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Antonio Zambrano e Guedado

Va bene, certo, non saranno i milioni di click di Gangnam Style, ma per noi queste 3080 visualizzazioni de “La tela e il ciliegio” a due mesi dalla pubblicazione sono molto importanti.

Sono visualizzazioni frutto della condivisione spontanea di persone, amici e non (qualcuno lo è diventato dopo) che l’hanno apprezzato (ed anche di qualcuno che l’ha criticato).

Antonio Zambrano e Jacopo Mele si sono incontrati. È successo durante la presentazione del nostro progetto “Ciò che va quasi bene non va bene” a Castel San Giorgio l’8 aprile scorso. Io li ho visti – e li ho ripresi anche – ed erano davvero emozionati, tutti e due.

Il salotto di casa Bonadies

Che la serata sia di quelle giuste te ne accorgi da tanti particolari. Niente traffico sull’autostrada nonostante il venerdì sera, la strada proprio quella giusta imboccata al primo colpo, il posto per parcheggiare la Toyota Aygo a trenta metri da casa Bonadies, la ragazzina che sta rientrando assieme al suo papà e ti dice scala a destra secondo piano, che il padrone di casa te l’ha ripetuto già tre volte e tu tre volte te ne sei dimenticato.
Più vado avanti negli anni e più mi convinco che funziona come dice Weick, nel senso che nei nostri mai finiti tentativi di dare senso a ciò che ci accade istituiamo ambienti più o meno sensati a seconda dell’approccio e della consapevolezza con cui lo viviamo, affrontiamo, condividiamo. Sì, perché Cinzia e io stasera siamo contenti. Molto contenti. Piacevolmente eccitati da questa idea di conversare intorno al lavoro ben fatto, alla bellezza, all’ingegno e all’impegno, a Testa, mani e cuore in questo salotto culturale autodafé, sperando che Canetti perdoni l’innocente oltraggio.
Vincenzo l’avevo conosciuto in una delle mie vite precedenti, anche allora galeotti furono il lavoro, la ricerca, il futuro, e però declinati in maniere e contesti diversi. Questa è invece la prima volta a casa sua, per arrivarci sono passato per Narni, per Antonio, per una presentazione umbra del mio libro che forse si farà e forse no ma che intanto mi ha regalato una serata indimenticabile.
Perché sì, questa volta lo dico senza chiedergli il permesso, non c’entra niente che lui, Borges, sia il mio scrittore preferito, è che la vita è proprio un giardino dai sentieri che si biforcano: Antonio che mi dice che un suo amico di Portici da 7 anni ha messo su a casa sua un salotto culturale e vorrebbe presentare Testa, mani e cuore; l’amico che mi chiama e scopro che si tratta di Vincenzo; Vincenzo che mi racconta di sua figlia Ileana presidente dell’Associazione Blab; Ileana con cui entro in contatto e scopro che è socia di Caracò editore, redattrice di Quarta Parete; l’arrivo a casa Bonadies e la “scoperta” di Irene, sorella di Ileana, ingegnere dei materiali, che il giorno prima è stata premiata a Hub Spa di Giuliano per una sua idea progetto innovativa; la signora Bonadies, la padrona di casa, un lavoro da insegnante un sorriso dolce e gli occhi contenti.
E che dire degli amici che hanno partecipato alla conversazione? Vorrei davvero citarli tutti, e lo farei di certo se solo la memoria non mi avesse da troppo tempo tradito.
Facciamo così, ne cito una per tutti, Antonella, perché con lei ci siamo ritrovati anche sui social network, perché è lei che ha creato il link tra Antonio e Ileana e Vincenzo, ma soprattutto perché assieme a lei l’altra sera, a Portici, è arrivato Antonio, che ha fatto 300 chilometri per essere lì, che lui mi aveva già regalato una bellissima recensione del mio libro ma con la sua presenza mi ha fatto un regalo che se anche vivessi mille anni non me ne dimenticherò.
Sì, anche perché poi Ileana ha avuto l’idea di coinvolgere anche Antonio nella conversazione, ed è stato bellissimo, non solo per le cose che hanno detto, ma per come le amiche e gli amici presenti hanno partecipato, e hanno avuto voglia di interagire, anche dopo, mentre gustavamo le buone cose che erano state preparate per l’occasione.
Naturalmente mi guardo bene dal mettermi qui a fare l’elenco di quello che ci siamo detti, ricordo solo le tre parole che secondo me sono state il filo conduttore della serata:
la prima è lavoro, che anche quando non lo sappiamo è la colonna sonora della nostra vita, contribuisce a darci identità e senso;
la seconda è amicizia, intesa come voglia e capacità di prendersi cura degli altri, di mettersi nei panni degli altri, di guardare se stessi nella faccia dell’altro, come direbbe Lèvinas;
la terza è incontro, in pratica la voglia di condividere idee e progetti, di percorrere pezzi di strada assieme, di non perdere di vista il fatto semplice ma mai banale che, come ci ricorda Donne nella sua meravigliosa poesia, “nessun uomo è un’isola”.
Ecco, questo è tutto. Anzi no, perché ho voglia di dire ancora grazie. Di cuore. A tutte/i. E arrivederci alle prossime puntate. Perché sì, questa storia non finisce mica qui.

BLab

Cip e stracci di lino

No, no, questa volta la “h” non me la sono dimenticata, volevo scrivere proprio cip, non chip. Mentre scrivevo la storia di Duccio, e della sua Ape, ‘o trerrote, che avevo deciso di ambientare a Caselle in Pittari, perché volevo raccontare anche se in forma romanzata un pò delle cose che stanno avvenendo da quelle parti, mi è venuto spontaneo chiamarla in questo modo, Cip, che gli acronimi quasi sempre sono brutti anziché no, ma non in questo caso, che Cip mi fa pensare alla versione made in Italy del cinguettio, del tweet, che magari prima o dopo qualcuno lo inventa cipper  che ci permetterà di postare con 210 caratteri che tanto si sa che noi italiani siamo meno sintetici degli inglesi.
Gli stracci di lino sono invece quelli che venivano usati mille anni fa per fare la carta e che hanno dato a Luigi Nicoletti lo spunto per dare il nome alla sua bella cartolibreria a Sapri.
Perché vi racconto tutto questo? Perché sabato 6 aprile, proprio nella suddetta cartolibreria con Luigi e Giuseppe Jepis Rivello, Antonio e Rossella Torre,  Antonio Pellegrino e Margherita, Cinzia e Angelo e un bel pò di altra bella gente abbiamo presentato Testa, mani e cuore.
E’ stata una serata bella bella, ve ne potete fare un’idea guardando il video, che di certo ci sono un po’ troppo io, lo dico davvero, che Giuseppe, Antonio e Angelo hanno raccontato cose straordinarie anche se poi per amicizia si sono tagliati loro e hanno lasciato me, però non da solo, perché le cose che hanno detto Annamaria e Lorenzo a me hanno riempito il cuore di gioia, perché se uno scrive un romanzo e due persone che non ha mai visto prima ne parlano come ne hanno parlato loro quello che ha scritto il romanzo è veramente felice. Dice ma sono “solo” due. Potrei rispondere che possono diventare due milioni, dico invece che in queste faccende qua anche una sola persona vale come l’umanità intera.

La giornata di ieri l’abbiamo passata invece a Cip, con Giuseppe e Antonio e il resto della band, con le interviste agli artigiani di Cip che poi Giuseppe pubblicherà su Timu e dunque non vi anticipo niente qui, con i progetti per il futuro prossimo venturo, con il pranzo da zì Filomena e la chiacchiere di cibo e di scienza con Mario Pellegrino, il titolare che tu lo vedi e capisci che anche lui tiene la testa dove tiene le mani e le mani dove tiene il cuore.
Comunque adesso tutto tutto non ve lo posso raccontare, piuttosto guardatevi il video che a Cip ci torneremo presto. A proposito, stasera assieme ad Alessio Strazzullo, che ancora sta dispiaciuto che l’influenza lo ha tenuto lontano da Cip e da Sapri,  saremo a Castel San Giorgio, a Villa Calvanese, presenteremo il libro e soprattutto proietteremo  il film di Alessio, La tela e il ciliegio, che se non  l’avete visto ancora non ve lo perdete.

Buona la prima

Confermo, sono un uomo fortunato. Ieri sera poteva finire veramente male, della serie gente poca e frustrazione tanta, e invece no, gli amici, e le amiche, si sono mobilitati, la famiglia pure, c’erano anche gli amici degli amici, e così la sala era bella piena, Costantino, Sergio, Alessio e Gianluca sono stati dei complici meravigliosi, e così la presentazione è scivolata via leggera fino al momento ogni volta emozionante delle dediche sulle copie acquistate.
Certo che se non ci fosse stato lo sciopero del trasporto pubblico locale poteva andare ancora meglio, molto meglio, e però dato che lo sciopero c’è stato poteva andare anche peggio, molto peggio, e poi come si diceva da ragazzi “si ‘o nonno teneva ‘o troll era nu tram”, quindi è inutile stare qui a giocare con i se e con i ma, che quello serve a poco o a niente.
Che cosa mi è piaciuto di più di più di ieri sera? ‘E guagliune, si, loro, le ragazze e i ragazzi, proprio loro, i giovani, ce n’erano parecchi ieri sera, perché l’Italia del lavoro ben fatto, l’Italia che mette testa, mani e  cuore nelle cose che fa è prima di tutto l’Italia loro, è un loro diritto, gli tocca. Non mi piace la retorica. Dico solo che senza la loro passione, la loro intelligenza, la loro creatività non ce la possiamo fare. E’ per questo che sono molto contento quando riesco, per il poco che posso, a creare qualche opportunità. Sapete cosa succede?  Che poi loro la moltiplicano per mille, come hanno fatto ad esempio Costantino con il suo blog su Timu o Alessio con il suo meraviglioso film.
Sì, a me “mi” piace, e mi piace raccontarlo, però adesso non ci culliamo sugli allori, che con Testa, mani e cuore e La tela e il ciliegio abbiamo appena cominciato.
Ancora grazie a tutte/i. Una/o per una/o.
 

Tu chiamale se vuoi, emozioni

‘O saccio. Scusate, “lo so”, che quando parlo tra me e me la lingua mia è quella napoletana va pure bene ma quando parlo tra me e voi invece no.

Dicevo lo so, finisce come ogni volta: certe amiche, e amici, le avviso dieci volte in dieci modi diversi, che diciamoci la verità si scocciano pure anche se mi vogliono bene e non me lo dicono, anche perché ci pensa mio figlio Riccardo a riportarmi nel mondo delle cose normali con il suo “pà, mi hai fatto la palla, me lo hai detto già venti volte, ti ho detto che li avviso i miei amici, però famme sta cuieto”; di certe altre, e altri, mi ricordo il giorno della presentazione, che dico, dieci minuti prima che cominciamo e allora mi do una manata in fronte e finisce con “mannaggia a me che ho dimenticato di avvisare questa, questo e pure questi altri”. Sì, avete letto bene, finisce, perché così come cerco di fare bene le cose che devo fare, così sono consapevole che la perfezione non è di questo mondo, che sono umano, dunque sbaglio. Sì, “sbaglio, dunque sono” mi piace un sacco, secondo me funziona alla grande, a patto però di avere l’approccio giusto, quello che non ti fa accontentare, quello che ti spinge a migliorarti sempre, ad alzare l’asticella, a varcare la soglia del dolore, come avrebbe detto mio padre “a jettà ‘o sang”, a buttare il sangue, pur di fare bene quello che devi fare, l’approccio che ti fa guardare soddisfatto a quello che hai fatto una volta che l’hai fatto, e ad accettare il fatto che non è venuto perfetto, che da qualche parte c’è sicuramente qualcosa che potevi fare meglio.

Ecco, vedete, quando le devo spiegare così le cose me la cavo, il fatto è che invece il libro che presento venerdì della prossima settimana, il 22 marzo, è un romanzo, il mio primo romanzo, e questo mi fa stare teso come una corda di mandolino.

Dico la verità, qualche segnale incoraggiante c’è già, c’è chi mi ha detto “vincenzo, ho riso tanto e ho pianto tanto” e chi mi ha detto “vincenzo, il tuo romanzo è bellissimo, ci stanno sentimenti e idee molto profonde raccontate in maniera molto semplice”, e per me questi sono dei gran bei complimenti, cose dette da persone che stimo molto. Che però sono anche persone che mi conoscono e mi vogliono bene, e questo pure conta.

Comunque dopo domani il libro comincerà a essere nelle librerie, spero che ci sia qualcuno delle persone a cui lo abbiamo mandato che lo recensisca, e allora vedremo che si dice, capirò se ho esagerato oppure no nel buttare il cuore oltre l’ostacolo, perché scrivere un romanzo è una cosa a parte, ma questo voi lo sapete già.

Niente, per ora mi fermo qui, vi allego l’invito, spero che gli amici napoletani mi aiutino a farlo girare tra i loro amici. Come si dice a Napoli, “ ‘o ‘nvitato po’ invità”, l’invitato può invitare, perciò cosa aspettate?

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