L.F. è da qualche minuto in sala operatoria.
L’intervento alla parotide non è certo di quelli nei quali si rischia la vita, ma la tensione è tanta.
Più avanti scopriremo che la faccenda era decisamente meno banale di quanto non apparisse a prima vista, ma per ora bastano a nutrire la nostra inquietudine i tanti, quotidiani, esempi di malasanità che infestano questo nostro Paese.
Appena da qualche giorno Massa di Somma ha anche per noi un suo posto preciso nella geografia della regione, così come la clinica convenzionata Nostra Signora di Lourdes. E’ trascorsa già quasi un’ora da quando io e G.D.P. abbiamo cominciato a percorrere avanti e indietro lo spazio antistante l’entrata. Chiacchieriamo. Camminiamo. Consumiamo un improbabile caffé al bar poco distante. Ritorniamo dentro.
Un uomo sulla settantina è proprio lì sulla soglia. Si sposta un paio di metri di lato. Allunga la testa come a nasconderla dietro una delle colonne che reggono il porticato. Non abbastanza da non essere visto. Sputa per terra. Tutto prosegue come prima. Anzi no. Giunge una giovane donna, a vederla neanche trentanni, il grosso pancione che annuncia l’arrivo ormai prossimo di un bambino. Accende una sigaretta. La fuma avidamente. Accartoccia il pacchetto ormai vuoto tra le mani. Fa due passi. Lo butta per terra dietro una delle colonne.
Non ci sono parole.
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L’amore addosso
Sfondo bianco.
Linee nere e rosse che si cercano.
Si intrecciano.
Si fuggono.
Dama di cuori.
L’amore addosso.
Pensieri che sanno di tempesta.
Occhi che dicono di malinconia.
Fuori solamente pioggia.
Mentre il racconto va.
Nel’aria odore di sogno.
Domani poi chissà.
Grazie Miozzi
Roberto Miozzi è il padre di Luca, uno dei tre ragazzi morti (gli altri 2 erano David Donzel e Michael Val) una settimana fa sull’autostrada A 26, svincolo di Genova Voltri, in seguito all’impatto con un tir guidato dal senegalese Bamba Kebe Mamadou.
Grazie a lui e ai genitori degli altri 2 ragazzi per essere riusciti anche solo a pensare, in un momento per loro così atroce, di aiutare la moglie e i 6 figli di Mamadou.
Grazie per aver raccolto 4800 euro, per aver permesso alla moglie e ai figli di Mamadou di dargli l’ultimo saluto.
Grazie per queste parole. “Non abbiamo mai pensato che fosse stata colpa sua. Era un povero extracomunitario che lavorava come gli altri, anzi forse di più degli altri, e in 22 anni non aveva mai avuto incidenti. Purtroppo era alla guida di un tir vecchio, supercarico e malandato”.
Grazie per avere avuto il coraggio e il senso civico di guardare all’ “altro”, come a una persona.
Grazie per non aver ceduto ai luoghi comuni.
Grazie per la loro lezione di civiltà.