I remember. Ricordo che il momento dell’abbrancata era quello più eccitante del cenone della vigilia. Dopo, con i dolci, sarebbe tornata l’armonia e la pace che si addicono al Natale, ma quello era il momento della competizione. Di più. Della più accanita, agguerrita, fraticida, chiassosa, giocosa lotta dell’anno.
Come si svolgeva? Noci, noccioline, mandorle, castagne infornate, ecc. venivano riversate al centro del tavolo e ad un cenno di papà io, Antonio e Gaetano e Nunzia cercavamo di abbrancare”, cioé di afferrare, conquistare, accaparrare quanto più era possibile. Le gomitate si sprecavano. Così come le risate. E i tentativi quasi sempre infruttuosi di infilare le mani sul bottino già conquistato da fratelli e sorella.
Era quasi una lotta senza quartiere. Estremamente divertente. Che aveva fine solo quando mamma, gerla in mano, passava in rassegna la “truppa” intimando la restituzione del “maltolto”. A suo dire era per evitare il sopraggiungere di fastidiosi mal di pancia, ma noi abbiamo sempre pensato che intendeva evitare soprattutto che le “scorte” si esaurissero prima del tempo, il giorno della Befana.
La più bella ex contadina del mondo, nostra madre, su questo punto era inflessibile. Il procedimento era lo stesso a Pasqua. Le letterine piene di buoni propositi sotto il piatto di Papà. Papà che con grande “sorpresa” le notava, le leggeva, si commuoveva e ci dava mille lire ciascuno, mamma che passava con la mano aperta per ritirare le milel lire che le avrebbe conservate lei per quanto ci servivano.
Le avete mai viste voi le mille lire di papà? Neanche noi.
Tanti anni fa ho scritto che il Bel Paese lo vedo proprio così. In balia di chi pensa che non resta che abbrancarne i pezzi, che siano di territorio, di media, di magistratura o di quant’altro poco importa. Il tutto senza divertimento. E senza che si intraveda chi abbia la capacità e i “titoli” per avviare il gioco e stabilire le regole. Che a tutt’oggi (l’oggi di più di dieci anni fa) non ci sono. Aggiungendo che forse sarebbe stato il caso di cambiare il gioco. E coloro che ne erano i protagonisti.
Ma che faccio, è Natale e mi metto a fare ragionamenti politici? Perdonatemi. Un abbraccio affettuosi a tutti voi. Buon Natale.
Irene Gonzalez su Facebook
Bellissimo.
Sentivo oggi in una trasmissione televisiva il racconto di uno che aveva vissuto gli anni 60, e forse anche i 50. Tempi in cui noi italiani eravamo poveri, ma con un sorriso in più sulle labbra. Leggendo questo post di Enzo ricordo mille episodi, minimi, improponibili oggi, ma che ci rendevano contenti per un’ora o una serata. Probabilmente sono i ricordi legati all’infanzia che ci danno questa percezione. Ma non c’è anche qualcosa di vero nel pensare che, forse, qualcosa si è perduto da allora? La famiglia, la solidarietà sociale, la voglia di divertirsi con poco? Non sarà che tutto questo rappresentava dei “valori”? Meditate gente, meditate…
Adesso nel Bel Paese, manca tua mamma, che si fa restituire tutto per quando ci sarà bisogno!!!
e chi non rispetta le regole…A casa!!!!!!……sua.