Chi ce vò bene appriesso ce vene

Chi me vò bene appriesso me vene. Era uno dei  detti preferiti da papà per indurci a seguirlo in qualche gioco, passeggiata,  ecc. quando già avevamo superato l’età del “chi  vò venì cu mmé mette ‘o dito ccà sotto” (lui con il palmo della mano aperta all’ingiù, noi felici di farci acchiapare il dito quando chiudeva la mano) e  non  avevamo ancora l’età del “se vulite venì, venite, o si nno facite comme ve pare”. Lui era fatto così. Se non lo assecondavi, “si pigliava collera”, naturalmente quando si giocava, perché quando si faceva sul serio o si faceva come diceva lui o si faceva come diceva lui.
Lo so che più passa il tempo più ho modi strani di associare le cose, ma a me questa storia di  “chi me vò bene appriesso me vene” mi è tornata in mente qualche giorno fa, dopo che il mio amico Salvatore, al quale avevo mandato il .pdf di “Legalità, ti voglio Bene”, mi ha inviato una mail molto affettuosa con la domanda difficile finale incorporata: “Vincenzo, ma secondo te in Italia c’è ancora spazio per la legalità e il rispetto delle regole?”.
Io ritengo che la parola amico, quando è usata a proposito, comporti un grande privilegio e molti piccoli obblighi, cosicchè ci ho pensato un pò su e poi ho così risposto a Salvatore: “Carissimo Sasà, non so rispondere alla tua domanda. Punto. Dopo di che, come  dice il saggio cinese, solo se in inverno ti prendi cura del seme in primavera puoi sperare di veder spuntare la pianta. Insomma noi ci proviamo. Pò, chi ce vò bene appriesso ce vene”.
La morale della storia? Non ci sta. Anzi si.  Noi lottiamo, amiamo, piangiamo, ridiamo, insomma viviamo, rispettando le regole. Chi ce vò bene appriesso ce vene.

7 pensieri riguardo “Chi ce vò bene appriesso ce vene”

  1. …e alla fine (o all’inizio) parliamo sempre dei nostri papà. E se loro hanno lasciato qualcosa a noi, vuol dire che pure noi possiamo lasciare qualcosa agli altri. Vedrai che qualcuno dietro sempre ci viene, se, come pollicino, segniamo la strada da percorrere con i sassolini.

  2. Carmela Talamo su Facebook
    Carolina (sette anni) dice alle sue amichette:”Io non posso, mamma non mi da il permesso”, oppure “Mamma mia non vuole” e cos… Mostra tuttoì via. Poi mi chiede: “Ma perchè io non posso e le mie amiche si?” A me viene da ridere e rispondo più o meno ciò che rispondevano i miei illo tempore, cioè che in casa nostra si fa come diciamo io e papà e che poco ci importa degli altri, anzi la esorto anche a non aver paura di dire no, questo è sbagliato, questo non è corretto e così via. I miei hanno trasmesso a me, io trasmetto a lei, lei (speriamo) trasmetterà ai suoi figli e così via. Anche l’indifferenza, la pigrizia, l’indolenza (croce e delizia della nostra napoletanità) possono aprire varchi alle piccole illegalità quotidiane. Vigilate gente, vigilate.

  3. Ero una piccola piemontese quando, andando a trovare la mia amata nonna a Bolzano, restavo colpita dalla bellezza dei luoghi, anche i più semplici, anche i cortili dei palazzi, prima che la città obbligasse i costruttori a prevedere almeno un posto macchina al chiuso per ogni nucleo famigliare. La automobili venivano parcheggiate in ordine, intorno c’era sempre qualche fiore e mai, dico mai, una cicca di sigaretta o un chewing gum a terra. Un giorno presi la sasa (l’autobus cittadino) con la nonna che era ligia alle regole e, dipiù, era una donna elegante anche in periodi di povertà. Scendendo gli scalini della sasa a mia nonna cadde il biglietto a terra cosicché ci fermammo davanti al cestino affinché lei, già un po’ agitata, lo ritrovasse nelle tasche o nella borsetta. Questa ricerca durò davvero solo un istante, un battito di ciglia, e me ne accorsi solo io, eppure una signora con fare molto gentile e compito si avvicinò a noi e rivolgendosi a mia nonna sottovoce le disse: “signora, mi scusi, le è caduto questo a terra”, le consegnò il biglietto che, appallottolato dalla mi ava, era caduto a terra. Nella voce della signora non c’era ombra di rimprovero. Credo non avesse nemmeno per un attimo pensato che mia nonna avesse di proposito gettato a terra il biglietto. Nè, effettivamente, mai mia nonna lo avrebbe fatto. Era semplicemente inconcepibile. Mi spiego? Quella pallina di carta era “caduta” ed una signora, per gentilezza e perché a terra non poteva stare, la raccolse. Tutto qui. Senza giudizio, semplicemente facendo la cosa giusta, nel rispetto di tutti, anche di chi non se accorse mai, dando un buon esempio. E’ così: chi mi ama mi segua.

  4. Gianni Vigilante su Facebook
    Chi me vò bene appriesso me vene- Anche mio padre lo diceva alla sera per andare a letto e quando facevo capricci per andare invece a cinema mi diceva – Va bene, vieni che ti porto al Cinema Materazzi.

  5. In Italia c’è ancora spazio per la legalità???

    Io direi che in Italia c’è un’enorme necessità di legalità, non voglio buttarla sul politico però da cosa si spiega l’esplodere dell’Italia dei Valori, l’enorme successo di De Magistris? C’è una fetta della popolazione italiana che è scocciata (oltre che da Berlusconi), anche da un determinato modo di fare politica e di intendere la cosa pubblica. Negli ultimi anni si sono sviluppati decine e decine di movimenti dal basso, i ragazzi di locri, ammazzateci tutti, iosonosaviano… si sono rivalutate persone che fino a qualche anno fa erano dimenticate.. basti pensare a don puglisi e don diana…

    Io credo che c’è ancora spazio per la legalità.. la difficoltà è realizzare un movimento unitario, così come nel mondo dei sindacati e della poliitca.. anche i movimenti soffrono di settarismi..

    La richiesta di legalità c’è, anche lo spazio c’è, ciò che è difficile realizzare è una federazione della legalità che raggruppi al proprio interno tutte le forze territoriali che si battono per la legalità.

    Nel frattempo dobbiamo accontentarci di lottare, amare, piangere, ridere, insomma vivere, rispettando le regole. Chi ce vò bene appriesso ce vene.

  6. C’è una parabola nel Vangelo che mi è sempre piaciuta ed è quella del seminatore che esce per seminare. Nel gettare i semi in terra, una parte di questi cade sulla strada e viene divorata dagli uccelli, un’altra cade in un luogo sassoso e muore e solo quelli che cadono sulla terra buona danno frutti.
    Ora questa parabola nella sua funzione cristiana sta a spiegare altro ma io l’ho utilizzata perché mi piace pensare che tutti coloro che seguono le regole, che studiano e lavorano, che hanno rispetto dell’altro. che fanno della legalità un modus vivendi, che non si arrendono dinanzi alle avversità , possano essere la terra buona, che accoglie il seme che porta frutti. I semi sono i nostri piccoli, i giovani e i bambini che imparano a seguirci , ad imitarci, sono coloro a cui non possiamo negare una vita migliore, ma anzi dobbiamo adoperarci per recuperare quei valori morali ed etici che abbiamo dimenticato. Nei piccoli gesti, come non gettare carte a terra, rispettare i segnali, le file alla posta, il patrimonio pubblico, ai grandi , che possono portarci all’aridità, all’essere fagocitati da sistemi che fanno dell’illecito il loro credo.
    Abbiamo grandi responsabilità verso le nuove generazioni, ma le abbiamo anche verso noi stessi, e credo che ciascuno di noi debba almeno provare a cambiare se stesso e contribuire a far cambiare chi lo circonda, sovvertendo non le regole, che vanno ripristinate, ma le non regole. Non è facile, occorre avere pazienza, tenacia e occorre crederci!

  7. i ragazzi sono il nostro futuro, è vero dobbiamo seminare , ma soprattutto dare l’esempio. anni fa trasmettevano superquark il pomeriggio, invitavo i miei alunni a vedere il programma ,allora insegnavo scienze alle medie, ebbene alcuni non potevano perchè a casa loro a quell’ora si guardava una telenovela!!!
    penso che la stessa cosa valga anche in altri campi, se papà passa con il rosso…
    che male c’è ? e così via!!!!
    siamo tirati in ballo tutti, ma tutti!!!

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