2. Bruno Patrì
Nel libro di Luciano De Crescenzo “COSÌ PARLÒ BELLAVISTA” il Professore Bellavista interviene per difendere gli amici che hanno chiamato “scienziato” lo stesso De Crescenzo:
«Ma lasciateli dire ingegnè» mi dice sorridendo il professor Bellavista stringendomi la mano. «Lasciateli dire. Le vogliono bene ed hanno bisogno di dimostrarglielo. Lei poi tutto sommato ha anche la sua parte di colpa. E già, perché se si fosse limitato a diventare solo geometra, l’avrebbero chiamata ingegnere e sarebbero stati tutti contenti, ma, dal momento che lei ingegnere lo è veramente, un poveretto che vuole dimostrarle stima e simpatia come la deve chiamare? Almeno scienziato.»
Per assurdo questo vale ancora da noi … almeno per le persone di oltre sessant’anni (muratori, manovali, carpentieri, ferraioli, etc.) …. In poche parole … si scrive geometra ma … si legge ingegnere.
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Piccole Storie Crescono | s1-7
INCIPIT
Visita al Ueno koen, uno dei parchi più antichi di Tokyo, inaugurato nel 1873, pochi anni dopo che la restaurazione dell’Imperatore Meiji mettesse fine al dominio politico e militare dello shogunato Tokugawa, dinastia di signori feudali che dal 1603 al 1868 governarono il Giappone.
Storia 7
2. Bruno Patrì
Il quartiere più vicino all’albergo era quello di Ueno. Il suo grande parco ci appariva come incantato sotto il caldo sole estivo. L’umidità saliva e avvolgeva, trasformava la vista degli alti toori. Ecco il primo tempio, dal classico colore rosso acceso.
Saliamo le ampie scale e giunti all’ingresso veniamo accolti da un anziano giapponese che in uno stentato inglese inizia un lungo monologo.
Diamo cenno di gradire il suo intervento, inchiniamo il capo più volte in segno di ringraziamento…… ma lui imperterrito continua con la sua cantilena sbiascicata.
Riusciamo a “fuggire” ……. e continuiamo a visitare il resto del parco. Attraversiamo ampi “corridoi” tra i curatissimi alberi, passiamo sotto agli splendidi toori e giungiamo ad un altro piccolo tempio contornato da antiche strutture incastonate nella vegetazione del parco.
3. Daniele Riva
Lì, con uno dei miei piedi misura extralarge colpisco inavvertitamente una pietra circolare, che rotola di lato e va a colpire con un toc sordo qualcosa in un cespuglio fiorito. È una borsa! E l’anziano giapponese aveva ripetuto spesso nel suo discorso sconclusionato la parola “bag”. Vuoi vedere che?
La curiosità è tanta. Che fare? Aprirla? Chiamare una guardia? Certo, poi quella non spiaccica una parola di inglese e finisce che passiamo la notte al commissariato, come Totò e Peppino…
4. La Musa
“Dopotutto”, mi dico, “è assoluamente lecito aprire una borsa rinvenuta fra i cespugli” del resto se nn l’aprissi nn potrei mai sapere a chi sia appartenuta. mi accingo a farlo, ma qualcosa mi frena e mi colpisce; la foggia della borsa è inusuale e anche il pellame di cui è fatta. sembra proprio una vecchia borsa da medico condotto. cerco l’anziano giapponese, ho bisogno della sua approvazione anche solo fatta di sguardi, ma davanti a me soltanto la distesa dei ciliegi odorosi e di lui nemmeno l’ombra. la borsa è lì, ai miei piedi, un velo spesso di polvere antica ne nasconde la finezza della fattura, la cerniera in metallo sembra ossidata. prendo ancora qualche minuto per decidere, in fondo sono ospite di una nazione molto lontana dal mio modo così occidentale di pensare, nn vorrei trovarmi nei guai…
5. Vincenzo Moretti
Va bé, alla fine se sto qua tutta la notte a pensarci diventa come trascorrere la notte al commissariato. Io la apro. No. Si. Dentro tre monete antiche. Con il buco in mezzo. Uguali uguali a quelle usate al posto degli steli di foglie per interorgare l’I-Ching, il più antico testo di saggezza cinese. No, non sono uguali uguali. Sono proprio loro.
6. La Musa
Ora che ho aperto, davanti a quelle monete antiche mi risuonano alla mente le lezioni del prof. di storia del liceo: un gruppo di transfughi cinesi riparati in giappone portarono con loro alcune cose indispensabili per nn morire di nostalgia: i bonsai, i bamboo e le monete divinatorie de I-Ching. “che meraviglia!” penso fra me e me, “a chi saranno appartenute queste preziose monete e come mai nella borsa da medico nascosta fra i cespugli di acero?” intanto, con le monete fra le mani, vado pulendole per guardarle meglio. il rame così sfregato a poco a poco mi rimanda i suoi rossi bagliori. ecco, ora le vedo bene, due sono sul lato “testa” – lo yang – e una sul lato “croce” – lo yin.
7. Deborah Capasso de Angelis
Morte e vita, ombra e luce, giorno e notte, perfetto equilibrio, interdipendenza, maschio e femmina, destra e sinistra…simboli antichi di una saggia cultura.
Sono inquieto, che faccio? Chiedo consiglio a Luca.
Fa un’espressione da “scugnizzo”. – Papà, comme se dice, ogni lasciata è persa! Piglia ‘a borsa e fuimmo!!! Po’ c’e pensamme!!! -.
Seguo all’istante il suo consiglio!
8. Daniele Riva
Rientrati in albergo, ci attacchiamo a Internet (Luca si attacca a Internet, io lo guardo da dietro le spalle, cosa che lo fa incavolare abbastanza) e troviamo un po’ di informazioni sull’I-Ching. C’è anche un sito che fa le divinazioni. Per gioco inseriamo la frase “Che cosa significano queste monete nella borsa?” e ci risponde: “Cielo e terra si incontrano: la pace”.
9. Adriano Parracciani
E’ una prima risposta. Ma adesso dobbiamo sapere di più su queste monete tonde con un foro quadrato al centro. La ricerca su internet si fa difficlle; non abbiamo idea di come orientarci in questo mondo sconosciuto ed immenso della numismatica. La depressione ci sta raggiungendo quando improvvisamente dal mio hard disk cerebrale spunta fuori il ricordo che serve. – Ma certo, – dico a luca – Alberto! Ti ricordi che è un appassionato di monete? Forse ci può aiutare – Luca scatta delle foto con il suo iPhone e mandiamo tutto per email all’amico di Roma con la speranza che possa dirci qualcosa di più. Dopo un’ora arriva la risposta – Non m’intendo molto di monetazione cinese ma qualcosa posso dirvi. Innazitutto il foro quadrato centrale, che serviva per agevolare il trasporto infilandole in un laccio, rappresenta la Terra avvolta dal Cielo del cerchio. Secondo il mio catalogo Krause le vostre monete sono dei Cash della dinastia Song più o meno databili intorno al 1200. Adesso non
vorrei illudervi ma se ho azzeccato l’identificazione siete incappati in monete qualificate come R5 ossia rarissime, battute in soli tre, dico tre, esemplari !!! Quotazione?? 150.000$ l’una !!!
10. Deborah Capasso de Angelis
Alla faccia del bicarbonato di sodio!!! In casi come questo Totò è d’obbligo!
Continuiamo a fissare la cifra sul monitor ed io ho bisogno di sedermi.
– Papà, ma tu hai realizzato? Ti rendi conto di quello che abbiamo per le mani?-
– Si, Luca. Ma adesso dobbiamo restare calmi e pensare a cosa fare -.
L’anziano signore! Cerco di ricordare le sue parole….bag, peace, danger, end, earth wind and fire…mannaggia a me e l’inglese!
11. Maria Paraggio
Ancora incredulo e adirato con me stesso per non ricordare esattamente le parole, decido che per il momento è meglio pensare ad altro. Se son rose fioriranno! E’ meglio dormirci sopra e non perdere di vista il vero motivo del nostro viaggio in Giappone. Luca conviene con me che è ora di andare a letto. Ci siamo appena coricati, quando sentiamo strani rumori venire dalla porta d’ingresso.
12. Carmela Talamo
Ci alziamo e facciamo una “capatina” fuori dalla porta: turisti, non giapponesi of course! Mannaggia! Di dormire non se ne parla. Troppa adrenalina, troppe emozioini, troppo di tutto. Ritorno a pensare inevitabilmente alle “nostre” (nostre?) monete, a cosa ci potremmo fare. Ai miei @mici di face, finalmente potrei realizzare il sogno di riunire la big band, stringere le mani di chi ancora non conosco, frugare tra i loro sguardi, respirare le loro emozioni. Ma mi tornano in mente anche gli articoli e le opinioni intrecciate con loro su rispetto, legalità, regole “E allora”, mi chiedo “forse che ciascuno è onesto solo fino a che non si presenta l’occasione?”… “Pa’” mi interrompre Luca quasi a leggermi nel pensiero”. “Hai deciso?” “Si”… Ci rivestiamo e ci incamminiamo insieme verso la più vicina stazione di polizia.
13. La Musa
Avevo letto qualcosa sulla polizia giapponese: nè particolarmente preparata, nè particolarmente severa, ma una cosa è certa, si avvale di strumenti normativi e mezzi tecnici molto efficienti e chi è ritenuto colpevole paga, e paga severamente fino all’ultimo giorno di carcere duro. “non abbiamo nulla da temere”, mi dico, siamo degli onesti cittadini e come tali ci tratteranno. Il portiere dell’albergo ci indica il più vicino commissariato di polizia che è a due isolati dal nostro albergo, siamo nel grande quariere di Shibuya, sì proprio dove c’è la statua di Hachikō. L’edificio è a due piani, pulito e ordinato come tutto in giappone. Luca spiega brevemente a un agente, nel suo impeccabile inglese, il nostro problema. Questi annuisce e ci indirizza verso una porta in fondo al luminoso corridoio. sulla porta una targa: lost and found. Bussiamo.
14. Adriano Parracciani
Luca inzia a spiegare in giapponese la situazione ma, fortunatamente per me, l’agente lo invita ad usare l’inglese.
– Abbiamo trovato questa valigia nel parco – spiega Luca
L’agente prende la borsa, la osserva e poi la apre. Guarda all’interno con attenzione, infila la mano ma la ritrae stranamente vuota
– Non c’era nulla all’interno?
– Non so dirle, signore – risponde Luca da navigato attore – noi non l’abbiamo proprio aperta
Lo guardo cercando di dissimulare lo stupore mentre sento che sta per venirmi un infarto.
15. La Musa
Ho tirato su un novello Laurence Olivier, altro che ricercatore esperto nipponico! Sorrido, Luca nn finirà mai di stupirmi e intanto penso che quelle tre piccole monete stiano ballando allegramente nella tasca dei suoi pantaloni. Ma sì, dopotutto le cose sono di chi le trova, chi le perde è evidente, non meritava di averle – filosofia nippopartenopea – Usciamo dal commissariato senza scambiarci una parola, la nostra intesa d’intenti va ben oltre. Shibuya è un brulicare di gente, l’aria è fresca e il profumo dei ciliegi in fiore sarà il bouquet che ci accompagnerà per tutta la nostra permanenza a Tokyo. Passiamo sulla piazzetta davanti alla statua di Hachikō, il cane di bronzo, col suo sguardo fiero sembra darci la sua approvazione. Dopotutto i ragazzi meno fortunati di Secondigliano, di Scampia, di Barra, di Ponticelli, hanno bisogno di tutto e quelle monete potranno coprire una parte dei loro desideri, dei loro bisogni. Ci guardiamo io e Luca, il Giappone è davvero la terra dei miracoli.
16. Vincenzo Moretti
Miracoli. San Gennaro. Giuro che lo sto solo pensando. Luca mi guarda e mi fa: “Voglio pigliare tutta ‘a gente di Forcella, della Sanità e del Pallonetto e la voglio trasferire sopra al Vomero, al sole don Vincé, che nei bassi non ci batte mai. Un grande quartiere residenziale per i poveri, pulito comme ‘a Svizzera. Tutta gente onesta, che paga puntualmente, e chi non paga lo caccio via”. Comincio a ridere come un pazzo. Lui mi segue a ruota. Ebbene sì. Nel ruolo di Dudù e don Vincenzo in Operazione San Gennaro ci stiamo a pennello.
17. Deborah Capasso de Angelis
– Moretti san!-. La voce ci giunge quasi ovattata, io e Luca ci giriamo di scatto, impallidendo.
Stavolta San Gennaro lo invoco disperato! Sono quasi sicuro che sono i poliziotti venuti a reclamare le monete ma in giro non ci sono agenti.
– Moretti san! – stavolta la voce è più vicina e Luca si dirige verso la statua di Hachikō. Con gran stupore si trova davanti l’anziano signore incontrato nel parco di Ueno qualche giorno prima. Raggiungo Luca e, dopo una serie di veloci inchini, l’anziano inizia a parlare: – I’m your light. Now you’ve the keys. The young teachs, the old thinks….now you can -. Il tempo di guardarci con aria interrogativa nel tentativo di comprendere l’ermetico messaggio e l’anziano…..
18. Maria Paraggio
Una cosa però era chiara. Il vecchio ci aveva visti “trafugare” la borsa ed era anche a conoscenza del suo contenuto. Oggetti antichi, giovane insegnante, senz’altro faceva riferimento a Luca e alle monete antiche.
19. Daniele Riva
– “Salvatore, ma che stai facendo? Sono ore che giochi a ‘stu videogghéim”
– “Nenti, pa’ mi ha presu. Ce stanno du’ napulitani che devono risolvere un enigma co’ tre monete. Sto quasi per passà al prossimo livello”.
– “Salvato’, t’ho detto tante volte che prima devi studià. Vai, vai a studiare di là”.
(Salvatore esce sbuffando, il padre si siede davanti alla consolle)
“Munete, ecche so’ ste munete bucate?”
Piccole Storie Crescono | s1-1
INCIPIT
Visita al Ueno koen, uno dei parchi più antichi di Tokyo, inaugurato nel 1873, pochi anni dopo che la restaurazione dell’Imperatore Meiji mettesse fine al dominio politico e militare dello shogunato Tokugawa, dinastia di signori feudali che dal 1603 al 1868 governarono il Giappone.
STORIA 1
2. Deborah Capasso de Angelis
Entriamo nel tempio di Benten-do sull’isoletta al centro del lago. Luca respira profondamente, quasi volesse farsi penetrare dal delicato odore dei fiori. Io lo guardo e lo riscopro, un uomo che tocca con mano quello che finora aveva sognato. Sorride e chiude gli occhi, è felice.
3. Lucia Rosas
Come Saigo Takamori: con l’aria fiera di chi guarda al domani e io nel ruolo del cane fedele mi chiedo cosa accadrà. Non mi stupirei se per cena proponesse di indossare il kimono. Troppe sensazioni a pelle.
4. Anna Aquilone
Ogni volta che visito un paese straniero è la stessa storia,insieme alla gioia della nuova esperienza si accompagna una stana malinconia, un formicolio nello stomaco, simile all’innamoramento. Gli odori , i sapori e i colori che sto metabolizzando lentamente, diventano parte di me ,fino a quando, improvvisamente riconosco luoghi e situazioni… . Li chiamano déja-vu !
5. Sabato Aliberti
Luca mi spiega che il tempio di Benten-do è dedicato alla patrona degli innamorati, della ricchezza e delle arti. Mi viene in mente la nostra festa di S.Valentino. Il contrasto tra spiritualità e matrialismo.
6. Dora Amendola
Ma l’atmosfera quasi mistica, che nello splendido luogo aleggiava leggera e che dolcemente aveva rapito Luca e me, all’improvviso fu rotta dall’insistente e quanto mai inopportuno squillo del telefonino. Acciderbolina! Avevo dimenticato di spegnere l’infernale aggeggio! “Papà, ma fai sempre questo!” tuonò Luca con uno sguardo di benevolo biasimo.
7. Lucia Rosas
Stavo replicando che omaggiavo questa terra usando un loro prodotto di punta quando lo sguardo di pietra di un signore anziano mi ricordò che eravamo lì per il piacere della compagnia e spegnerlo non mi avrebbe fatto male.
8. Stefania Bertelli
Prima di spegnerlo, però, non rinunciai a darci una sbirciatina. Diamine, avrebbe potuto telefonare chiunque: qualche parente che stava male, un amico che non sentivo da tempo, qualcuno che mi offriva un lavoro nuovo e interessante. Non potevo certo, in nome della spiritualità, rinunciare, a cuor leggero, a quella che sarebbe potuta essere la chiamata più importante della mia vita!
9. Lucia Rosas
La curiosità uccise il gatto. e lo fece anche stavolta. Era dall’Italia e non era in memoria. Ormai la chiamata era persa e la mia fantasia galoppava, chi aveva avuto quel numero? Sapeva che stavo dall’altra parte del mondo? Deciso, avrei richiamato in albergo, uno strano brivido lungo la schiena mi diceva di farlo.
10. La Musa
Il tempo di una doccia veloce, mettermi comodo ed eccomi pronto; compongo il numero e resto in paziente attesa, che ore sono? qui in Giappone sono le 11.55 p.m. in italia siamo intorno alle 8 di mattina, “menomale” mi dico, è un’orario decente per chiamare. dopo una lunghissima attesa di tuuuuu tu tuuuuuuuu, la voce metallica del disco mi dice che il numero nn è raggiungibile. e vabbuò, sono stanco e nn insisto, una buona salutare dormita mi rinfrancherà dalle fatiche e le emozioni della giornata appena conclusa. chiamerò appena mi sveglio, orario permettendo.
11. Carmela Talamo
Storia 1.11 Infatti, alle 2.30 (ora locale) il trillo del cellulare mi catapulta letteralmente giù dal letto. A malapena riesco a farfugliare un pronto che se lo avessi pronunciato in giapponese sarebbe stato più comprensibile. Dall’altro capo del mondo mi arriva uno “Ciao Vincè” fresco e pimpante “Volevo essere sicuro di non disturbare e ho chiamato prima di pranzo” Ma chist chi è?
12. Lucia Rosas
Una cosa è certa: non è una delle mie solite frequentazioni. Cerco di ascoltare il suone della voce, l’inflessione ma non mi sovviene niente. Oddio panico! Fa che non sia una rimpatriata scolastica, ho fatto una fatica immane a ritagliare questa vacanza. Ma così non ascolto cosa dice.
13. Viviana Graniero
… ma una frase mi riporta alla realtà ” Vince’ ma che hai combinato”… ma sì, adesso lo so, questa voce la conosco! e finalmente ascolto quello che mi si dice dall’altra parte “Vincé, sono Salvatore… ma che hai combinato???? e dove stai???? è venuta a cercarti la polizia!”
14. Carmela Talamo
“Vincè ma mi senti? Mi pare che stai dormendo”. Ancora Salva… Gaetano!! D’un tratto la faccia di mio fratello si materializza davanti ai miei occhi. “Gaetà ma lo sai che ore sono?” “Sarà ‘a mezza, ma perchè stai mangiando?” “Gaetà sono le 2,30” “Allora ‘e mangiato già?” “Di notte Gaetà. Sto A Tokyo” “Tokyo? ma non era il mese prossimo? WOW! e mò che fai?” “Dormo Gaetà, dormo, con il permesso tuo e di Salvatore”.
15. Adriano Parracciani
Ma come? Vai in Giappone e dormi? Io nun dormisse mai. Vabbuo’, comunque ti ha cercato la polizia, dice che c’è un problema con il tuo passaporto e che non puoi espatriare. Oh, ma mo comme faje se sei già espatriato?
Tautogramma Enakapata
Nuovo gioco, nuova corsa. L’idea è arrivata ancora una volta via Facebook, ma stavolta il sasso nello stagno l’ha gettato Francesco Caruso. Cos’è un tautogramma l’ho imparato dopo il suo messaggio: uno scritto in cui le parole iniziano con la medesima lettera. Il nuovo gioco ha una sola regola, anzi due: si possono usare solo le lettere (una sola, naturalmente) che compongono la parola Enakapata; non si può usare la k per comporre parole come ke, ki, kiara, ecc. That’s all, folks. Buona Partecipazione.
Deborah Capasso de Angelis
Nessuno nasce nella nefandezza. Nessuno nutre nel nido neonati nefandi. Nessuno nasce nazista.
Keep kindness, kiss keenly, kill kingbird, knot kismet.
Promessa. Parole, pesanti pietre, penetrano profondi pensieri.
Tutto taceva troppo tranquillo! Trasportata, tosto trascrivo tautogrammi
La Musa
Bandana&banana, Bacucca, Babbeo, Bamberottolo: BALORDI! Baldanzosamente baritoneggiano, barbugliano bizzosi – “badilate, badilate!” – bastonando baldi benpensanti barricadieri. Banditi, bracconieri, buoniannulla, BASTARDUME!
E di ENAKAPATA
Egea era euforica; esteticamente esile, efebica, eclissò eterea entro elevatore, ed essendo estate, evinse essere epoca esatta: evadere, evadere! era eccepibilmente eccitata; enigmaticamente, evocava estrosi espedienti: evitare escursioni estere. Ella era ellenica ed edonista – “efkaristò” – esclamò ebbra entrando. ecco, era eliaco Eden. Ermete echeggiò: “efkaristò?” erano entrambi emozionati esternandosi enfatiche effusioni. “Egea…” “Ermete…” era entusiasmo endogeno, eccellenti evasioni. echinocactus ed euphorbia, elicrisio ed edera. era, ebbene, efflorescente estate.
“Pò-Pò-Pò, PiO-PiO-PiO” pigola petulante pulcino Pancho; “porca paletta Pancho!” parlotta papera Polda – “per piacere Pancho, papà Pinco potrebbe prenderla prosaicamente!” papà papero, passata paura per puma poco placido, pensato pressare pisolino pomeridiano. “Pii-Piii-Piiii, PiOO-PiOOO-PiOOOO” prorompe precipitoso Pancho. “Panchooo!” Polda perde pazienza. “piccolo prepotente, proprio persecutore!” – predicozzo per punire pestifero Pancho – piano piano, pulcinetto pigola placato “pio-pì, pì-pì” “piuttosto” – pensa – “prenderò panni per partire – piii – partirò per posti privi papere pedanti!”
Clarissa casuale cardiologa [in C]
Credendolo con collasso ciclo cardiaco completo, Clarissa corse con CGRP – conosciuto composto chimico con caratteristica capacità contrazioni cuore – cercando cavità capace convergere corroborante. Camillo continuò camminare carponi causa cute cuoio capelluto crivellata; Clarissa constatando cicatrice craniale, cautamente condusse Camillo canapè cremisi, costringendolo coricarsi con capo chino. Camillo, colorito cadaverico, chiese caffè corretto con cointreau; categorica, Clarissa costrinse costui calmarsi con camomilla.
Concetta Tigano
Eterea estate,
espugni effimeri equilibri.
Eterno equinozio,
esalti estranei eremiti.
Entrambi esprimono estasi ed ebrezze.
Eludendo errori…evochiamo efficaci Elisir!!
Trasformi
timide tentazioni, teneri turbamenti,
tessendo trasparenti tele.
Trasmetti
tumultuose tempeste, traboccanti torrenti
tacendo.
Nessun nomade naufraga nelle nuvole
Niente, nemmeno nubi e nebbie nuociono
Noi, nuovi nostalgici, nuotiamo nelle nostre nostalgie
Noi nocchieri naufgaghiamo nella natura, nelle nuvole
Nuove nebbie nascondono nostro Nadir
Nuove ninfee nascono, nuotano nel nostro nuovo nulla.
Viaviana Graniero
L’ACINO ALL’ASTUTO (LA VOLPE E L’UVA IN A)
Anticamente , animale astuto, acuto, assai ambizioso, accusando assenza alimentare, avanzava affamato. Arrivò ad appezzamento affollato abbondanti, altissimi acini. “Ah! anelato alimento…” allora atleticamente allungò arti, ancora… ancora… Azz! Arduo arrivarci…
“Aspetta” asserì “Assurdo arrendersi, arguzia aiuterà, avrò acini assolutamente!”
Allora, allontanato affaticamento, ancora accennò anomali acrobazie. Accipicchia! Abilità acrobatiche assolutamente assenti…
Alfine, allontanandosi amareggiatamente, affermò ” Assurdo affannarsi alacremente: acini ancora acerbi, assimilarli avvelenerebbe!”
ASSIOMA: Accort’ ambizioso! Assai amaramente affogherai… abbassa ali!
ALBACHIARA (in a… cantabile, ma con qualche licenza metrica… e non solo!).
Aliti adagio allontanando attenzione
addormenti annottando
apri ante all’aurora
accechi alias alba
arzilla alias aria …
Assumi aspetto arrossato, ammirata
assai ammaliante allorché assorta:
avendo ardori, aspirazioni …
Anacronisticamente addosso assente
abito appariscente,
alcuno ad apprezzare,
anche ad ammirare…
Adesso angelicamente attraversi autostrada
addentando alimento, abbecedario
aneli approfondire
ancora accenni ad arrossire (?!) …
Allora affronti ambiente apertamente
assai autenticamente
appare ancora agli amici
anima, auspici …
Kyoto kermesse: Kung-fu? Kendo? kick-boxing? kabuki?????…. karaoke!!!!
Kurosawa Kollossal: “Kimono killer knockout kilt killer!”
Peter Pan (in p… e a modo mio eh! si fa per ridere!!!)
Peter Pan, personaggio prossimo pensione, pensa poter perpetuare perennemente preadolescenza…. (paradigmatico!)
Prende probabilmente pillole (più pericolose prozac!)…
Privo professione, perdigiorno, propina panzane piccole puelle.
Prospetta parecchi portenti: parapendii, posti paradossali, piroghe per pirati, piccoli palazzi posti profondità piante portentose.
Poi puntualmente Peter Pan piazza prontamente piccole pesti perdute, porge pezza per polvere, pasta per pulire pavimenti, pentole per preparare peperonata…
Perciò pronto precetto: Puelle, prudenza! praticate plurimi pretendenti, punite poco pietosamente panzanatori pari Peter Pan!
Paradisiaco Pellegrinaggio (Divina commedia in p)
Poeta, parte per Paradiso, passando prima per paese pienamente peccaminoso, poi per purgatorio. Per pilota, poeta persino più popolare!
Pensionato preistorico piroga per percorso paludoso (pare pipì!), portandolo presso porta peccaminosa. Poster puntualizza previdenza ” Perdete prospettive, penetrando!”
Post parlatoria plurimi peccatori puniti perennemente, poeta prosegue pellegrinaggio per purgatorio. Punizioni passeggere, peccatori presto partiranno per Paradiso, previa preghiere parentado.
Perciò pure poeta prosegue per punto più prominente, popolato persone perfette. Permutato pilota: puella paradisiaca! Poeta prova poderoso palpito petto… pure pube (pesante peccato!)
Puella presenta patriarca perfettissimo “piacere!”, poeta percepisce potenza, proferisce paternoster, prega per prossime pubblicazioni popolari, possibilmente pure per plurime pecunie!
Dora Amendola
Teorizzando tormentosi trasporti, temibili trasferte, trafiggendomi tu taci troncando teneri tempi… talché, trovando tosta terapia, tutti tornano tranne te tediosa tendinite!
Preparare polpettoni pesanti per parenti pedanti potrebbe pregiudicare prossimi pranzi… pertanto propinarli paga!
Pensare producendo parole profonde può parere pleonastico primariamente per persone psicologicamente piccole.
Trote trotterellanti traversano torrenti turchesi tramando truffe taglienti toccanti trattorie tarantine.
Maria Maddalena Fea
Torino-Toronto traversata terrificante: tuoni terribili tartassavano turbìne, tempesta trapanava timpani, tazze tremavano, terrorista tenebroso trasportava teschi, topi transitavano trotterellando. Tacevamo tutti!
Nacque nano nella nuvolosa Norvegia. Nottetempo nuotava nascosto, naufragando nomade nel nonconformismo nichilista. Nutrimenti nocivi: nicotina, narghilè. Nutrimenti non nocivi: noci, nocciole, nespole, nettarine, nasello, nebbiolo. Nefrite nefasta necessitò nosocomio. Noncurante naviga nelle nuvole, non nasconde nudità, niente noia, nostalgia, nel nuovo nirvana.
Nidia Vedana
Aiuto! Accorrete! Affogo! Aiu….
Ammise affranto: assassinai Antonio: amava Anna.
Anni addietro aveva avuto antipatiche allergie agli acari, asma atipico; aveva addirittura assunto ansiolitici anti-age. Assurdo? Assolutamente autentico: accaduto ad Antonio.
Aspettaaaaaaaaaa!!!!Arrivooooooooo!!! Andato. Accipicchia. Avessi accelerato avrebbe aspettato almeno alcuni attimi.
Ah, avessi allora ascoltato avvertimenti! Avrei ampiamente accolto amore. Accidenti!
Astri argentei ammaliano anime addormentate
Avevano aspettato ansiosi. Adesso, alfine, all’alba autunnale aprirono adagio ampie ali azzurro acqua alzandosi accorti, avanzando alti, ammirando Alpi, Appennini, altitudini assai ammalianti, aspirando aria avvolgente, aggiungendo alcune allegre acrobazie. Affrontarono agitati anche attimi angoscianti, abbagli assassini. Avanti, ancora avanti. Altrove, aldila’, attendevano anatre, albatros, allodole, allocchi, animali africani, amici, anche – azzarderei -amori.
Roberto De Pascale e Miyuki Hasegawa
(in caratteri Occidentali)
kyou kara kyouto kayou kyoukai konsaato kaishi, kekkou,
kono kaijou kayoukyoku kiku koto kanpeki.
(in caratteri giapponesi)
今日 から 京都 歌謡 協会 コンサート 開始, 結構, この 会場 歌謡曲 聞く こと 完璧
(Traduzione)
Da oggi iniziano i concerti dell’Associazione di Musica Tradizionale Giapponese di Kyoto, l’acustica di questa sala si puo’ considerare perfetta.
Cinzia Massa
Nipponico Noyori. Nella Napoli negligente, nichilita, negata non nascono Nobel. Nella Napoli narcotizzata, nolente, nomade, neanche. Nebulosa notte. Neapoli numen necesse.
Stefania Bertelli
Per piacere puoi porti, prossimamante, più parco per pretendere parole preziose possibili, per persone perfette, pur povere pecunia (parlo personalmente)…però pronte per parlare, presentare paradossi, proporre pedanti pagine, piene pamphlet. Porgo panegirico pullulante peana, per particolari parti prosodiche per programmi pubblici. Percossa petulanti pensieri, posso perorare perditempo penosi, per produrre premi perenni.
Perdindirindina….
Daniele Riva
Know-how KO: karma kaputt, kleenex…
(sembra un delirio incomprensibile: in realtà è un tizio che si trova con il computer in avaria, “invoca” alcuni santi del paradiso e alla fine, come il grande Troisi, non gli resta che piangere…)
Esulando dal tema prettamente Enakapata e nipponico, ho una versione tautogrammatica della poesia “Alla sera” di Foscolo:
POMERIGGIO PASSATO
Probabilmente perché paragoni
postremo passo, più piacevolmente
plani! Plaudonti prendendo passione,
pecorelle pervenute ponente,
poi più pallide precipitazioni
portanti procella prepotente,
però pregata procedi, padroni
poveri palpiti perdutamente.
Poiché poni pensieri ponderare
passo per prossimo periodo, prendo
perciò perizia precario passare
preoccupazioni procurate; pendo
per pace piana proposta: posare
proposito pugnace preferendo.
Partenopei partirono per paese posto poco ponente. Passarono per paesaggi paradisiaci parlando padre pargolo. Pigramente presero parte performances piacevoli. Poi pubblicarono prosa ponderata.
Bruno Patrì
Ad Aosta andarono alcuni alpini, avevano amato: auree albe, ammalianti ancelle austriache, alte anglosassoni, anonime abbronzate, angeliche andaluse, aborigene australiane, assatanate argentine, acchetate americane, accigliate armene, affezionate amazzoni, accomodanti artigiane, acconsenzienti agrigentine, accreditate ambasciatrici, acide albanesi, acquose anconetane, acrobatiche albine, aggressive astigiane, affezionate arizoniche, addette alla anagrafe, assassine ariane
Lucia Rosas
Tentativi tentando testi, tentai tentatore testi tamburellati , trovare termini, tasti trovati troverò terminando tossendo temendo tonta temeraria
Felicia Moscato
Pietro Paolo Pancio, Pittore Poco Pratico, Promise Pince Paride Per Puro Poco Prezzo
(è la filastrocca delle 13 P che mi insegnò da piccola la buonanima di mio nonno … a me faceva sempre sorridere … non sarà il massimo, ma nel mio piccolo voglio sorridere di nuovo)
Adriano Parracciani
Enakapata è elemento enzimatico; escogita esercizi ed esorta energie elaborative, esportando educativi ed efficaci enacrostici elegantemente editati
Vincenzo Moretti
Papà, per piacere puoi passare per Perugia per portare presso Padova pacchi postali per portalettere partecipanti prossima partita pallavolo pescivendoli – postini?