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Fare è pensare

enakapata3Né carne né pesce. Si intola così una bella nota di Irene Gonzalez su Facebook dove l’autrice scrive ad un certo punto: ” […] Mi piacerebbe che sulla carta di identità di questa persona ci potesse essere scritto: UOMO DI CULTURA, ma è pur vero che la vaghezza a cui queste tre parole sono condannate nel mondo di oggi sparirà difficilmente, visto che a sparire, oggi, è sempre più il significato delle parole e quindi delle cose. E delle persone.
Ecco la mia riflessione: fare cultura è promuovere il pensiero, le idee, la bellezza, l’utilità pratica di qualcosa tanto impalpabile quanto importante per la vita di ogni ora, di ogni tempo, di tutto il tempo […]”.

Da quando non ho più la televisione la sera devo reinventarmi le ore o i minuti prima del sonno. Ieri ho cercato un libro, sono inciampato in Richard Sennett e nel suo L’uomo artigiano, mi sono detto ma sì, è il momento di rileggerlo, nelle prime  tre  righe della prima pagina, quella dei ringraziamenti, ho letto “Voglio dichiarare il mio debito speciale nei confronti del filosofo Richard Foley. Ero arrivato a un punto morto del mio libro, quando Foley mi domandò: “Quale è l’intuizione che la guida?”; d’impulso risposi: Fare è pensare” e non ho avuto più dubbi.

Karl Weick nei suoi vagabondaggi intorno al senso e al significato nelle organizzazioni (Raffaello Cortina, 1997) l’ha definita retrospezione, in estrema sintesi l’attività del ripensare, dell’osservare e dello spiegare a posteriori a partire dall’analisi del vissuto significativo.

Senso, significato, fare, pensare. Per me Enakapata è un pò tutto questo. Sono grato a Irene, a Richard e a Karl (gli ultimi due mi perdonino la confidenza poetica) per avermelo ricordato.

Antonio Cilardo e Valeria Gonzalez

Grazie di cuore ad Antonio Cilardo per la bella recensione su Tutti in Piazza, e speriamo siate in tanti a trovare la voglia e il tempo di leggerla. E un bacio affettuoso a Valeria Gonzalez che anche da Aux en Provence non manca di dedicarci ogni tanto un pensierino come questo: “S’encapar” in provenzale significa “riuscire, andar bene” … hihihi, ke kapata !!!.
Visto che ci siamo vi ricordo l’iniziativa “A Natale regala Enakapata”. Dite che è l’ iniziativa è mia ? E allora? Ciò non toglie che è un libro, e tra una papaccella e un pezzo di baccalà un pò di cultura non guasta. Che Costa poco, e con la crisi che c’è qualche risparmio da investire in Bot (ti) fa solo piacere. E soprattutto che è bello, come disse la mamma allo scarrafone suo.

Ci voleva

enakapata3 Valeria l’ho avvistata su Skype ieri sera. Era nella casa di Aux en Provence. Da poco di ritorno da Marsiglia. Detto che se ancora non sapete chi è Valeria e cosa ci fa a Aux en Provence lo potete leggere qui, aggiungo che con questo amore di ragazza è sempre un piacere fare quattro chiacchiere.
Gli occhi luminosi, il sorriso dolce, mi ha raccontato dei suoi studi, delle tante piccole grandi incombenze che chi si trova nella sua situazione deve ogni giorno affrontare, dell’atteso, imminente trasloco nella nuova casa.
Poi siamo finiti a parlare di lui, Moretti il giovane. Mi ha detto di avergli scritto una mail, anche perché lui non si era ancora fatto vivo. Da parte mia nessuna meraviglia, of course. Perché se è vero che il tipo è solo un falso sprucido è altrettanto vero che la finzione gli riesce alla grande. Se poi ci aggiungete che in  queste settimane è stato impegnato in un doloroso conflitto, ancora non del tutto risolto, con un dente del giudizio e in un inedito coinvolgente rapporto con il suo nuovo, anzi primo, lavoro, capite bene che il tempo per scrivere a Valeria proprio non lo poteva trovare.
A proposito del lavoro di Moretti il giovane. Sapete qual’è stato il commento di Valeria? Zio, ci voleva.
È proprio vero. Ci voleva. Sarà per questo che da una settimana sono sempre contento anche se il Milan vince a Madrid e la Juve sembra non morire mai. Ci voleva. Sicuramente per la madre e per me. Forse per il fratello. Soprattutto per lui.
In questo mondo di pacchi e veline si fa fatica a pensarlo. Ma il lavoro è un valore.  Un diritto. Un’occasione importante di crescita.
Valeria lo sa. Mi ha detto che l’amica che l’ha ospitata a Marsiglia è una sociologa, che le hanno offerto un dottorato, che sembra avviata verso una bella carriera.
Zio, queste cose qui in Francia accadono ancora, ha aggiunto raggiante. E in Italia?

Carlossito’s spot

enakapata3Lui si chiama Carlos Gonzalez y Reyero. È mio nipote. Studia a un tecnico alberghiero. Ma se lo cercate adesso lo trovate a Procida,  in missione per conto del lavoro. Un giorno mi ha scritto su Facebook “zio, che ne dici se scrivo qualcosa per fare pubblicità a Enakapata?”. È un piacere, gli ho risposto. Questo che potete leggere di seguito il suo spot. Mi sembra carino. Estivo. Di quelli che si possono ascoltare per radio. Sulla spiaggia. Ma se decidete di farlo non dimenticate di contattarlo. Pare che nella sua vita precedente, quella brasiliana, abbia avuto modo di imparare pratiche Voodoo :->.
Sognate di intraprendere un viaggio meraviglioso, straordinario, avvincente alla scoperta di nuove culture? Non perdetevi Enakapata. È ‘nà capata.
Enakapata è un modo di essere. È un modo di vivere. È il buon ramen preparato da Luca. È la capata data da Vincenzo all’uscita della metropolitana di Ikebukuro.
Avvertenze: Il viaggio di Enakapata può dare assuefazione. Una volta partiti non si riesce a smettere. Sono stati registrati casi di svenimento. Tenere rigorosamente fuori dalla portata dei lettori a bassa pressione.