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Le vie del lavoro. Rendiconto attività

17 ottobre 2011 – 9 gennaio 2012

19 partecipanti, compresi Cinzia, Alessio and me.
18 video interviste, 16 audio interviste, 29 foto e 10 documenti pubblicati su Timu, il civic media che Fondazione Ahref ha messo a disposizione dei cittadini reporter che hanno voglia di condividere un metodo, di fare inchiesta partecipata, di cambiare il proprio rapporto con la notizia, l’informazione, la conoscenza.
1 comunità, con al centro Castel San Giorgio ma che attrabersa Siano, Bracigliano, Nocera Inferiore, che attraverso la nostra inchiesta sta rappresentando la propria voglia di fare bene le cose che fa, l’approccio che spingeva gli artigiani della zona a esporre nella propria bottega la scritta “ciò che va quasi bene … non va bene”, quello stesso che muove oggi persone così uguali e così diverse come Gennaro Cibelli, Sabato Aliberti, Francesco Di Pace, nella ricerca di nuovi percorsi attraverso i quali rinnovare e rafforzare questa cultura del fare bene.
2 comunità con una storia e un presente molto forte, molto complicato, molto bello, Rione Sanità (Napoli) e Castelvolturno (Caserta), che intravedono nel nostro civic media, nelle nostre botteghe, un’opportunità intorno alla quale costruire un’altra tessera del faticoso mosaico fatto di cultura, lavoro, legalità, educazione, impresa, sviluppo che li vede impegnati ogni giorno, con passione, rigore, impegno.
Un po’ di buoni semi piantati qui e là per l’Italia, a Varese, a Gazzada (Va), a Roma, a Milano, semi che coinvolgono grandi e piccoli, scuole, università, fabbriche, uffici, media, intorno all’idea che raccontando storie di lavoro si possa raccontare e anche un po’ cambiare l’Italia, si possa ridefinire l’indice delle priorità, spostare l’ago della bussola dai soldi al lavoro, da ciò che hai a ciò che sai e che sai fare.

Sì, tutto questo mi piace. Mi piace la passione e l’impegno che ci stanno mettendo, nella forma e nei modi possibili per ciascuna/o, Alessio, Cinzia, Gennaro, Santina, Carlotta, Roberta, Sabato e tutta la Bottega de Le vie del Lavoro. Mi piace la gratitudine che sento verso Fondazione ahref e Fondazione Giuseppe Di Vittorio perché hanno creduto nell’idea e hanno creato le condizioni perché diventasse realtà. Mi piace essere consapevole della tanta strada che ancora c’è da percorrere affinché i 10 cittadini reporter che abbiamo incrociato fin qui diventino 100 e poi anche 1000. Mi piace l’idea che intorno al nostro civic media e alle nostre botteghe cresca un nuovo modo di essere cittadini e di fare informazione. Mi piace pensare che non sono esagerato se scrivo che si gioca qui, sul rapporto tra il cittadino e l’informazione, un pezzo di partita importante per la qualità e il futuro della nostra democrazia. Mi piace sentirmi fiero, sì, fiero, del fatto di esserci anch’io.
Arrivederci al 31 marzo 2012, quando scriverò il prossimo rendiconto. Spero che per allora siate davvero in tante/i sulle vie del lavoro.

Rione Sanità, 38122, Trento

Citizen Reporter Generation

Non importa come comincia, importa che cominci. Al mitico Jack Kerouac piaceva raccontare che il termine “beat” l’aveva inventato lui nel 1948, quando nel corso di un intervista aveva detto “this is really a beat generation” e poi scriveva che nel 1944 era stato Herbert Huncke, hipsters di Chicago, che in Times Square, a New York, l’aveva avvicinato e gli aveva detto “Man, I am a Beat” (Emanuele Bevilacqua, Guida alla Beat Generation. Kerouac e il rinascimento interrotto), ma tutto questo chi se lo ricorda? Quello che resta è la Beat Generation, con i suoi interpreti, i suoi miti, i suoi personaggi, la sua dannazione e la sua poesia.
Adesso non pensate che io sia impazzito, perché magari ci arrivo ma ancora non ci sono, pensate piuttosto all’idea di una Citizen Reporter Generation che piano piano cresce, si consolida, si diffonde, accede alle notizie e le diffonde seguendo quelle quattro regole lì, accuratezza, imparzialità, indipendenza, legalità, che quando mi chiedono “perché”, e rispondo “perché produrre informazione in maniera partecipata con questo approccio vuol dire cambiare in profondità il concetto di informazione, il modo di farla, il rapporto tra il cittadino e l’informazione, il mestiere del giornalista e tante altre cose ancora” anche i più scettici fanno sì con la testa e mi dicono “certo, sarebbe bello”.
No, non sarebbe bello, è bello. Molto bello. Ma non basta che sia bello, bisogna che tu, tu, tu e poi anche tu e ancora tu decida di partecipare, di sperimentare questa nuova modalità di inchiesta, di contribuire al successo di questa idea.
Iscriversi è facile come su Facebook o altri social network di tipo generalista, partecipare no, ma solo nella prima importante fase, quando vi si chiede di comprendere e condividere un metodo, di adottare un approccio, di essere parte di una comunità che sceglie di fare informazione consapevole, di qualità.
Non ci sono barriere tecnologiche. Baudelaire diceva che una poesia dice un mondo, anche una foto, un breve commento, un testo, una piccola intervista audio, un breve video fatto con un telefonino.
Roberta Della Sala con un video di poco più di 1 minuto ha ripreso 3 donne nigeriane che a Castel Volturno, in provincia di Caserta, sono state tolte dalla strada, che fanno le sarte, che grazie all’opportunità data loro dalla Cooperativa sociale Altri Orizzonti hanno potuto dare una svolta alla loro esistenza,  e Gennaro Cibelli continua a documentare con belle foto le tante meravigliose attibvità che vengono realizzate nella sua cittadina, Castel San Giorgio, come ad esempio le cornici che vengono realizzate in una bottga dove vigeva una regola, scritta sulla porta, di questo tipo: “Quello che va quasi bene … non va bene, Pane e Lavoro”.
No, per me la Citizen Reporter Generation non è un sogno, non sono solo, e come diceva Ernesto Guevara, il Che, solo quando si sogna da soli è un sogno, quando si sogna in due comincia la realtà. Figuaretvi quando si sogna in migliaia. Buona partecipazione.

La cultura del lavoro

Sul sito del Festival Economia Trento potete continuare a seguire tutti gli eventi.
Qui trovate il video dell’intera prima sessione.
Qui potete seguire, grazie all’aiuto di Alessio Strazzullo, il mio racconto.
Buona visione.