 46]
Invecchiando ha luogo, senza bisogno d forzature, una curiosa forma di estensione della vita. Passati i cinquant’anni, ci troviamo a volte alleati, nel pensiero, nel sentimento, nel ricordo, con i nostri genitori, più che con i nostri figli. [ Hillman 64]
Più indietro riesci ad andare con l’immaginazione, più la tua vita si estende. [ Hillman 65]
Più riesci a protenderti all’indietro, nel passato storico, e all’ingiù, verso ciò che è dopo di te e in basso, e all’infuori, verso l’altro da te, e più la tua vita si estende. La longevità si libera della capsula temporale. Questa è la vera longevità, un durare di più che dura per sempre, perché nn c’è capolinea. [ Hillman 67]

L’ultima volta

Ultimo rende avvenimento l’evento, lo eleva oltre il quotidiano, lascia un’impressione duratura. […] Perché? Perché cò che avviene alla fine di uan sequenza ne bolla la chiusura, le conferisce finalità. Echi di destino. [Hillman 69]
Portando a conclusione una serie di eventi che sarebbe altrimenti potuta durare all’infinito, l’ultima volta si pone al di fuori del tempo seriale, è trascendente. [Hillman 70]
L’ultima volta trasforma in  poesia l’amore, il dolore, la disperazione e l’abitudine. […] Solleva la vita fuori da se stessa. La trascendenza è appunto questo. Ci sentiamo scossi fin dentro le ossa, come se gli dei fossero discesi nel bel mezzo della nostra vita. [Hillman 70]
L’ultima volta è unica, singolare, fatale. [Hillman 71]
Mi piace immaginare la nostra psiche come una pensione piena di ospiti. […] Una soddisfacente teoria del carattere deve dare spazio a tutti, ai caratteristi, alle controfigure, agli addestratori di animali, alle comparse, agli attori che recitano soltanto una particina e si esibiscono in numeri inattesi. Spesso sono questi a dare allo spettacolo il suo tono tragico, o fatale, o demenziale. [Hillman 72]
Una cultura cieca alle complessità del carattere consente allo psicopatico le sue orge di violenza. Nessuno aveva notato alcunchè di strano perché nessuno aveva l’occhio per vederlo. […] Noi siamo quello che appariamo: vero, ma soltanto quando le apparenze sono lette in modo immaginativo, soltanto quando l’occhio che percepisce studia ciò che vede come se fosse un’immagine duratura.  [Hillman 75]
Nel dramma il carattere si rivela attraverso l’azione. [Aristotele 77]
L’idea di carattere è necessaria in una cultura perché nutre l’immaginazione. [Hillman 80]
Senza l’idea di carattere, nessuna persona ha un valore che duri. Se ciascuno è sostituibile, ciascuno è anche un vuoto a perdere. L’ordine sociale diventa come un battaglione sotto il fuoco nemico; siamo tutti pezzi di ricambio, rimpiazzi per riempire i buchi [Hillman 80]
Noi duriamo come immagini inventate, vuoi nei ricordi della famiglia, nei pettegolezzi dei detrattori o nelle parole dei necrologi. Il nostro carattere diventa fonte inesauribile di storie che aggiungono un’altra dimensione di vita alla nostra vita mentre già, come dati di realtà, stiamo sbiadendo. [Hillman 81]

Vecchio

Da durare a lasciare

Ripetizione

La forza della gravitas

Svegliarsi di notte

Stati di agitazione confusionale

Inaridire

La memoria

Irritabilità accentuata

Distacchi

Ars amatoria

Anestetizzati

Insufficienze cardiache

Ritorni

La forza della faccia

Da lasciare a restare

Il carattere filosofizzato

Il carattere delle virtù

Il carattere immaginato

Nonni

Vecchie bisbetiche

Le virtù del carattere

Il tocco finale