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Zio Peppino

[…] Luca prima di salire si è fermato alla reception e arriva con un pò di notizie sulla partenza delle valigie: verranno a prenderle tra le 6 e le 9 p.m.. Andiamo come sempre a pranzo dalle ragazze ma come immaginavo non riesco a rilassarmi. Al ritorno recupero il budge in camera e facciamo un giro tra i ciliegi in fiore del Riken. Alle 4 p.m. siamo di nuovo alla 301. Ci alterniamo al Mac fino alle 8 p.m., quando finalmente gli addetti ritirano le valigie. Ragazze again.

Stavolta trascorriamo un’ora deliziosa. Torta, cappuccino e chiacchere. Con me che quando sono contento non la finirei mai di raccontare storie di famiglia. Luca un po’ si diverte e un po’ fa la faccia modello “pà, questa già l’hai raccontata 1387 volte” quando comincio a parlare di zio Peppino, fratello di mamma, operaio alla Richard e Ginori, naturalmente comunista, grande appassionato di musica lirica, di parole crociate e di Totò. Sia chiaro. Quando dico grande appassionato voglio dire grande appassionato. Nel senso che alla terza nota era in grado di dirti di quale opera si trattava, chi aveva scritto il libretto, in che anno era stata musicata, dove era stata rappresentata la prima volta, quali erano stati gli interpreti maggiori; nel senso che partecipava e non di rado vinceva ai concorsi de La Settimana Enigmistica; nel senso che poteva ripetere pressocché a memoria le scene principali di tutti i film di Totò. Roba da Lascia o Raddoppia, per intenderci.

Lo zio Peppino non si era mai sposato e già questa, in famiglie come la nostra, in anni nei quali “essersi sistemato” equivaleva a dire aver trovato un lavoro e aver messo su una famiglia, era una stranezza. Ma la cosa ancora più strana era che proprio lui, il comunista eccetera eccetera, si era arruolato volontario. Come gli era venuto in mente? Cosa c’entrava lui con la guerra d’Etiopia? Io e i miei fratelli a zio Peppino abbiamo voluto come si dice un bene dell’anima, ma la confidenza per domandargli perché, quella no, non l’abbiamo mai avuta. Così quando zio Peppino approda al Pantheon degli uomini semplici la domanda se ne va con lui. Almeno così ho pensato per circa 20 anni. Fino a che una mia vecchia cugina, non ricordo se in occasione di un battesimo, un matrimonio o un funerale, non dice che le sorelle di casa Picano, 6 in tutto, proprio come quelle della gatta Cenerentola, si sono potute sposare solo grazie a zio Peppino.

In che senso? – le chiedo. Nel senso che i nostri nonni erano talmente poveri che le figlie, nonostante fossero tra le più belle del paese, non avendo nulla che potesse anche lontanamente assomigliare a un corredo o a una dote, non si maritavano. Fu così che zio Peppino partì per l’Africa e con i soldi guadagnati fece il corredo alle 6 sorelle.

Ora non sosterrò che Luca si è commosso, lui che quando gli ho detto che se mi succede qualcosa gli toccherà prendersi cura di me mi ha risposto “già il verbo è sbagliato, quello giusto non è curare, ma terminare”, ma sono certo che la storia gli è piaciuta. In fondo fa lo sprucido per darsi un tono. Anche se in effetti la cosa gli riesce molto bene. […]  
Enakapata
Storie di strada e di scienza da Secondigliano a Tokyo

nunzia31

Recupero a volte etnografico e sempre affettuoso delle foto di famiglia a cura di Nunzia Moretti

Bene, Brava, Bis

Caro Diario,
non so quante volte ce lo siamo detti che una buona vita è fatta soprattutto di tre cose: le connessioni che riesci a stabilire con altri esseri, come te, umani; i centimetri che riesci a vedere e a conquistare ogni giorno, che tanto quelli stanno dappertutto; la capacità che hai di individuare le principali, le cose che vengono prima, quelle che per te sono davvero importanti, che per questo sono poche altrimenti sarebbero tante come le subordinate. Eppure eccomi qua, come ogni volta che il pensiero accade, l’idea si concretizza in un piccolo grande fatto e io mi riscopro meravigliato, commosso, sconvolto dalla bellezza di quello che provo.
Oggi è successo grazie a mia nipote Sara, che mi ha scritto sulla chat di Facebook questo messaggio:

Ciao zio, tutto bene?
Ti ricordi quando sei venuto a Bologna per presentare il libro ti dissi che dovevo sostenere l’esame di organizzazione aziendale? E tu ci spiegasti la teoria del cestino dei rifiuti? Niente, volevo solo dirti che ho preso 30 e lode!
Un bacione, buona giornata!

Ecco, caro Diario, potrei fermarmi qui, ma voglio aggiungere che è per questo che nonostante i problemi non manchino io sono fiducioso per il futuro della nostra bella Italia, perché di ragazze e di ragazzi come Sara ce ne sono tante/i, ragazze/i, normali, che amano, vanno al cinema, hanno sogni e si impegnano per realizzarli. Dobbiamo avere più fiducia in loro, e soprattutto dare loro più opportunità, e vedrai che ce la facciamo.

Buona domenica caro Diario, e a presto.
saraedavide

Caro Babbo Natale

15 febbraio 2014
Caro Babbo Natale,
per favore non mi portare una cosa per un altra che, con tutto il rispetto, te la tiro indietro.
Sia chiaro che io per Natale ti ho chiesto un partito di sinistra, non di centro sinistra, con tutto il rispetto per Civati, che mi sta pure simpatico, ma la simpatia per quanto mi riguarda non è una caratteristica della politica.
Alla prossima.
Tuo affezionato Vincenzo

13 febbraio 2014
Caro Babbo Natale,
scusami se ti scrivo così in anticipo ma qui in Italia i tempi sono veramente duri e solo tu ci puoi salvare.
Per favore per Natale portami un partito di sinistra.
Lo so, me lo hai già fatto notare in un’altra occasione, detto così è troppo generico, e però mica puoi pretendere che io ti dica proprio tutto su come deve essere questo partito di sinistra, che poi se io lo sapevo mica lo chiedevo a te, facevo prima a farmelo da solo.
Facciamo così, veniamoci incontro, che solo tu mi sei rimasto come referente politico e non è che posso litigare anche con te: io ci provo a dirti come lo vorrei, ma così come mi viene, senza un ordine preciso e neanche tutto assieme, nel senso che ogni volta che mi viene una cosa da dirti te la scrivo qui, tu mi dai tempo fino al 25 giugno di quest’anno, così poi ti restano giusto sei mesi per fare quello che devi fare.

Allora, una cosa che sicuramente deve avere il mio partito di sinistra è che quando si elegge il segretario lo votano solo gli iscritti, mentre quando si indica un candidato premier lo votano tutti i cittadini. Con te non c’è bisogno di troppe spiegazioni ma è evidente che se a un iscritto non gli dai neanche l’esclusiva nell’elezione del segretario del suo partito lui non ha ragione di essere iscritto e il partito non ha ragione di avere un’identità.

Un’altra cosa che deve avere il mio partito di sinistra è che non può avere una sola persona che fa la/il segretario e la/il presidente del consiglio, come sai il lavoro da fare è tanto, e più donne e uomini ci sono al comando, ciascuna/o con la propria testa, con le proprie mani e il proprio cuore, e meglio è.

La terza cosa che deve avere il mio partito di sinistra è che deve essere di sinistra. Che vuol dire? Vuol dire meno valore ai soldi e più valore al lavoro. Meno soldi per le banche e più soldi per il lavoro. Meno soldi per le grandi imprese che poi se ne vanno o se ne ritornano all’estero e più soldi per i piccoli imprenditori, gli artigiani, i maker, a patto che rispettino le regole. Più soldi per le scuole. Tutele dei diritti delle persone. Tante ma tante ma tante opportunità in più per i giovani.

Dici da chi li prendi questi soldi? Dico da chi ce li ha. Dici che così è il libro dei sogni? Dico di no e aggiungo che anche se di mestiere non faccio il presidente del consiglio nei prossimi giorni cercherò di essere più preciso e anche di farti qualche esempio di come si potevano spendere i soldi e di come sono stati spesi senza che nessuno facesse niente perché da tanto tempo un partito di sinistra in Italia non c’è più.

Ecco, per stasera mi fermo, sono andato anche troppo avanti per la prima volta che ormai ho una certa età e devo andarci piano. Ci sentiamo presto, tu intanto comincia a pensare come devi fare per portarmi il mio partito di sinistra. E ricordati che ho detto partito, che io lo voglio proprio così, partito, non movimento, forza, società civile, partitini e gruppetti vari, partito, roba da voti a due cifre, radicamento su tutto il territorio nazionale, capacità di ascolto e di dialogo con tutti capacità di rappresentanza dei ceti e dei gruppi sociali di riferimento.
Dici che è difficile? Dico che se era facile non scrivevo a te.
Alla prossima.
Tuo affezionato Vincenzo

La lettera di Natale

Lo sapevo. L’ho letta e ho pianto. Tanto. Proprio come nei telefilm. A calde lacrime. E secondo voi perché non ho voluto leggerla ieri sera? Già Nunzia e Paola si sono trattenute che fosse stato vivo papà avrebbe detto “‘O Pataterno ‘o ssape e a Maronna ‘o vede”, lo sapete com’è, in certe situazioni basta poco, piange uno piangono tutti, e quello andava a finire che si bagnava pure il baccalà fritto e buonanotte ai suonatori.
Scusate, non vi ho detto ancora che sto parlando di una lettera, che quello magari l’avete anche intuito, ciò che non potete immaginare, a noi ci ha lasciati letteralmente senza fiato, è che la lettera, postuma, è di mia madre.
Com’è andata la faccenda me lo sono fatto raccontare stamattina da Flavia, mia nipote, la figlia di Nunzia, 16 anni, che anche questo aspetto qui non è per niente banale, perché è stata lei la complice della nonna in questa incredibile, meravigliosa faccenda.
Facciamo così, lo racconto a voi come Flavia l’ha raccontato a me, così viene meglio e facciamo prima.

“Zio, è stato nei primi mesi del 2013, la nonna stava già male ma non ancora nella fase più acuta, però lei se lo sentiva dentro che doveva morire, e un giorno che sono andata a trovarla e stavamo da sole mi ha detto:
Flavia, tu sei l’unica persona che in questo momento mi può ascoltare e fare quello che dico io senza tradire i propri sentimenti, perché mi devi aiutare a scrivere una lettera per i miei figli e tu questo fatto non lo devi dire a nessuno, neanche a tua madre, devi tenertelo per te, quando sarà il momento loro capiranno da soli. 
Flavia, non voglio lasciare tristezza in loro, voglio che rimanga un bel ricordo di me, voglio dire loro quanto gli voglio bene e quanto sono loro grato per tutto quello che fanno per me, perciò mi raccomando non la lettera non dargliela dopo il funerale, dagliela in un momento di gioia, un momento in cui state tutti assieme.
Dopo di che mi ha spiegato come doveva essere fatta la lettera, in buona sostanza me l’ha dettata, perché mentre lei parlava io ho preso carta e penna e l’ho scritta, dopo di che quando l’ho stampata e in un’altra occasione gliela ho letta, lei ha voluto correggere alcune cose, però io queste correzioni le ho fatte ha penna, perché non ho voluto che andassero perdute le parole che nonna mi aveva detto precedentemente”.
Ecco, prima di continuare con la lettera fatemi dire solo che considero 
letteralmente e senza esagerare un grande onore avere una nipote come Flavia, una ragazza che a 16 anni ha il carattere per reggere una situazione di questo tipo, rispettare la volontà della nonna, interpretarla (perché la nonna testimone di geova non può dire dagliela a Natale ma se dice dagliela in un momento felice quando stanno tutti assieme vuole dire a Natale) e in più non dire niente alla madre che mia sorella è una donna meravigliosa ma io, proprio io Vincenzo, non io al posto di Flavia,  avrei avuto problemi a non dirle niente di una storia così.
Ecco, adesso posso condividere qualche riga della lettera, che tutta non si può, ma sono sicuro che mi capite, racconto un po’ dell’amore di mamma per tutti noi, e le cose che ha scritto a me, altro non posso e non voglio fare. Buon Natale.
Se state leggendo questa lettera significa che io non sono più tra di voi. […] Per prima osa foglio ringraziarvi uno a uno e trasmettervi l’amore che nutro nei vostri confronti. Sarebbe stupido non cominciare dai figli che sono la parte più importante (i pezzetti della mia carne) e ora come ora sono la parte più importante di me … e quella viva. 
Partiamo dal più grande, Vincenzo, sei sempre stato un uomo pieno di virtù e di amore, sai fare dei tuoi difetti dei punti di partenza per creare qualcosa di stupendo, che nessuno ha mai visto prima, sei il figlio che ogni madre vorrebbe avere, ed ora che non ci sono più, ti affido il compito più difficile di tutti: fare il capofamiglia, ama tuo fratello e tua sorella come se parte del tuo stesso corpo, comportati da padre e falli vivere come non hanno mai fatto fino ad adesso, e comportati da madre (tu che a volte ti senti più donna) e falli sentire come se io non me ne fossi mai andata.
Poi Antonio, figlio mio, sei sempre stato […].
Gaetano, carne della mia carne, mio dolce bambino ti hanno strappato da me […].
Infine c’è Nunzia, la mia piccola Nunzia, tu che sei sempre stata […].
Ed ora mi rivolgo a voi nipoti cari: Davide e Sara, Luca e Riccardo, Jhonatan e Valerio, Flavia e Angelo Emanuele […].
Ed infine mi rivolgo a Paola, Alberto, Cinzia, Ivana e Laura […].
Concludo questa  lettera dicendovi che nonostante io non sia al vostro fianco durante il vostro cammino, nonostante io non abbia più la facoltà di abbracciarvi, baciarvi, io, anche se voi non mi vedrete, sarò lì a sostenervi con le mie braccia, quando la vita sembrerà avervi abbandonato io vi terrò per mano così forte da farvela sanguinare, e quando sarete tristi vi abbraccerò cosicché voi non sentiate la mia assenza. Vi amo tutti e vi amerò per sempre, perché anche per chi non ci crede il “per sempre” esiste, l’amore batte la morte. 
Firmato:
La vostra amata madre, nonna e suocera Fiorentina.

Mamma e Flavia, qualche anno fa
Mamma e Flavia, un paio di anni fa