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La Metis e l’Eroe

L’idea della zona di confine me l’ha ispirata tempo fa Jean Baudrillard.
Lui rispondeva alla domanda al tempo inevitabile su The Matrix sottolineando come  nel fllm i fratelli Wachowski, scegliendo di far vivere i personaggi o nella Matrice, cioè nella digitalizzazione delle cose, o radicalmente al di fuori, a Zion, abbiano di fatto rinunciato a mostrare ciò che accade nella zona di confine tra i due mondi, trascurando così l’aspetto più interessante della questione.
Io ho pensato invece alla zona di confine come a uno spazio di intersezione, come a opportunità che troppo spesso non vediamo, presi come siamo dal bisogno di più rassicuranti categorie come bianco o nero, buono o cattivo, giusto o sbagliato.

La Metis invece m’è tornata in mente grazie a Francois Jullien (Trattato dell’efficacia, Einaudi, 1998; Pensare l’efficacia, Laterza, 2006), al suo racconto dell’Ulisse dalle mille risorse, dell’Ulisse abile, astuto, ingegnoso, polytropos:
“La metis […] “il fiuto”, così come si parla di fiuto negli affari. […]
La metis è […] la capacità di trarre vantaggio dalle circostanze, di vedere come la situazione evolve e sfruttare in essa l’orientamento favorevole. […] Dare prova di metis significa scoprire i fattori “portanti” in seno alla situazione per lasciarsi trasportare da essi”.

Il Surfare come alternativa al Modellare, la capacità di cogliere l’occasione (Kairòs) come alternativa al dominio dei Mezzi e dei Fini: è questa in sostanza la via che Jullien suggerisce di esplorare.

Un’alternativa nella cultura | Lo sconvolgimento del pensiero | Riaprire altri possibili nel proprio spirito | Per essere efficaci: modellizzare | O appoggiarsi sui fattori “portanti”: “surfare” | Domanda: quali sono i limiti di fecondità del modello? | La conduzione della guerra, non essendo modellizzabile, è forse per questo incoerente? | Nelle “Arti della guerra” cinesi: la nozione di potenziale della situazione | Sul coraggio: qualità intrinseca o frutto della situazione? | Valutazione – determinazione | Mezzo – fine | O condizione – conseguenza | Elogio della facilità | Processo: meditare sulla crescita delle piante | Modalità strategiche: l’indiretto e il discreto | Sul versante europeo: azione, eroismo, epopea | Sul versante cinese: il non agire | Azione / trasformazione | Mitologa dell’evento | Si tratta di empirismo? | Anche un contratto è in trasformazione (ma ance l’amicizia è un processo) | Progresso / Processo | Come pensare l’occasione? | Traslazione: efficacia / efficienza |   Obiezioni | La lunga marcia è un’epopea? | Cercare un margine per sopravvivere (anziché sacrificarsi) | Deng ha “trasformato” la Cina | Che cos’è un grande politico?

Filosofia | Saggezza
Attaccarsi a un’idea | Essere senza idea (privilegiata), sensa posizione fissa, senza io particolare, tenere tutte le idee sullo stesso piano
La filosofia è storica | La saggezza è senza storia
Progresso della spiegazione (dimostrazione) | Variazione della formula (la saggezza va rimugnata, “assaporata”)
Generalità | Globalità
Piano d’immanenza (che taglia il caos) | Fondo d’immanenza
Discorso (definizione) | Osservazione (incitamento)
Senso | Evidenza
Nascosto perché oscuro | Nascosto perché evidente
Conoscere | Realizzare (to realize): prendere coscienza di ciò che si vede, di ciò che si sa
Rivelazione | Regolazione
Dire | Non c’è niente da dire
Verità | Congruenza (congruo: perfettamente conveniente a una data situazione)
Categoria dell’Essere del soggetto |Categoria dl processo (corso del mondo, corso della condotta)
Libertà | Spontaneità (sponte sua)
Errore | Parzialità (accecati da un aspetto delle cose, non si vede più l’altro; non si vede che un angolo e non la globalità)
La via conduce alla Verità | La via è la percorribilità (per dove “va”, per dove è “possibile”)

Officine fablab

Un fab lab (dall’inglese fabrication laboratory) è una piccola officina che offre servizi personalizzati di fabbricazione digitale.

Un fab lab è generalmente dotato di una serie di strumenti computerizzati in grado di realizzare in maniera flessibile e semi-automatica una ampia gamma di oggetti. Questo include prodotti tecnologici generalmente considerati di appannaggio esclusivo della produzione di massa.

Mentre i fab lab non possono competere con la produzione di massa e le relative economie di scala nella produzione di beni di consumo, hanno dimostrato grandi potenzialità nel fornire ai loro utenti gli strumenti per realizzare in proprio dispositivi tecnologici. Tali dispositivi possono infatti essere adattati alle esigenze locali o personali in modi tuttora non possibili per le produzioni su larga scala

(wikipedia)

Abbiamo raccolto il racconto  di Amleto Picerno Ceraso, Antonio Grillo e Paolo Cascone durante reMake a Città Della Scienza. I tre sono i fondatori di tre FabLab campani: mediterranean fablab, fablab Napoli e Urban fablab. Oltre a raccontarlo molto bene, i tre mostrano un amore ed una cura per i propri progetti di grandissima ispirazione.

Lo diciamo spesso, raccontare queste esperienze per noi è molto importante. Lo è soprattutto quando i progetti operano sul piano dell’inclusività, dell’apertura, del coinvolgimento delle comunità e della società. Sono tre storie molto belle, perché partono dalle difficoltà per arrivare non al “successo” (quello che per troppo tempo è stato considerato “successo”: un mix di notorietà, ricchezza, privilegi, chiccherie) ma all’amore per questo loro lavoro, alla passione che tiene insieme i loro team, all’etica nuova che coltivano nei loro fablab.

Ed alcuni di loro sono stati all’estero e sono tornati. No, non esagererò su questo punto perché non è di eroi che abbiamo bisogno. Però delle storie di chi vive il proprio lavoro in grande si, dei racconti di chi crede che certe idee possano attecchire anche nel nostro paese si. E soprattutto, abbiamo bisogno delle storie di chi crede che da questo paese possa nascere innovazione valida nel mondo intero.

Come ha detto Paolo Cascone nel suo intervento:

“Noi vogliamo lavorare nello spazio pubblico. Ci vogliamo stampare strutture temporanee per fare cultura, case, possibilmente intelligenti che risparmino energia e ne creino altra. Per noi è importante dimostrare che questa cultura digitale va al di là della questione del gadget, ma può cambiare, ottimizzando le risorse, il modo di abitare” 

Cliccando qui potete vedere il loro intervento su Timu!

Ciò che quasi bene non va bene @ reMake

remake

C’eravamo anche noi a reMake, a Città della Scienza il 27 maggio, con Riot Studio e iSensemaker. Con noi “Testa, mani e cuore” e “La tela e il ciliegio” sfogliabile il primo e visibile il secondo. In tutta la sala makers (per chi non sapesse cosa sono seguite questo link!) , artigiani digitali, sperimentazioni e progetti interessanti. Per una giornata siamo stati compagni di banco di Gaia, che si è costruita un microscopio per studiare microbiologia da sola, dei ragazzi dell’Augusto Righi che mettono in pratica i loro studi costruendo robot con la Lego, dei ragazzi dei fablab sparsi sul territorio campano (a breve i loro interventi su Timu!), e degli artigiani tecnologici di Giovanni Re (www.rolandforum.com).

Qui sotto trovate un video con gli interventi di Vincenzo Moretti e Giovanni Re introdotti da Riccardo Luna.

I frutti

Traduco dal napoletano – per i nostri amici sparsi su tutto il territorio nazionale – una serie di pensieri sul lavoro ben fatto e l’approccio artigiano (questa è la mia interpretazione) di alcuni nostri famosi autori e poeti:

“Non basta mai quello che fai devi dare sempre di più”

“Solo nel campo di chi lavora non cresce l’ortica”

“Più fatti hai fatto più prendi i frutti. Più pochi fatti hai fatto e più ti fotti”

“Più fai, più dai, più sai, più ne trai virtù”

“Il frutto dell’esperienza fatta non è affatto fumo”

“Non può imparare chi non ha voglia di fare, chi vuole conoscere si deve sedere e studiare, questo è il sistema: piantare un sacco di semi”

“E vedi di fare quello che devi fare di volta in volta, passata la nottata arriverà il giorno della raccolta”

“Per vincere la partita cerca questo stile di vita come si cercano le pepite”

“Se lo stile è una bomba fa il giro del mondo”

 

Da “I frutti” track #13 di “41° Parallelo” (1998) album d’esordio de “La famiglia”