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Le vie del lavoro. Rendiconto attività

17 ottobre 2011 – 9 gennaio 2012

19 partecipanti, compresi Cinzia, Alessio and me.
18 video interviste, 16 audio interviste, 29 foto e 10 documenti pubblicati su Timu, il civic media che Fondazione Ahref ha messo a disposizione dei cittadini reporter che hanno voglia di condividere un metodo, di fare inchiesta partecipata, di cambiare il proprio rapporto con la notizia, l’informazione, la conoscenza.
1 comunità, con al centro Castel San Giorgio ma che attrabersa Siano, Bracigliano, Nocera Inferiore, che attraverso la nostra inchiesta sta rappresentando la propria voglia di fare bene le cose che fa, l’approccio che spingeva gli artigiani della zona a esporre nella propria bottega la scritta “ciò che va quasi bene … non va bene”, quello stesso che muove oggi persone così uguali e così diverse come Gennaro Cibelli, Sabato Aliberti, Francesco Di Pace, nella ricerca di nuovi percorsi attraverso i quali rinnovare e rafforzare questa cultura del fare bene.
2 comunità con una storia e un presente molto forte, molto complicato, molto bello, Rione Sanità (Napoli) e Castelvolturno (Caserta), che intravedono nel nostro civic media, nelle nostre botteghe, un’opportunità intorno alla quale costruire un’altra tessera del faticoso mosaico fatto di cultura, lavoro, legalità, educazione, impresa, sviluppo che li vede impegnati ogni giorno, con passione, rigore, impegno.
Un po’ di buoni semi piantati qui e là per l’Italia, a Varese, a Gazzada (Va), a Roma, a Milano, semi che coinvolgono grandi e piccoli, scuole, università, fabbriche, uffici, media, intorno all’idea che raccontando storie di lavoro si possa raccontare e anche un po’ cambiare l’Italia, si possa ridefinire l’indice delle priorità, spostare l’ago della bussola dai soldi al lavoro, da ciò che hai a ciò che sai e che sai fare.

Sì, tutto questo mi piace. Mi piace la passione e l’impegno che ci stanno mettendo, nella forma e nei modi possibili per ciascuna/o, Alessio, Cinzia, Gennaro, Santina, Carlotta, Roberta, Sabato e tutta la Bottega de Le vie del Lavoro. Mi piace la gratitudine che sento verso Fondazione ahref e Fondazione Giuseppe Di Vittorio perché hanno creduto nell’idea e hanno creato le condizioni perché diventasse realtà. Mi piace essere consapevole della tanta strada che ancora c’è da percorrere affinché i 10 cittadini reporter che abbiamo incrociato fin qui diventino 100 e poi anche 1000. Mi piace l’idea che intorno al nostro civic media e alle nostre botteghe cresca un nuovo modo di essere cittadini e di fare informazione. Mi piace pensare che non sono esagerato se scrivo che si gioca qui, sul rapporto tra il cittadino e l’informazione, un pezzo di partita importante per la qualità e il futuro della nostra democrazia. Mi piace sentirmi fiero, sì, fiero, del fatto di esserci anch’io.
Arrivederci al 31 marzo 2012, quando scriverò il prossimo rendiconto. Spero che per allora siate davvero in tante/i sulle vie del lavoro.

La Napoli che ricordo

di Sabato Aliberti

Sabato Aliberti
Sabato Aliberti

Correva l’anno 1984 avevo poco più di vent’ anni. Per 5/6 mesi, il sabato e la domenica, si andava a Napoli, destinazione:Convento dei Padri Trinitari situato nella Piazzetta Trinità degli Spagnoli, cuore dei quartieri Spagnoli, a pochi passi da via Toledo.
Poco distante, la Galleria Umberto I, il teatro S. Carlo, Palazzo Reale.
Tutti i fine settimana, la nostra auto, una Fiat 127  proveniente dal’Agro nocerino sarnese e carica di secchi di pittura, pennelli e carta vetrata, percorreva indisturbata (il sabato mattina e soprattutto la domenica le vie erano completamente deserte) la strada adiacente  la Galleria e il Teatro per svoltare poi in  di via Toledo e , dopo 100 metri in un vicoletto che portava al Convento dei Padri Trinitari.
Lo zio di un mio amico di infanzia,  responsabile del Convento e da poco ritornato dal Madacascar, dove era stato missionario per una ventina di anni, ci aveva chiesto di dare una mano ad imbiancare  le pareti del convento per renderlo più pulito e accogliente. Aveva intenzione di fittare, a prezzi bassi, le diverse stanze vuote del convento, ai ragazzi stranieri che studiavano a Napoli. Con il ricavato degli affitti voleva risistemare alcune sale del convento, seriamente danneggiate dal sisma dell’80, per farne un centro di aggregazione per i residenti.
Il convento era una magnifica struttura in cui vivevano solo 4 Padri Trinitari, con molte stanze due o tre  sale riunioni e una enorme sala da pranzo, vi era inoltre, una piccola biblioteca piena di libri antichi, anche del ‘400 che, mi ricordo, pulimmo ad uno ad uno con panni morbidi e leggermente inumiditi. Sfogliare quei libri era come entrare in un’altra dimensione temporale. La scrittura a mano, il linguaggio quasi incomprensibile dell’epoca, lo stile ecc..
Fuori, la piazzetta, era un vero e proprio parcheggio di auto per i residenti, i quali, quando arrivavamo,  si adoperavano per trovare un posto anche per la nostra auto.
Ricordo le persone che abitavano in quelle “case”, tutte molto gentili nei nostri confronti e allo stesso tempo diffidenti e guardinghi. In fondo avevamo invaso il loro spazio, le loro case con la porta aperta che dava sulla piazza. La privacy era una parola sconosciuta. Si mangiava e si dormiva nella stessa stanza mentre in una stanza a fianco vi era parcheggiato una barca o un motoscafo. La diffidenza scomparve dopo qualche mese. Ormai eravamo i “nipoti del prete”, e venivamo trattati con rispetto, anzi ogni tanto qualcuno ci diceva “nun vi preoccupat, cà nisciun vi tocca nient, ci stamm nui”.
Ogni tanto il sabato sera restavamo a dormire in convento, per continuare il lavoro il giorno dopo.
La domenica mattina venivamo svegliati sempre dalle urla di qualcuno che chiamava qualcun’altro da un balcone colorato di biancheria stesa. “Signora Amalia” si sentiva ripetere per almeno 5 o 6 volte.
Le persone che abitavano in quella piazza apprezzavano il lavoro che stavamo facendo e non mancavano di farcelo notare, sia quando le incontravamo in qualche bar, nei momenti di pausa per un caffè, che quando venivano a messa la domenica. Spesso vedevo un gruppetto di signore che si fermavano a parlare, piangendo, con il responsabile del convento, nostro “zio” , ma non vi ho mai dato importanza, in fondo era un quartiere povero e sicuramente quelle signore erano là per chiedere qualche aiuto economico. Certo non era una bella zona! Ogni 3 o 4 ore una volante della polizia faceva un giro di perlustrazione in quei vicoletti stretti, a volte “attaccata” a una piccola ape car della nettezza urbana che girava nel quartiere per raccogliere la spazzatura e che costringeva l’auto della polizia ad andare a passo d’uomo.
Qualcuno al mio paese mi aveva detto che era un quartiere pericoloso e che vi vivevano molti delinquenti alcuni dei quali appartenenti alla NCO. Personalmente non mi sono mai accorto di nulla, ne è mai successo qualcosa che mi facesse pensare ad un quartiere pericoloso. Anzi, lo trovavo bellissimo, sembrava una di quelle scene che si vedevano nel film “L’oro di S. Gennaro”, sebbene meno caotico di quello rappresentato nel film.
Una domenica Padre Orlando, così si chiamava lo zio del  mio amico, ci disse di lasciar stare le stanze di sopra e di iniziare ad imbiancare una sala riunioni di fianco alla cappella. Ci chiese se potevamo restare fino al mercoledì perchè aveva bisogno che il salone fosse pronto  in 4 o 5 giorni. La richiesta ci sorprese un pochino. Non erano più importanti le stanze da affittare? A cosa serviva il salone se  non si era neanche pensato a come organizzare un oratorio o un centro di aggregazione giovanile? Non ci ponemmo tante domande, in fondo dovevamo comunque finire di imbiancare tutto il convento!
Mancava ancora qualche mese per finire i lavori. La domenica mattina sembrava ci fosse più gente in chiesa e il gruppetti di signore che prima si fermava a parlare dietro l’altare non si vedeva più. Dopo la messa andavano nella sala riunioni, che avevamo finito di imbiancare una quindicina di giorni prima, dove restavano a parlare per qualche ora.
A settembre, dopo 5 mesi di lavoro, avevamo pulito tutto il convento in modo decoroso. Il nostro lavoro era finito. Mi dispiacque sapere di non poter più tornare il sabato e la domenica. La gente era simpatica e a volte anche divertente, non si curava tanto delle apparenze che, viste dall’esterno, facevano sembrare quell’area un quartiere degradato. Anzi sembravano felici. I vocii, le urla lanciate ai ragazzini che giocavano,  le canzoni napoletane quando si stendevano i panni, creavano un’atmosfera familiare come se vivessero tutti in una unica casa e non in un intero quartiere.
Nel mese di dicembre decidemmo di ritornare per fare visita a padre Orlando, era il periodo pre-natalizio. Non so perchè ma avevo la sensazione che le cose non erano più come qualche mese prima. Sentivamo come se fossimo spiati, controllati.
Padre Orlando ci accolse come sempre amorevolmente. Ci raccontò che era riuscito ad ottenere dei fondi dalla legge 219 per la ristrutturazione del convento, che nel salone che avevamo pitturato, aveva organizzato un Centro dove diverse donne del quartiere, e qualcuna anche da più lontano, si incontravano per discutere dei loro problemi, che le cose erano cambiate e che non potevamo più tornare a trovarlo dato che lui stesso era stato trasferito in Puglia. Ma come dopo solo due anni a Napoli? Dopo aver sistemato tutto il convento e aver ottenuto fondi per la sua ristrutturazione? Dopo aver procurato, a prezzi modici, un posto per dormire a studenti provenienti dall’Africa?
Non ci diede spiegazioni.
Qualche mese dopo lessi sui giornali che a Napoli molte mamme avevano iniziato a denunciare i propri figli tossicodipendenti e che si era costituito un gruppo di donne, nei quartieri spagnoli,  che  i  giornali definirono le “ le madri coraggio”.
Il mio amico Franco mi spiegò qualche tempo dopo che suo zio era stato trasferito perchè era in pericolo. Un uomo, una domenica , dopo la messa, era andato dietro l’altare e aveva consegnato un lungo coltello con la lama retrattile a suo Zio, dicendo che era lì per eseguire un’ordine ma che, dopo aver ascoltato la messa, non se la sentiva più. Consigliò al prete di andarsene e di fretta perché sarebbe venuto qualcun’altro. Gli consegnò l’arma con cui avrebbe dovuto eseguire l’ordine  e sparì.
Padre Orlando fu trasferito pochi giorni dopo.
La Napoli che ricordo io è quella degli anni ’80,. Non quelli della camorra e  degli omicidi. Quella dei cittadini che abitavano a Piazzetta della Trinità degli Spagnoli e che si adoperavano per trovarci un parcheggio, delle mamme che dietro l’altare della cappella confabulavano con il prete e piangevano, del richiamo domenicale alla signora Amalia. La Napoli  delle “madri coraggio”.

Piccole Storie Crescono | s1-1

INCIPIT
Visita al Ueno koen, uno dei parchi più antichi di Tokyo, inaugurato nel 1873, pochi anni dopo che la restaurazione dell’Imperatore Meiji mettesse fine al dominio politico e militare dello shogunato Tokugawa, dinastia di signori feudali che dal 1603 al 1868 governarono il Giappone.

STORIA 1
2. Deborah Capasso de Angelis

Entriamo nel tempio di Benten-do sull’isoletta al centro del lago. Luca respira profondamente, quasi volesse farsi penetrare dal delicato odore dei fiori. Io lo guardo e lo riscopro, un uomo che tocca con mano quello che finora aveva sognato. Sorride e chiude gli occhi, è felice.

3. Lucia Rosas
Come Saigo Takamori: con l’aria fiera di chi guarda al domani e io nel ruolo del cane fedele mi chiedo cosa accadrà. Non mi stupirei se per cena proponesse di indossare il kimono. Troppe sensazioni a pelle.

4. Anna Aquilone
Ogni volta che visito un paese straniero è la stessa storia,insieme alla gioia della nuova esperienza si accompagna una stana malinconia, un formicolio nello stomaco, simile all’innamoramento. Gli odori , i sapori e i colori che sto metabolizzando lentamente, diventano  parte di me ,fino a quando, improvvisamente riconosco luoghi e situazioni…  . Li chiamano déja-vu !

5. Sabato Aliberti
Luca mi spiega che il tempio di Benten-do è dedicato alla patrona degli innamorati, della ricchezza e delle arti. Mi viene in mente la nostra festa di S.Valentino. Il contrasto tra spiritualità e matrialismo.

6. Dora Amendola
Ma l’atmosfera quasi mistica, che nello splendido luogo aleggiava leggera e che dolcemente aveva rapito Luca e me, all’improvviso fu rotta dall’insistente e quanto mai inopportuno squillo del telefonino. Acciderbolina! Avevo dimenticato di spegnere l’infernale aggeggio! “Papà, ma fai sempre questo!” tuonò Luca con uno sguardo di benevolo biasimo.

7. Lucia Rosas

Stavo replicando che omaggiavo questa terra usando un loro prodotto di punta quando lo sguardo di pietra di un signore anziano mi ricordò che eravamo lì per il piacere della compagnia e spegnerlo non mi avrebbe fatto male.

8. Stefania Bertelli
Prima di spegnerlo, però, non rinunciai a darci una sbirciatina. Diamine, avrebbe potuto telefonare chiunque: qualche parente che stava male, un amico che non sentivo da tempo, qualcuno che mi offriva un lavoro nuovo e interessante. Non potevo certo, in nome della spiritualità, rinunciare, a cuor leggero, a quella che sarebbe potuta essere la chiamata più importante della mia vita!

9. Lucia Rosas
La curiosità uccise il gatto. e lo fece anche stavolta. Era dall’Italia e non era in memoria. Ormai la chiamata era persa  e la mia fantasia galoppava, chi aveva avuto quel numero? Sapeva che stavo dall’altra parte del mondo? Deciso, avrei richiamato in albergo, uno strano brivido lungo la schiena mi diceva di farlo.

10. La Musa
Il tempo di una doccia veloce, mettermi comodo ed eccomi pronto; compongo il numero e resto in paziente attesa, che ore sono? qui in Giappone sono le 11.55 p.m. in italia siamo intorno alle 8 di mattina, “menomale” mi dico, è un’orario decente per chiamare. dopo una lunghissima attesa di tuuuuu tu tuuuuuuuu, la voce metallica del disco mi dice che il numero nn è raggiungibile. e vabbuò, sono stanco e nn insisto, una buona salutare dormita mi rinfrancherà dalle fatiche e le emozioni della giornata appena conclusa. chiamerò appena mi sveglio, orario permettendo.

11. Carmela Talamo
Storia 1.11 Infatti, alle 2.30 (ora locale) il trillo del cellulare mi catapulta letteralmente giù dal letto. A malapena riesco a farfugliare un pronto che se lo avessi pronunciato in giapponese sarebbe stato più comprensibile. Dall’altro capo del mondo mi arriva uno “Ciao Vincè” fresco e pimpante “Volevo essere sicuro di non disturbare e ho chiamato prima di pranzo” Ma chist chi è?

12. Lucia Rosas
Una cosa è certa: non è una delle mie solite frequentazioni. Cerco di ascoltare il suone della voce, l’inflessione ma non mi sovviene niente. Oddio panico! Fa che non sia una rimpatriata scolastica, ho fatto una fatica immane a ritagliare questa vacanza. Ma così non ascolto cosa dice.

13. Viviana Graniero
… ma una frase mi riporta alla realtà ” Vince’ ma che hai combinato”… ma sì, adesso lo so, questa voce la conosco! e finalmente ascolto quello che mi si dice dall’altra parte “Vincé, sono Salvatore… ma che hai combinato???? e dove stai???? è venuta a cercarti la polizia!”

14. Carmela Talamo

“Vincè ma mi senti? Mi pare che stai dormendo”. Ancora Salva… Gaetano!! D’un tratto la faccia di mio fratello si materializza davanti ai miei occhi. “Gaetà ma lo sai che ore sono?” “Sarà ‘a mezza, ma perchè stai mangiando?” “Gaetà sono le 2,30” “Allora ‘e mangiato già?” “Di notte Gaetà. Sto A Tokyo” “Tokyo? ma non era il mese prossimo? WOW! e mò che fai?” “Dormo Gaetà, dormo, con il permesso tuo e di Salvatore”.

15. Adriano Parracciani
Ma come? Vai in Giappone e dormi? Io nun dormisse mai. Vabbuo’, comunque ti ha cercato la polizia, dice che c’è un problema con il tuo passaporto e che non puoi espatriare. Oh, ma mo comme faje se sei già espatriato?

Piccole storie crescono | Numero Zero

Incipit
Scrivo a Piero per dirgli dell’idea di portare con me, naturalmente a mie spese e trovandogli una sistemazione autonoma, mio figlio Luca, che ha 25 anni, studia lingua e cultura giapponese e ogni tanto cucina anche giapponese.

Storia 1
2. Deborah Capasso de Angelis

Aspetto con ansia la risposta sperando che mi dica di non preoccuparmi per Luca. Sarà anche lui un gradito ospite!

3. Daniele Riva
In fondo i giapponesi sono noti per la loro maniacale precisione, per l’accanita ostinazione nell’osservare le regole e per la loro squisita ospitalità. Piero non dovrebbe avere difficoltà a convincerli.

4, Vincenzo Moretti
Purtroppo mi sbagliavo. Naturalmente non su Piero e neanche sull’ospitalità giapponese. E’ che ragioni di forza maggiore impongono di annullare ogni viaggio verso il Giappone. La delusione è tanta. Propongo a Luca di tornare a Sydney. Non me lo fa dire due volte.

5. Viviana Graniero
Tutto sommato, dice Luca, un nuovo viaggio avventuroso non è poi una cattiva idea e c’è sempre tempo per il lontano Oriente…
Surf, natura salvaggia e la grande città… ma sì, partiamo!

6. Anna Aquilone
Partiamo?  Ma quanto tempo ci vuole per arrivare dall’altra parte del modo ? Non voglio nemmeno pensarci…anzi …ci penso proprio, tutto quel tempo senza cellulare che squilla, solo con i miei pensieri e con…quanti libri riuscirò a leggermi durante il volo ?! Un sorriso si allarga sulla mia faccia. Partiamo !

7. Dora Amendola
In realtà Luca è un patito del mare e della tintarella e visto che in questo periodo in Australia è estate, il ritorno a Sidney non gli è per nulla dispiaciuto. Certo il Giappone ha il suo fascino, ma non importa perché sarà sicuramente la meta del nostro prossimo viaggio.

8. Viviana Graniero
Australia arriviamo! In aereo Luca mi elenca tutti i posti da vedere, tutto quello che assolutamente non possiamo perdere… mi ha comprato anche uno di quei costumi che sembrano pantaloni da rapper, non ho avuto il coraggio di dirgli che sarei stato più a mio agio persino con un costume alla tarzan che con uno di quei cosi… pazienza, mi adatterò anche a questo…

Storia 2
2. Stefania Bertelli

E’ la prima volta che facciamo un viaggio noi due, da soli. Sono un po’ preoccupato, perché non so come andrà, ma anche molto eccitato. Mio figlio è diventato un uomo e quasi non me ne sono accorto: le sue competenze rappresentano per me una sfida. Il suo amore per la cultura giapponese mi aiuterà a conoscere meglio quel paese.

3. Vincenzo Moretti
Adesso che non si può, cosa darei per fare un viaggio da solo con mio padre. Certo che è strana la vita, al tempo avrei inventato chissà quali scuse per evitarlo. Era testone, prepotente, voleva avere sempre ragione lui. Proprio così, era un uomo straordinario.

4. Daniele Riva
Chissà cosa avrebbe pensato di questi grattacieli, della monorotaia veloce, della monnezza che vengono a prendere a casa. Avrebbe borbottato qualcosa del tipo “Chisto è tutto n’atu munno! Però Napule tene ‘o sole!”

5. Cinzia Massa
Ah, papà. Grande filosofo della quotidianità. Mi assale un moto di tristezza interrotto quasi bruscamente da Luca che mi dice: “senti pà con il gruppo stiamo pensando ad un concerto di inizio primavera…” “oddio – penso – non gli ho ancora detto nulla del Giappone!”

6. Tina De Simone
Un concerto??? questa primavera??? No, devo parlargli subito, non posso più rimandare… deve sapere!! Omai è un uomo, il bambino capriccioso che era da piccolo è cresciuto. Gli dirò della visita e della brutta notizia che mi ha dato il medico. Questo viaggio con lui è troppo importante ora!

7. Vincenzo Moretti
Per essere brutta, la notizia è brutta. Però come tutte le volte in cui non puoi farci più niente, è inutile stare a piangerci sopra. E poi quante volte i medici si sono sbagliati. Ho cambiato idea, a Luca non dico nulla, deve decidere se venire con me senza condizionamenti.

Storia 3

2. Cinzia Massa

Bhè, diciamola tutta, per Luca sarebbe una gran bella esperienza, per me, che sono negato a fare cose pratiche e parlo poco l’inglese, una grande compagnia.

3. Viviana Graniero
Ci divideremo le valigie: i miei maglioni misti alla sue T-shirt, i suoi cd misti ai miei… i nostri libri… quegli stessi che ho letto io e che ora ritrovo sul suo comodino e mi danno uno strano senso di malinconia e insieme di orgoglio.

4. Vincenzo Moretti
Assurdo. Luca mi ha detto che lo hanno preso a lavorare alla Feltrinelli. Lo so che il lavoro è importante, ma adesso io come faccio? Rimandare non posso. Andare da solo non mi va. Mi sa che intanto me ne vado a Procida da Salvatore. Sono il luogo e la persona ideale per rilassarsi e pensare.

5. Viviana Graniero
E mentre scelgo qualche libro da portare con me a Procida mi arriva una mail… “Ehi, ma per quel caffé poi???? bacio, Carla.”
Ecco giusto lei ci mancava ad incasinare la mia vita… che faccio, parto o resto?

6. Maria Maddalena Fea
Detesto dover scegliere, quando entrambe le situazioni mi interessano.
Sono ancora arrabbiato con Carla, ma leggendo la sua mail ho avvertito le farfalle nello stomaco, è una sensazione che mi piace nonostante tutti i problemi che comporta…e ne comporta sempre tanti avere a che fare con lei…

7. Viviana Graniero
E’ una persona particolare e il mio buon senso mi dice di starle alla larga, ma poi la guardo sorridere e si apre un mondo… ha quel sorriso infantile, che ti strega e ti fa abbassare le difese… ma sì… infondo si tratta solo di un caffé, che male c’è?

8. Maria Maddalena Fea
Prima però telefono a Salvatore e gli confermo che domani nel primo pomeriggio sarò da lui, così mi metto al riparo  da un eventuale colpo di testa nel caso in cui il sorriso di Carla stasera fosse più ammaliante del solito…e poi le scrivo proponendole un aperitivo al solito posto, quello dove abbiamo litigato l’ultima volta…ripartire da lì per ricostruire una parvenza di rapporto mi pare una scelta sensata…
La sua risposta arriva immediata “non posso aspettare fino a stasera. Mi stanno succedendo cose strane, devo vederti SUBITO”

9. Stefania Bertelli
Le avventure di Carla non rappresentano per me una novità. Quando la conobbi, era la persona più incasinata del mondo. Non sapeva decidersi tra due lavori e neppure tra due fidanzati. In quel marasma mi ero infilato io. Forse mi piaceva proprio per quello: nessuna certezza, nessuna stabilità, nessun impegno (da parte mia).

10. Maria Maddalena Fea
La giornata trascorre veloce. Preparo la valigia e mi rilasso nel silenzio di questa casa che ha il potere di rigenerarmi, tra un disco di Coltrane e un paio di caffè con inevitabile sigaretta. Puntualmente alle sette mi trovo all’appuntamento, preparato a non indispormi per il classico quarto d’ora di ritardo che senz’altro, come al solito, avrà Carla. E invece no. Me la trovo davanti appena varco la soglia del bar. Mi fermo interdetto a guardarla, seduta ad un tavolino in fondo alla sala. Avvicinandomi mi rendo conto che qualcosa non va veramente, in lei.

11. Tina De Simone
“Carla” le dico quasi bisbigliando. La luce nei suoi occhi è fioca e nel sorriso accennato non c’è spensieratezza infantile, ma una tristezza raggelante!!!
“Siediti” mi dice ed io paralizzato da tanta serietà, sto su quella scomoda sedia.

12. Viviana Graniero
“Sono Incinta” mi dice seria, buttando rapidamente giù un intero bicchiere d’acqua, “me l’ha confermato il medico qualche ora fa…”

13. Adriano Parracciani
Cavolo, non so cosa dire in queste situazioni. Non ho mai la casella pronta per la situazione giusta, come diceva il grande Giorgio Gaber in una delle sue canzoni. Provo a buttarla sul gioioso – ma è una notizia fantastica – le dico impostando il miglior sorriso del mio armamentario – E cosa ci sarebbe di fantastico, scusa? – replica lei secca – Ma come? Stai per diventare mamma, non lo trovi fantastico? – Mi guarda dritto negli occhi ed intuisco che sta per dirmi qualcosa di eccezionale – Bene, allora troverai sicuramente fantastico che tu stia per diventare nonno ! –

14. Cinzia Massa
Nonno?!! Trasecolo, sbando, mi si accappona la pelle. Carla è li che mi guarda. La guardo. E’ bella, allegra, coinvolgente, è giovane. Si è vero ho sempre pensato che prima o poi tutto sarebbe finito. Del resto non ha nemmeno trent’ anni, ed io ……Ma Luca no!!!! Con mio figlio no!!

15. Maria Paraggio
Che stupido che sono stato! Come ho fatto a non accorgermi di niente! Penso tra me. Mi sento un cretino. Non so cosa rispondere. Mi sento doppiamente tradito. Mi alzo, le tendo la mano salutandola e le dico ” Vi auguro di essere felici e buoni genitori”. Devo uscire in fretta, ho bisogno di aria.

16. Maria Maddelena Fea
Ripenso affannosamente ai colloqui con Luca avuti ultimamente. E’ vero, mi aveva accennato ad una nuova presenza femminile nella sua vita, ma non ci avevo fatto molto caso, lui è così, si infiamma facilmente e la settimana dopo con nonchalance mi comunica che no, era un falso allarme, già tutto finito, la prossima sarà di sicuro quella giusta e avanti così…

17. Felicia Moscato
Volevo andare da Salvatore per rilassarmi e pensare ma credo che Procida non sia più la soluzione giusta. In questo momento ho più confusione in testa io che quella che generò il Big Bang. Devo fermarmi un attimo, ripensare al mio obiettivo e fare delle scelte. Deciso: metterò in atto un veloce processo decisionale per arrivare alla scelta meno sbagliata. Parto con Riccardo o rinuncio a Tokyo?

Storia 4
2. Cinzia Massa

Bhè, diciamola tutta, per Luca sarebbe una gran bella esperienza, per me, che sono negato a fare cose pratiche e parlo poco l’inglese, una grande compagnia.

3. Maria Paraggio
Magari Piero mi prenderà in giro , ricordando il film ” In viaggio con papà”. L’abbiamo visto insieme, nel 1982. Eravamo giovani e pieni di sogni, progetti, ambizioni proprio come il mio Luca. Sognavamo l’America, grandi città, successo e soldi. Chi l’avrebbe mai detto che la sorte ci avrebbe diviso e destinati a luoghi così distanti geograficamente e culturalmente!

4. Deborah Capasso de Angelis
Chissà che impressione faremo ai giapponesi! Due “giganti buoni”! Magari ci ripenso, lascio a casa Luca e chiedo ad Adriano di accompagnarmi!

5. Adriano Parracciani

E così vedrebbero un “gigante” ed un “genio”. Uhm, no; Adriano sarà pure geniale ma di lingua e cultura giapponese ne sa meno di un pastore sardo, con tutto il rispetto. Absolutely, meglio Luca, no doubt.

Storia 5
2. Cinzia Massa

Bhè, diciamola tutta, per Luca sarebbe una gran bella esperienza, per me, che sono negato a fare cose pratiche e parlo poco l’inglese, una grande compagnia.

3. Adriano Parracciani
Però, per dirla veramente tutta manca ancora qualcosa: che ho una gran voglia di fare questo viaggio con lui; padre e figlio soli per il mondo.

4. Maria Maddalena Fea
La risposta di Piero arriva il giorno dopo. Fisso sconcertato lo schermo e rileggo la mail più volte…ma come è possibile?!?

5. Carmela Talamo
Piero mi scrive che, conoscendomi, era sicuro che avrei voluto condividere questa avventura. Ha già organizzato tutto per due. Gli mancava solo di sapere il nome del mio accompagnatore.

Storia 6
2. Paola Bonomi

E Luca sarebbe un perfetto interprete, non tanto del mio “partenopeo english”, quanto di quella sciolta parlata con le mani e con il corpo, di quell’eccesso d’affettività verbale che potrebbe fare insorgere incomprensioni con i cari amici giapponesi. Già mi vedo e sorrido.

3. Daniele Riva
Che poi, magari, mi scappa un gesto – che so? di allargare le braccia in segno di rassegnazione – e quel gesto in Giappone vuol dire tutt’altra cosa. Anche perché, mi hanno detto, ci sono gesti per gli uomini e gesti per le donne. E se faccio quello da donna, che figura ci faccio? Luca potrebbe salvarmi.

4. Stefania Bertelli
Mi viene in mente, a questo proposito, che Luca ed io, una volta, abbiamo visto insieme un film, si chiamava “Lost in traslation”, proprio ambientato a Tokio, dove il protagonista faticava a mettersi in contatto con i giapponesi, quanto abbiamo riso! Mi ero identificato in quell’attore molto alto, di cui non ricordavo il nome, ” ma è Bill Murray, papà, quello di Ghostbusters”.

Storia 7
2. Carmela Talamo

Luca. All’improvviso la tenerezza dei ricordi si confonde con la speranza per il futuro. Lo rivedo tentennante che muove i primi passi e lo immagino sicuro che mi guida per la sconosciuta metropoli e…poff…è arrivata la mail di Piero.

3. Paola Bonomi

La risposta è positiva al punto che ha già pianificato il nostro viaggio. Quindi abbandono subito la nuvola dei ricordi che mi aveva assalito e cedo totalmente anima e corpo a nuove sensazioni: paura, eccitazione, curiosità. In una parola (anzi due): Giappone, arrivo!!!

4. Vincenzo Moretti
Ancora l’avviso di ricevimento mail. Ancora Piero. Mi dice che si è scordato di dirmi che dovrei fargli un favore: portare in Giappone il suo vecchio cane. Portare in Giappone un cane? Ma si può fare? Come si fa? E chi glielo dice a Luca?

5. Viviana Graniero

Ed eccomi il giorno dopo a girovagare su internet per cercare qualche informazione su come far viaggiare gli animali… e mentre spulcio, trovo questo stranissimo sito… un’illuminazione!

6. Maria Paraggio
Così scopro che per portare in Giappone un cane è necessario un controllo sanitario. Inoltre deve essere dotato di Microchip (discernimento di individuo), 2 vaccinazioni contro l’idrofobia, esame del sangue,180 giorni di quarantena in Italia, dichiarazione di importazione al Servizio Quarantena Animali giapponese entro 40 giorni prima dall’entrata in Giappone. Insomma, un dirottatore salirebbe su un aereo più facilmente di un cane!

7. Paola Bonomi
E poi parliamone di questa idea di cane: pesa poco più di due etti, se lo nascondo in una tasca della giacca scompare ed è di una marca che non riesco nemmeno a pronunciare…ciuaua  ci che?

8. Adriano Parracciani
Mentre mi affanno ansiosamente alla ricerca di una soluzione, arriva una nuova email di Piero, dalla quale scopro il suo l’animo burlone che ignoravo. Mi scrive che il suo “vecchio cane” è in realtà un quadro di uno sconosciuto pittore fiammingo, antico regalo di una sua ex a cui è tanto affezionato.

9. Tina De Simone
Ma quanto sarà grande questo quadro??? Come dovrò imballarlo?? Come lo imbarco sull’aereo? Dovrò mica portarlo su come bagaglio a mano??? entrerà dal portellone? Preferivo il cane …. il ciuaua almeno lo nascondevo in tasca!!!

Storia 8
2. La Musa

La risposta non si fa attendere, Piero ha dato il suo benestare. Me lo comunica via mail, una domenica mattina, il viaggio è prefissato per il mercoledì successivo; giusto il tempo di stivare due trolley e si parte. Napoli-Roma-Milano-Tokyo: 13 ore e spicci con voli diretti, Dio ci scampi da eventuali subbugli aeroportuali. Luca non sta nella pelle e io come lui. La terra degli Shōgun ci attende; mi torna alla mente Itto Ogami – al quale peraltro assomiglio un po’ – e suo figlio Daigoro, un bel connubio di amore paterno/filiale e complicità.

3. Vincenzo Moretti
Tra pochi minuti comincieremo a sorvolare la Russia, Luca mi parla di quando siamo tornati dall’Australia mentre io sono alle prese con il tavolino che nn riesco a far uscire dal bracciolo.
Le parole sono rassicuranti, il tono di voce no. Luca che mi spiega che faremo uno scalo non previsto all’aeroporto di Mosca. Perché? Per quanto tempo? Ho una paura matta, ma faccio finta di niente.

4. La Musa
Attimi, frammenti di tempo che sembrano interminabili quando è la paura a farla da protagonista; respiro lungo, scrollo la testa per spostare ‘sti pensieri molesti, non voglio assolutamente trasmettere a mio figlio quest’ansia che mi sta pervadendo e ci riesco. L’aereo, fra un beccheggio e un altro, è entrato nei fasci di luce della pista d’atterraggio: Sheremetyevo Airport, voli internazionali. tutto sommato, assomiglia un pò all’aeroporto di Perth del viaggio australiano. la paura è scemata, Luca è sorridente; siamo consapevoli che ci attende una lunga fila per gli inflessibili rigidi controlli, finiti i quali ci indirizzeremo verso un albergo sulla Moskova, temperatura: -7°

Storia 9

2. Sabato Aliberti

Con la precisione che lo caratterizza, Piero mi risponde in giornata dicendomi che non ci sono problemi e che, anzi gli fa piacere. E poi è curioso di assaggiare una prelibatezza nippopartenopea.

3. Anna Aquilone
Sushi ? Saschimi ? Ma non lo sa Piero che anche noi campani siamo maestri con il pesce ? Avete presente quelle alicette crude marinate, che fanno , per esempio, a Capri ? Luca ifatti, sa preparare un piatto fatto proprio con alici marinate e…riso !

4. Viviana Graniero
Questa cosa deve averla ereditata dalla madre, la passione per la cucina… che poi è come la passione per i viaggi: è lo scoprire i sapori e gli odori, è il miscelare, l’integrare e poi assaggiare quello che non si conosce o che si conosce pure, ma che alla fine è sempre diverso.

5. Anna Aquilone
Si, voglio tentare di mischiarmi ai colori ed agli odori di questo paese,tentare, per il tempo che sarò qui,di assumere il loro punto di vista, di pensare all’orientale. Per prima cosa, sfidando le risate di Luca e Pietro, vado a comprarmi un bel kimono!

6. Carmela Talamo
Già, comprare un Kimono! Avete idea di quale sia l’altezza media di un giapponese? Posso solo dirvi che è molto, ma molto lontana dalla mia. Comunque non sarà certo qualche centimetro ad interrompere il mio processo di integrazione.

7. Viviana Graniero
E infatti quando rientro a casa col mio Kimono-minigonna, Luca mi prende in giro e ride come un matto… ma io non mi smuovo di un passo e ficco il mio nuovo acquisto in valigia. Ne sono ogoglioso e niente e nessuno mi farà cambiare idea.

8. Paola Bonomi
In kimono, calzini e mocassini, sarò protagonista e portavoce di una cultura occidentale curiosa di confrontarsi con il vasto mondo a Oriente.
Eh, sì! Proprio una grande occasione: crescere ancora.

Storia 10
2. Adriano Parracciani

La fissa del Giappone gli venne sin da piccolo, a forza di guardare quei bruttissimi cartoni animati manga. Non che avvessi un pregiudizio ideologico, ma francamente non riuscivo a vedere in Ken il Guerriero l’evoluzione di una Pantera Rosa o di Wile Coyote e Beep Beep.

3. Felicia Moscato
La stessa fissa continuò a maturare in lui quando per il suo 15°compleanno gli regalai un bel bonsai di acero rosso giapponese. Pensai che, data la sua passione per il Giappone, un bonsai poteva essere un’ottima sostituzione del classico”cucciolo da appartamento”.

Storia 11
2. Cinzia Massa

Bhè, diciamola tutta, per Luca sarebbe una gran bella esperienza, per me, che sono negato a fare cose pratiche e parlo poco l’inglese, una grande compagnia.

3. Adriano Parracciani
Però, per dirla veramente tutta manca ancora qualcosa: che ho una gran voglia di fare questo viaggio con lui; padre e figlio soli per il mondo.

4. Stefania Bertelli
Accidenti agli smemorati! Mi sono dimenticato di chiedere a Piero dove io sarò alloggiato; mi ero raccomandato di trovare un luogo, il più possibile familiare ed accogliente, vista la mia contrarietà verso gli alberghi modernissimi e anonimi . Invio perciò una seconda mail.

5. Tina De Simone
Ricevo il letto al mio scritto … la seconda mail è arrivata. Vediamo cosa risponde …
Ancora “Invia-ricevi” e arrivano le notizie da Piero:
Caro amico mio, visto che cercavi un posticino accogliente e poco moderno, ti ho trovato una camera presso una tradizionalissima famiglia giapponese, spero gradirai lo sforzo che ho fatto per te! Io invece starò in un’altra stanza, proprio in uno di quei modernissimi alberghi che tu odi, ma ci vedremo, stai tranquillo.

Storia 12
2. Paola Bonomi

E Luca sarebbe un perfetto interprete, non tanto del mio “partenopeo english”, quanto di quella sciolta parlata con le mani e con il corpo, di quell’eccesso d’affettività verbale che potrebbe fare insorgere incomprensioni con i cari amici giapponesi. Già mi vedo e sorrido.

3. Tina De Simone
Viene da ridere anche a me!!!
Siamo sicuri che Luca potrebbe davvero spiegare ai cari amici giapponesi come mai davanti a del pesce crudo, un uomo può brontolare tanto???
“ma chisto nun è magnà!!! … a chi o’ vulite dà!!
Il cameriere giapponese corre al tavolo a chiedere cosa c’è che non va …
Luca, imbarazzatissimo, scuote il capo a destra e sinistra nervosamente, continua a ripetere … 何もない (nulla … nulla) e si alza imbarazzatissimo … cerca con lo sguardo la cassa per poter pagare .. vuole solo allontanarsi!!!
Mi prende sotto il braccio e mi ritrovo all’uscita … con cinque giapponesi che mi fissano e mi ripetono: ARIGATO’ .. ARIGATO’!!!
Ed io: “Luca, addò vaie … chiste hanno capito che ie vulevo a PASTA!!!”

4. Vincenzo Moretti
Per carità. Se gli combino uno scherzo simile Luca sta una settimana senza parlarmi. Di Più. Se ne torna a Napoli. Ancora di più. Mi porta in un posto sperduto di Tokyo e mi lascia lì, sapendo che non sarei capace di tornare neanche in taxi. L’unica sarebbe la polizia, ma sai che figura. No no, su queste cose non si scherza.

Enacrostico Poll

enakapata310  voti
Giuseppe Giordano

9 voti
Deborah Capasso de Angelis

4 voti
Maria Maddalena Fea

3 voti
Cinzia Massa

2 voti
Adriano Parracciani

1 voto

Sabato Aliberti (f.c.), Paola Bonomi, Guglielmo Festa, Valeria Gonzalez, Vincenzo Moretti, Bianca Paganelli, Carmela Talamo

21 partecipanti e 48 acrostici, questo l’esito del gioco Acrostico Enakapata proposto da Adriano Parraciani, ideatore di Sottolineato.
Da adesso e fino a domenica prossima chi ne ha voglia può votare e far votare quello che ritiene più bello. A fianco di ciascuno dei partecipanti ho messo un numero (in ordine di apparizione), si vota indicando il cognome o il numero. :-))))

1. Maria Maddalena Fea
Entrando Nell’Agognata Kermesse Avvicinerò Politici Attempati Torturandoli Appassionatamente

2. Sabato Aliberti
Enzo, Navarra, Anna, Killer Anche Parracciani Acrostici Talentuosi Appostarono
E Non Abbandonare Katia, Altrimenti Perdi Ancora Tanto Amore!
Eccomi Nell’Antica Kioto A Pensare Al Tuo Ardore
Enzo Non Amò Kiara, Anzi Partì Amareggiato, Tanto Angustiato!

3. Deborah Capasso de Angelis
Eccoli Numeri Ambiziosi Ke Arrivano Prevedibili A Travestire Armonie
Everybody Needs A Key A Particular Access To Authenticity
Emotiva Narrazione Ambiziosa Keyworld Argute Parole Accarezzano Turbolenti Anime

4. Adriano Parracciani
Enakapata: Napoletani A Kyoto; Anzi, Prima A Tokyo Andarono
Ehi, Non Abbiamo Killer Abbastanza Pratici A Terminare Adriano
E’ Napoletanità Amara, Kafkianamente Angosciata, Pur Amandola Tanto, Ancora
Enakapata: Nipponico Amore. Karaoke A Parte, Anche Totò Andrebbe
Enakapata: Napoletani Allontanatesi Kilometri A Palate, A Tokyo Arrivarono

5. Irene Gonzalez
Estri Nascenti Accolsero Kimoni Antichi Proponendo Altrove Tempi Ascolti

6. Anna
Ecco, Nemmeno Avessi Kapito A Proposito Ancora Tutto, Amore.

7. Giuseppe Giordano
Esile Nobile Ardente Karma Anela Pacato Auspicio: Tanto Amore
Era Nuova Attesa: “Kaira Ama Pino?” Attesa Tanto Amara
E(N) = Ak ∪ Ap →A  T(A)
Sia E l’insieme degli Eventi a cui partecipano gli attori di una rete (es.: post in un forum)
Sia N il numero dei nodi (attori della rete)
Allora: l’insieme delle relazioni che uniscono gli N attori  attraverso gli Eventi: E(N) è descritta dall’Unione della matrice di affiliazione A dei primi k nodi e la matrice di Affiliazione dei p restanti nodi,  (dove N=k+p) e dalla loro unione si definisce la matrice di affiiazione completa A che, moltiplicata per la sua trasposta, T(A) definisce la matrice di adiacenza delle rete completa degli N nodi in ENAKAPATA: E(N) = Ak ∪ Ap → A  T(A)

8. Guglielmo Festa
Entrai Nell’ Amata Kabul A Portare Amore Tranquillità Ascolto

9. Lucia Rosas
Egli Non Aveva Kapito Astioso Provava Ancora Tanta Amarezza
Erano Nuovi Auspici Ke Aprivano Porte Animando Tanti Ardori
Ecco Non Arrivano Ke Appelli Per Averti Trovato Amore
E’ Nobile Anima (di) Klee Aleggia Parlando Ancheggiando Tortuosi Arabeschi
E’ Notevole Avversario Kasparov Annuii Pensando Tormentati Arrocchi
E’ Nell’Antico Kalahari Amico Poeta Ancora Tutta Acerba
Elementi Naturali Artistici Kahlo Artista Pazza Annunciò Turbinosi Auspici
Esaurita Narrazione A Kiamata Ancora Provo Affondo Toccata Ammirata

10. Valeria Gonzalez
Ensemble, N’ Accepte K’ Amour Passionné, Autrement Trouvé Ailleur

11. Riccardo Moretti
E’ N’Avventura Ke Aiuta Per Attraversare Momenti Amari
Essendo Napoli Andata Ko Aiutarla Puoi Amarla Tanto Anche (con Vincenzo Moretti)

12. Vincenzo Moretti
Entrando Nell’Antica Kyoto Ascoltò, Poi Aspettò, Trovando Amore
E Nun Alluccà Kabuki. A Piazzetta Augusteo Teatro Abbasta

13. Gerardo Navarra
Eva Non l’Afferrò, Kostrinse Adamo Promettendogli Amore: Tentazione Amara!

14. Paola Bonomi
Eccoti  Notte  Avvincente. Kimoni Aperti Protesi Al Tramonto
E’ Notte Ancora. Kimono Avvolgimi e Proiettami Al Teatro Astrale

15. Daniele Riva
È Necessario A Kyoto Andare Per Apprezzare Terra Amata

16. Carmela Talamo
Empatica Narrazione Affascinante Ke Accorpa Parenti Amici Transitati Affettuosamente

17. Bianca Paganelli
Estasiato Nell’Azione Kamikaze Ambisci Paradisi Ammazzando Tante Anime?

18. Stefania Bertelli
Eziandio Noi Abbiamo Kant A Parlare Ai Tanti Amici
Essendo Nato A Kyoto Attende Pazientemente Altri Turisti Aerotrasportati
Eppur Nostro Amato Kolbe Aveva Pensieri Tutti Apostati
Eccoci: Noi Anime Kiare Avanti Possenti Autori Tesoro Ameno
Eccolo Nuovo Attore Keynesiano Americano Presidente Avventurarsi Terreno Ascoso
Effettivamente Noi Arranchiamo Koala Animali Protetti Avanziamo (pian pianino
ascendendo) Torre Avita

19. Cinzia Massa
E’ Necessario Avere Karma Attraente Per Allacciare Tante Amicizie

20. Concetta Tigano
Entra Nell’Anima Klimt Audace Pittore Austriaco Tanto Amato!!!

21. Alessandro Trovato
E Noi Audaci Klingon Andiamo Protervi Alla Terra Amata