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Strada facendo, ho pensato che tutto questo mi piaceva un sacco e che però si poteva fare di più. Ma sì, mi sono detto, visto che non lo fai certo per denaro e che il senso di tutto questo tuo girovagare in lungo e largo per Napoli, la Campania, l’Italia sta nella voglia di contribuire con il tuo mattoncino a diffondere la cultura del lavoro ben fatto e a mettere in relazione un po’ di belle persone, di belle idee, di bei fatti, perché non cogliere l’occasione per chiedere a chi parteciperà di leggere, narrare, cantare una storia di lavoro? Qua l’ho pensato e qua mi è venuto il titolo, La sera del lavoro narrato, che poi se vogliamo può diventare anche la notte, tanto il giorno dopo è domenica, chi ci dice niente.
A proposito di connessioni, di belle persone, di cose fatte con la testa, con le mani e con il cuore: non vorrei dire, ma anche quello che potete vedere nel video qua sotto è avvenuto dalle parti di Residenza Rurale L’Incartata. Vale quando semini grani antichi, vale quando fai il pane e vale quando racconti il lavoro ben fatto.
Ecco, vi ho detto quasi tutto, che tutto quando le cose sono così belle se non le vivi non lo puoi dire. Spero siate in tante/i a partecipare ma naturalmente spetta solo a voi scegliere. Pillola azzurra, fine della storia: domenica vi sveglierete in camera vostra e crederete a quello che vorrete. Pillola rossa, sabato ci incontriamo nella residenza delle meraviglie e vedrete quant’è profonda la tana del bianconiglio. Vi sto offrendo solo la verità, ricordatevelo. Niente di più.
Per Prenotare
Come raggiungere la Residenza Rurale l’Incartata
L’uomo deve imparare a essere consapevolmente molti uomini e a tenerli tutti assieme … Anziché gli altri, dovrà governare le sue proprie personalità; queste avranno nome, egli le conoscerà, potrà comandarle. E la sua avidità di dominio non vorrà più agire sugli estranei … dal momento che ciascuno di noi potrà essere tanti quanti gli riesce di soggiogare.
Segnalazione dei casi sospetti di Battered Child Syndrome (BCS) e Sensemaking:
Primo, c’è qualcuno che rivela qualche cosa, entro un flusso continuo di eventi, qualche cosa che ha la forma di una sopresa, di un insieme di nformazioni discrepanti, qualche cosa che non quadra.
Secondo, le informazioni discrepanti sono individuate quando qualcuno riesamina l’esperienza passata. L’atto di osservazione è retrospettivo.
Terzo, vengono formulate ipotesi plausibili (per esempio, i genitori non comprendono la gravità delle lesioni) per spiegare le informazioni e la loro relativa singolarità.
Quarto, la persona che formula le ipotesi le pubblica in un articolo che compare su una rivista e che entra così a far parte del sapere condiviso della comunità medica divenendo disponibile per altri. Questa persona ha creato così un ogetto che non era “fuori” fin dall’inizio, ma che ora è “dentro” e può essere osservato.
Quinto, le ipotesi non generano immediatamente una gusta attenzione diffusa poiché, come notava Westrum, le osservazioni erano nate presso i radiologi, che hanno contatti sociali poco frequenti con i pediatri e con le famiglie dei bambini. Tali contatti sono cruciali nella costruzione e nella percezione di problemi.
Infine, sesto, questo esempio riguarda il sensemaking perché implica aspetti relativi all’identità e alla reputazione. (2).
Gli esperti sovrastimano la probabilità circa il fatto che, se il fenomeno fosse reale, loro ne sarebbero certamente a conoscenza. Westrum definisce ciò “fallacia della centralità: dato che io non conosco questo evento, esso non può esistere” (2).
Quanto più una tecnologia è ritenuta avanzata, tanto più è probabile che le persone non diano credito a quello che non proviene da essa. A causa della fallacia della centralità, migliore è il sistema di informazione, minore è la sua sensibilità agli eventi insoliti (3).
Per Starbuck e Milliken il sensemaking comporta un collocare gli stimoli entro una cornice (4).
Thomas, Clarck e Gioia descrivono il sensemaking come “l’interazione reciproca tra la ricerca d’informazioni, l’atribuzione di significati e l’azione” (5).
Nel teatro narrativo di Weick, un suo personaggio, l’arbitro, sottolinea, riferendosi alle regole del gioco, che “non sono nulla sino a che io non le chiamo”. Così dicendo non indica una sua posizione di potere, quanto una sua posizione di responsabilità nei confronti di una realtà che ha contribuito a creare e di cui può/deve rispondere. Sono infatti le nostre azioni che fanno la differenza (xii).
Le persone istituiscono i loro ambienti nel senso che “costruiscono, resistemano, individuano e demoliscono molti aspetti oggettivi dell’ambiente che li circonda […] inseriscono tracce di ordine e letteralmente creano le loro limitazioni”. In questa prospettiva egli ci invita a pensare all’organizzazione come realtà condizionabile e all’idea di fondo che appartiene al grande movimento della seconda cibernetica, idea per la quale in qualche modo il possibile nell’esperienza organizzativa preceda il reale (xii).
Weick indica nell’ambiguità connessa all’esperienza organizzativa contemporanea il passaggio dalla verità al senso della verità, come cioé l’organizzazione si origini solo come risultato di processi conversazionali e di apprendimento reciproco dei soggetti umani […]. In questo senso, ammonisce Weick, non ci sono organizzazioni vere, ma gruppi di donne e uomini che si sono incontrati e conversando sono stati capaci di mettere e tenere assieme, sulla base di un incontro vero, un loro linguaggio vero (xii-xiii).
L’ambiguità non è un accessorio dell’organizzazione, da trattare come spurio ed eventuale, ma è una proprietà emergente dell’organizzazione: l’organizzazione nasce dove l’ambiguità si esprime (xiii-xiv).
Siamo costruttori di senso perché letteralmente “sentiamo il mondo” e costruiamo significati perché ci accoppiamo strutturalmente con i segni del mondo mediante il processo di simbolizzazione (xv).
Il sensemaking, secondo Weick, è l’area di intersoggettività relazionale prodotta dal continuo oscillare e trascorrere da una zona “asemantica” di indeterminatezza, a una zona – attraverso l’ambiguità dell’azione- di riflessività scambievole, nella quale si producono significati e si esprimono immagini e concetti, che contribuiscono a creare l’in-comune (xv).
Nel sensemaking proposto da Weick v’è tutta ancora l’ambiguità dell’agire umano, capace di accogliere sia l’oggettività simbolica del significato, che la non oggettività diffusiva del senso […] (xv).
L’organizzazione appare un territorio di contatto e di movimento continuo, nel quale gli incontri avvengono come condizione di integrazione e nel quale la precarietà e l’incompletezza sono garanzia di un processo emergente e ricorsivo, senza il quale l’organizzazione stessa non può apprendere e cambiare (xvi).
“Intraprendere un processo di sensemaking significa costruire, filtrare, incorniciare, creare la fattualità e trasformare il soggettivo in qualcosa di più tangibile; la relatà dell’organizzazione appare in ogni caso come una realizzazione continua che si struttura tutte le volte che gli attori umani danno senso retrospettivamente alle situazioni in cui si trovano e alle loro creazioni” (xvi).
Weick sostiene che l’arricchimento della nostra esperienza personale – e in questa colloca anche quella organizzativa – dipenderà in sensibile misura dalle parole scelte e utilizzate per uncinare tale esperienza (xix).
Musil: “Il significato riunisce in sé la verità che possiamo riconoscere in esso con le qualità del sentimento che hanno la nostra fiducia, per giungere a qualcosa di nuovo, a una comprensione, ma anche a una decisione, a un persistere sempre rinvigorito, a qualcosa che ha un contenuto psichico e spirituale e ‘pretende’ da noi e da altri un comportamento” (xxi).
Secondo Weick “il concetto di sensemaking è importante […] perché sottolinea l’invenzione che precede l’interpretazione; […] parlare di sensemaking significa parlare della realtà come una realizzazione continua che prende forma quando le persone danno senso retrospettivamente alle situazioni in cui si trovano e alle loro creazioni” (xxi).
Tonomura premia chi ha risultati migliori con maggiori finanziamenti tra quelli assegnati al gruppo e per questa via contribuisce ad affermare la cultura del merito nell’ambito del Sqdrg e del sistema Riken più in generale.
A valutare gli articoli sono anche soggetti esterni. Ad esempio, l’articolo pubblicato a marzo 2008 da un team del Dml formato da un ricercatore cinese, uno svedese e uno americano, tra 2-3 anni sarà valutato da una compagnia specializzata, la Halsan, a partire dal numero di volte che è stato citato[2]. Poi bisogna naturalmente fare i conti con le verifiche periodiche.
L’ultima review di medio termine, condotta da un gruppo internazionale di verifica molto prestigioso, ha preso atto, nell’ambito di un esito complessivo lusinghiero, del risultato davvero eccellente del Dml. Kohei Tamao, al tempo direttore del Frontier Research System, ha apprezzato molto questo risultato e non ha fatto mancare al Sqdrg supporto e risorse.
Importante è la capacità di distinguere, in ogni fase dell’attività di ricerca, tra componenti oggettive dei problemi, ad esempio un filone di ricerca non particolarmente redditizio, e componenti soggettive, più propriamente legate ai limiti di chi fa ricerca, ai risultati reiteratamente deboli e insufficienti prodotti da ricercatori non all’altezza del compito.
Questa parte del lavoro relativa alla partecipazione a conferenze, alla lettura degli articoli, al confronto con gli altri gruppi in giro per il mondo è molto importante per individuare le aree di ricerca più fertili.
Nella fase finale diventa invece molto importante il controllo di qualità: la scelta dei contenuti da tagliare e di quelli da aggiungere o da potenziare; l’individuazione dei risultati che non sono sufficientemente importanti e di quelli che invece lo sono; la definizione delle modalità con le quali essi vanno presentati; la traduzione di tutto questo nel modo migliore di organizzare gli articoli, di strutturarli, di rappresentarli con l’ausilio di grafici, immagini e tutto quanto può aiutare a migliorarne la chiarezza e l’impatto.
Nori alterna il lavoro al monitor e quello sulla carta; utilizza fogli di tutti i formati e penne di tutti i colori; insiste sulla necessità di utilizzare figure per illustrare in maniera chiara le proprie tesi; mette assieme più cervelli e più occhi per trovare il punto debole.
È importante che tutti siano coinvolti in maniera attiva, che l’intero team mostri voglia di discutere e di condividere ciascuna frase dell’articolo.
Ancora. Una volta scritto un articolo lo si lascia là per giorni, dopo di che lo si rilegge e la rilettura meditata del testo ti fa accorgere se, come e dove la struttura logica non è ancora del tutto chiara, se manca ancora qualche passaggio intermedio.
La chiarezza logica dell’articolo è fondamentale. Aiuta a spiegare bene le proprie tesi, a interagire meglio con chi fa le review, a raggiungere un livello di produttività più elevato.
Per quanto sia impegnativa, talvolta persino dolorosa, questa prassi è decisiva per migliorare la qualità del lavoro e dunque dei risultati. È attraverso questo controllo di qualità interno molto rigoroso che si riesce a ottenere un asset molto elevato.
[2] Le comparazioni si fanno ovviamente per ogni settore dato che le dinamiche e l’ecologia di ogni gruppo sono diverse: di norma nell’area delle ricerche fisiche vengono considerati molto buoni i lavori che hanno citazioni nell’ordine di sette all’anno; per la matematica basta di meno, per la biologia ci vuole di più.
[3] Naturalmente, se lo si chiede a lui, risponderà che ogni tanto gioca pure lui ma in generale tocca agli altri componenti del team tirare calci alla palla.
[4] A gennaio 2002 al Dml lavorano in quattro, compresa la segretaria, già a fine anno sono tra i 6 e i 10, nel 2004 tra i 12 e i 16, a marzo 2008 tra i 12 e i 20.
[5] C’è chi rimane una settimana, chi un mese, chi 2-3 mesi, chi 6, chi 1 anno, chi 2-3; al marzo 2008 il record di permanenza appartiene a uno scienziato russo rimasto con il gruppo Nori per 5 anni.
[6] Per chi fa ricerca al RIKEN, un’opportunità importante è data proprio dalla possibilità di affrontare problemi complessi che non è possibile definire in poche settimane o mesi.
[7] È utile ribadire che si tratta di ricercatori che di norma hanno una stabilità di rapporto con istituzioni e centri di ricerca del proprio paese; naturalmente il discorso assume connotazioni diverse se e quando il ricercatore in questione lascia il proprio paese e si trasferisce a tempo pieno presso l’istituto di ricerca giapponese.
[8] Di solito i livelli sono dunque tre, in casi più rari quattro; al quarto livello sono impegnati quasi esclusivamente studenti.
Giocare è facile.
Ognuna/o di voi sceglie una o più parole tra quelle che trova qui sotto e prima propone film, libri, canzoni, quadri, sculture, storie di vita, luoghi, ecc. che ritiene possano essere associate alla parola scelta e poi spiega le ragioni dell’associazione fatta.
Non ci sono limiti. Né di spazio (da 1 riga a 1 milione) né di tempo. E potete tornarci su tutte le volte che volete.
Buon apprendimento a tutte/i