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Tubettoni, seppie e piselli

from Adriano Parracciani

Oggi avevo pensato di passare da Gerardo e Anna. Compagnia ottima, siamo amici da una vita e anche più, pranzo altrettanto, Anna è una eccellente cuoca e  invece  ho desistito, proprio come nella mitica scena di Totò in Miseria e Nobiltà. Perché l’ho fatto è presto detto: in primis,  perché questa settimana l’ho trascorsa da vagamondo che più vagabondo non si può (mammà, come mi piacciono questi improbabili giochini con le parole); in secondis, perché le caccavelle appicciate ‘ncoppa ‘o ffuoco (lasciate perdere la traduzione letterale, sta per le cose da fare) sono in questo periodo talmente tante che l’idea di starmene a casa da solo a lavorare m’è sembrata  perfino una buona idea.
A proposito di caccavelle e di fuoco, intorno alle 11.00 a.m. ho realizzato che mangiare avrei dovuto mangiare comunque, così ho chiamato Beppe e abbiamo deciso che l’avrei raggiunto in bottega intorno alla 1.30 p.m. (penso che già ve l’ho detto, ma comunque preferisco avere una martellata sulle dita piuttosto che mangiare da solo, soprattutto fuori casa).
Ho preso una funicolare che parte alla 1.20 p.m., alla 1.40 p.m. sono arrivato in vico Acitillo, poco dopo le 2.00 p.m. eravamo a tavola.
Acqua. Liscia e a temperatura ambiente. Tubettoni, seppie e piselli per me. Tubettoni, seppie e piselli per Beppe. Siamo ancora alle prese con le chiacchiere quando sui due  schermi musicali – ormai sono diventati obbligatori per legge, come il divieto di fumare – compaiono cinque ragazze in bikini che si dimenano e cantano nella cella di un carcere, almeno così mi pare. Ve l’ho detto che io le televisioni che mentre mangi trasmettono musica, film, notiziari, programmi di intrattenimento, dibattiti e tutto quello che vi pare  io non le sopporto, quasi come non sopporto le sigarette? Nel caso, ve l’ho detto adesso. Eppure questo video ha qualcosa di diverso. No, non le ragazze in bikini, che quelle le trovi dappertutto, è come è fatto, come si muovono, quello che ti dicono anche se non capisco bene cosa ti dicono.
Il video sta per finire quando riconosco, mi sembra, Madonna. Chiedo conferma a Beppe. Ricevo conferma. Gli dico che Madonna riesce a fare sempre qualcosa di speciale. Mi dice che Madonna “è” speciale, non “fa” cose speciali. Gli chiedo se ha visto Kill Bill. Mi dice di no. Gli racconto di Bill che spiega a Beatrix la differenza tra Superman e  gli altri supereroi. Gli dico di Wayne e Parker che si svegliano al mattino e devono indossare il costume per diventare Batman o Spiderman mentre Superman si sveglia al mattino ed è già Superman. Mi dice che questo è uno degli scopi fondamentali delle nostre vite, riuscire a svegliarci la mattina ed essere quello che siamo, senza cercare ogni volta di mettere un costume per sembrare diversi. Sta per aggiungere qualcosa quando irrompe Agostina con il suo “Beppe, i vostri tubettoni, seppie e piselli, buon appetito.”
Per carità, non c’è Madonna o Batman che tenga. Buon appetito.

Metti una sera a Bespoke


Di ieri sera mi sono piaciute tante cose, ma naturalmente non ve le dico tutte. Perché? Perché sarebbero troppe e troppo lunghe. Perché ci sono cose che hanno bisogno di tempo e di maturare meglio. E altre che sono fatte di incontri, di occhi, di mani, di intimità.
Diciamo che ve ne dico tre tra quelle mi sono piaciute un sacco.

La prima è Pierpaolo che ancora non so che si chiama Pierpaolo che si presenta con Enakapata e mi presenta la mamma. Io che gli dico “come ti chiami”, lui che mi dice “Pierpaolo”. Io che non faccio in tempo ad aprire il libro e lui che mi dice “per favore  mia madre vuole la dedica con le parole del tuo amico filosofo”. Il filosofo è Salvatore Veca, le parole sono tratte da un suo meraviglioso volume, Dell’Incertezza (Feltrinelli, 1997)  e ci dicono, naturalmente in maniera molto più bella di quanto non riesca a farlo io, che le nostre vite possono dirsi tanto più degne di essere vissute quante più relazioni e connessioni riusciamo a stabilire nel corso di esse. Scrivo, restituisco il libro alla signora, stringo la mano a Pierpaolo, mi resta la gioia sincera che provo ogni volta di fronte ad esperienze, come questa, di comunicazione riuscita.

La seconda è la complicità tra Federica ed Alessia, le due giovani cantanti dei Motor Sound. Che fossero brave io lo sapevo già. Ma non pensavo potessero diventare complici, causa proprio la bravura e la giovane età, due  forze molto potenti per attivare processi di competizione. E invece sì, grazie un poco al coraggio e alla passione di Beppe Del Vecchio,  batterista e guru del gruppo, e  tanto alla loro capacità di vedere, di scoprire, di comprendere, il lato win-win della vita.

La terza è l’entusiasmo, la voglia di confrontarsi e di migliorarsi dei partecipanti al progetto Bespoke  ideato e  diretto da Antonio Gravina. Antonio me ne aveva già parlato. Ma come dice il poeta, di una cosa devi fare esperienza se vuoi comprenderla veramente.
Sono rimasto insomma davvero colpito dalle intersezioni possibili con persone ccosì uguali e così diverse da me.

Viviana Graniero
Splendida serata serendipitosa
Sei serali: svelti saliamo scale, sopraggiungendo speciale salone. Si svolgerà serata straordinaria!
Scrutiamo sguardi stimati, seppur sconosciuti, supposti, sentiti sinora solo su spazi surreali.
Scambiamo sorrisi sinceri, spontanei. Scherziamo. Sentiamo, silenziosamente sedotti, storie su scrittori-scropritori, su “spedizioni” straordinarie, storie semplici scritte sinceramente, senza sovrastrutture.
Si somma sound sensazionale, sottofondo superlativo.
Si susseguono stranissime sensazioni, svariate suggestioni: sicuramente scopriamo senso sostanziale serendipity.
Salutiamo sconsolati, sceglieremmo senzaltro seguitare serata, sfortunatamente siamo senza seicento.
Stranezza : sera seguente siamo ancora soddisfatti, sorrisi stampati senza spiegazione… succede solo sperimentando situazioni singolarmente speciali.

Maria Savarese
Metti una serata a Bespoke…
Metti che arriviamo nella magica galleria Umberto 1 e la prima cosa che incontriamo sono dei ragazzi che giocano a pallone e che sognano di diventare un giorno come Cannavaro.
Se ci è riuscito lui, perché non altri ragazzi napoletani!
Metti che entriamo nell’accademia Bespoke e ad accoglierci c’è il sorriso dolce di Trudy e tante belle persone.
Metti che incontriamo Vincenzo Moretti, un uomo dalla stretta di mano decisa e dallo sguardo familiare.
Metti che inizia a raccontarci delle sue scelte di vita, di quando decide di studiare sociologia, di quando il padre gli chiede cosa avrebbe potuto fare dopo e lui dice: “il disoccupato”. E il padre gli risponde “se ti pace questo tipo di studio, allora fallo!”
Metti che penso ai ragazzi che stavano giocando a pallone e a noi presenti lì, pieni di sogni e di voglia di fare e penso che… se una cosa ci piace, allora possiamo farla!

Serendipity. From Secondigliano to Tokyo

Posso dire prima di tutto un grazie di cuore a Antonio Gravina e a tutto il team Bespoke? Fatto! E poi posso aggiungere che secondo me sarà una bella festa?
Ci sarà Enakapata, of course, ad un anno dall’uscita modello groviera nelle librerie di tutta Italia.
What’s uscita modello groviera?  Che la presenza di Enakapata nelle librerie registra un bel pò di buchi, perché in Italia se non scrivi per i 4-5 editori più grandi è dura davvero.
Dite che non ci dobbiamo scoraggiare? E chi si scoraggia. Le schiere degli amici che lo ordinano nelle librerie e online cresce sempre di più. Questo blog, lasciatemelo dire adesso che lui festeggia adesso il primo compleanno, diventa sempre più bello, ricco e partecipato. E poi … basta con le celebrazioni.
Ci sarà la musica dei Motor Sound in versione Ensamble, in pratica la formazione “storica” più tanti altri amici suonatori e musicisti (se scrivo solo musicisti Luca mi fa un cazziatone, voi non lo sapete ma l’understatement l’ha inventato lui).
E ci saranno anche un pò di chiacchiere serendipitose. Si si, tra me e Antonio, ma vedrete che troveremo il modo di coinvolgere anche voi.
Per ora è tutto. Anzi no. Il Serendipity Event è domenica 21 marzo 2010. Dalle 17.00 alle 24.00. Alla Bespoke academy. Galleria Umberto I, 50. Napoli. Adesso è davvero tutto. Per ora.

La stesura della foglia oro

enakapata3Ieri sera l’ho vista. Ho visto come si fa. E vi assicuro che è  stata un’emozione grande. Se state pensando che per me è  facile  dato che con le mani non so fare (quasi) nulla vi sbagliate. Non sul fatto che con le mani non so fare (quasi) nulla, of course. Sull’emozione. Sarebbe capitato anche a voi. Persino il grande Sennett, se trovo il modo di farglielo sapere, per una volta mi invidierà.
Dite che è il caso che vi sveli di cosa sto parlando? Della stesura della foglia oro. Se avete letto il libro sapete già che  il mio amico Beppe Del Vecchio,  restauratore, musicista, saggio e tanto altro ancora, me ne aveva parlato per la prima volta via Skype mentre ero al Riken di Tokyo, quando mi aveva raccontato dei due anni che gli ci erano voluti per capire, imparare, fare, tra gesso per doratura, colla di coniglio, bolo armeno, pennelli di vaio e martora, tentativi andati a vuoto. Prima del successo finale.
Il racconto mi era piaciuto molto. Ma sentire è una cosa, vedere un’altra. Adesso potrei persino chiedermi, con Weick,  “come facevo a sapere che cosa pensavo se prima non vedevo che cosa ha fatto (Beppe)”.
Erano più o meno le 7 p.m. quando sono passato per un finto rapido saluto alla sua bottega.
Mi vede arrivare e mi dice entra che sto facendo una cosa che ti piacerà. Provo a dirgli che sono passato per un rapido saluto. Mi ridice entra che ti piacerà.
Sul banco da una parte la cornice. Dall’altra la foglia oro, che in realtà non è una foglia ma una lamina d’oro sottolissima, delicata eppure docile in quelle sue mani che la misurano, la tagliano, la catturano con il pennello di vaio passato più volte sulla tempia per elettrizzarlo, l’adagiano sulla preziosa cornice, la fanno aderire  perfettamente su quel piccolo spazio accuratamente lavorato con il bolo armeno, la accarezzano quasi fino a che ogni singolo atomo si sposa con quello vicino, un pò più vecchio, che qualcuno aveva messo lì negli ultimi anni dell’800.
Ebbene sì, lo confesso. Resto stupito. Ammirato. Se ne acocrge. Tu lo fai con e parole, mi dice, io con la foglia oro. Non ci casco. Gli chiedo qual’è il segreto.
Il segreto non c’è, risponde. O, meglio, aggiunge, il segreto sta nella preparazione. Ma in realtà qualunque cosa si fa nella vita dipende dalla preparazione. La preparazione è fondamentale. Sempre.
Sorride. E’ come quando decidi di conquistare la donna che ti fa uscire pazzo, mi fa, quella per la quale saresti disposto a tutto. In realtà dipende tutto da come la corteggi,  cioè dalla preparazione. Se sbagli lì, non hai speranza, la perdi. Ed è anche giusto così.