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Bologna, 23 Aprile 2009

enakapata3Come molte delle cose che mi accadono anche questa comincia un pò per genio e molto per caso.
Nel corso dell’ultimo anno Sergio l’ho incrociato più volte e sulle “principali” l’ho trovato tranquillo, per certi versi persino rilassato. Forse Bologna la rossa e fetale non lo ha amato come merita. Forse è stato lui che non ha saputo farsi amare di più. Ma in fondo io devo soltanto chiedergli se gli va di presentare il libro.
Ne parlo con Angelo Lana. Mi dice che l’idea non gli dispiace. Mi dico che è difficile che mi ricapiti la fortuna di un editore così. Chiedo il numero alla mitica Magda. Chiamo. Gli dico che ho scritto assieme a mio figlio Luca un libro che racocnta la nostra esperienza in Giappone. Gli chiedo se ha voglia e tempo di presentarlo. Mi dice subito si. Aggiunge che le Librerie Coop  gli sembrano il posto giusto.
Metto in moto la macchina. Fila tutto liscio. Fino ad una settimana prima della presentazione. Quando mi viene in mente che lui è il Sindaco di Bologna. Che per quanto il libro sia bello  io e  Luca a Bologna non siamo certo delle celebrità. Che se non viene nessuno alla presentazione faccio una pessima figura.
Scatta il Piano Plus. Coinvolgere mio fratello Antonio, che a Bologna vive da più di 30 anni.  Torturare la mia amica  Roberta Della Sala, che a Bologna ci è arrivata da un anno  per la laurea magistrale dopo la laurea triennale a Salerno. Chiedere aiuto a tutti gli amici reali e virtuali che in qualche modo hanno o hanno avuto a che fare con Bologna. Una per tutti. Cristina Zagaria. Che prima di approdare a la Repubblica Napoli ha lavorato alla redazione di Bologna. Per aiutarmi invia mail e mette annunci su Facebook. Mi sembra incredibile e invece è vero.
Nel treno verso Bologna continuo a ripetermi che funzionerà, ma il fatto che me lo ripeta non serve certo a tranquillizzarmi. Sento Cinzia. Lei  e Luca sono già in albergo. Li raggiungiamo. Mettiamo via i bagagli. Andiamo a fare un giro in centro. Incontro Roberta. Poi Alessandro Pecoraro di Oltregomorra, con il quale conto come Fondazione Di Vittorio di organizzare una serie di iniziative sul tema legalità, lavoro, diritti. Parliamo di un sacco di cose. Ma io penso sempre alla stessa cosa.
Piove. Facciamo un giro. Non piove. Ancora un giro. Piove ancora. Meglio andare in libreria.
Non c’è ancora nessuno per la presentazione, ma manca ancora mezzora. Cinzia e Roberta chiacchierano. Io vado avanti e indietro come un carcerato.
Mi maledico e poi mi maledico ancora. Mi ripeto che le presentazioni dei libri le devono fare gli scrittori veri, quelli che loro arrivano, fanno i tipi “sostenuti”, firmano autografi, trovano tutti là che pendono dalle loro labbra, non come me che a momenti devo preparare anche il tavolino con le sedie mentre Luca già da 3 giorni mi ha comunicato che lui quello che poteva fare l’ha fatto e non ha nessuna intenzione di farsi trascinare in questa overdose di ansia da presentazione. Giuro che mi ha detto più o meno così. Giuro che se fosse davvero possibile odiare i propri figli queste sarebbero le occasioni nelle quali ci riuscirei alla grande.
Esco. Ritorno. Riesco. Ritorno. Lo facico ancora. Miracolo. Lo spazio che ci è stato assegnato è pieno di sedie e di persone. Merito di Roberta e di Antonio. Merito di Sergio. Merito della libreria. Non importa.
La discussione fugge via piacevolissima.  Il Sindaco che non fa il sindaco ma il curioso, l’amico,  il lettore, l’intervistatore. L’abbraccio affettuoso con Carmine Rubino e Gennaro Pastore, amici amici amici della Secondigliano della mia gioventù. Le dediche, ebbene sì, ai lettori conquistati.  La foto ricordo che mannaggia mi sono dimenticato di chiamare tutto il resto della Band. La cena, le chiacchiere e il vino con Angelo, Cinzia, Antonio, Stefano e Luca.
Domani si ritorna a casa. Anzi a lavoro. Ma stanotte la testa sul cuscino la metto felice.

Napoli, 17 marzo 2009

enakapata3Sono 2 mesi che abbiamo presentato il libro a Napoli. Fino a quando il mio amico Carninci non scopre la maniera per recuperare l’elasticità e dunque l’efficienza del mio cervello (lo so che lui lavora per il cervello di tutti, ma intanto io mi guardo il mio) mi tocca coccolare la mia poca memoria. In questi casi lo faccio con piacere. Lei quasi lo avverte. E mi regala le 10 cose 10 che (ancora) non ho dimenticato:
l’attività di amici e parenti per la buona riuscita dell’evento; ammetto di aver avuto la sensazione di esagerare quando ho visto che non mi rispondevano al telefono e mi evitavano per strada, ma non ho avuto pietà;
la sala eventi de la Feltrinelli Libri e Musica di p.zza dei Martiri piena piena  piena di facce conosciute e no; a fare la differenza con le altre volte sono i tanti amici di Luca ma io per intanto mi compiaccio con me stesso di non aver avuto pietà;
il momento di panico, quello che non manca mai e rischia creare l’incidente ancora prima di cominciare; non ricordo più come e perché è successo, ma ricordo bene che c’è stato e che mi ha procurato un disturbo all’occhio sinistro che è andato via solo due giorni dopo;
i pensieri gentili di Cristina Zagaria,  la sua dolce fermezza, l’elogio del figlio nonostante un padre che non sta zitto mai;
il talento dirompente di Enzo Avitabile, le parole e la musica, il cuore e le mani;
i volti felici di amici e parenti, l’imbarazzo e il piacere ad ogni dedica, il senso condiviso di una sera;
gli occhi di Luca;
la gioia di Laura e Riccardo;
la ricerca di un portafoglio perduto e mai più ritrovato (il mio, of course);
il tempo ritrovato (di una cena) con Cinzia, Angelo, Alessio, Luca, Stefano, Federica, Tarcisio, Gianni;
le chiacchiere gioiose fino a casa, della serie domani è un altro giorno, ma intanto questo ha funzionato alla grande;
l’ultimo è per un sospeso, per un pensiero che verrà, proprio come quella bella abitudine ormai andata quasi del tutto persa di pagare un caffé, un sospeso per l’appunto, per la persona che lo chiederà.