Senza testa e senza cuore

Ebbene si. Ogni tanto il grido di dolore che si leva da tutta Enakapata affinché chi ha letto il libro invii qualche riga di recensione, commento, riflessione viene raccolto e accade così che @mici che presto diventeranno amici come Nello Maresca inviino, all’indirizzo enakapata@gmail.com (no, che non mi arrendo),  messaggi  come questo:
L’eccellenza non ha fissa dimora!
Questo è il messaggio che è arrivato a me leggendo il libro di Vincenzo e Luca Moretti, “Enakapata”.
Semplice, intuitivo e scritto con il cuore (napoletano). L’eccellenza espatria, come i nostri validissimi ricercatori, ma è anche un fluido che riempie le forme che le diamo. Ancora una volta, le persone prima di tutto possono creare le forme.
Bravissimi Vincenzo e Luca Moretti.

Detto che gli @mici sono amici anche perché esagerano con i complimenti, e aggiunto che i complimenti fanno sempre piacere (in particolare quando hai raggiunto il tempo in cui non è più conveniente cambiare idea circa il fatto che nella vita non contano i soldi ma le soddisfazioni) la riflessione di Nello mi riporta su un tema che mi sta molto a cuore, quello a cui si riferisce con “L’eccellenza non ha fissa dimora”.
Cito testualmente da un mio articolo su Il Mese del giugno 2008:
È bene non fare confusione. Evitare di finire come Massimo Troisi che, in Ricomincio da tre, deve arrendersi al luogo comune che vuole che un napoletano non possa viaggiare ma soltanto emigrare.
Cosa intendiamo dire? Che la fuga di cervelli (brain drain) è solo una parte del fenomeno dei “cervelli che si spostano”, che comprende anche lo scambio di cervelli (brain exchange), la circolazione di cervelli (brain circulation) e lo spreco di cervelli (brain waste).
Di cosa si tratta? Secondo l’Ocse (1997) il primo definisce il flusso complessivamente equilibrato di risorse ad alta qualificazione tra due paesi; la seconda il flusso di risorse con le stesse caratteristiche che scelgono altri paesi per completare e perfezionare gli studi, fare le prime esperienze lavorative e poi tornare a casa per mettere a frutto le conoscenze e le competenze acquisite; il terzo il flusso di risorse ad alta qualificazione che, nell’ambito di uno o più paesi, si sposta verso impieghi diversi rispetto a quelli per i quali sono stati formati.
Il messaggio nella bottiglia potrebbe essere il seguente: il fatto che di notte tutti i gatti sembrano grigi non vuol dire che lo siano. Come dimostra il fatto che la circolazione e lo scambio di cervelli fanno solo bene alla salute. Dei cervelli, dei paesi dai quali provengono e di quelli che li ospitano. La fuga e lo spreco no.

Cosa è cambiato in questo anno e mezzo? Che assieme ai cervelli se ne vanno sempre più anche i cuori, quelli dei giovani che nel nostro paese trovano sempre meno il modo di realizzare le loro aspirazioni.
Ci sarà un modo per invertire l’ago della bussola?

11 pensieri riguardo “Senza testa e senza cuore”

  1. Da parte mia… grazie per la considerazione di ragazza di valore e per il resto… Bhé, questa é una riflessione che spesso mi capita di fare e onestamente credo che se ci fossero state le condizioni per tornare, l’avrei gia fatto!!!!
    Il problema é che noi italiani siamo abituati a pensare al dilemma “Si lavora per vivere o si vive per lavorare?” come tale e così facendo ci precludiamo la possibilità di capire che le due cose possano anche considerarsi in maniera congiunta. Fino a quando ci ostineremo a mantenere questa chiusura mentale, non credo ci siano grandi spazi di manovra.

  2. Se qualcuno si chiedesse ” si, ma come si fa?”, questa è la risposta che arriva dal presidente Obama

    http://www.whitehouse.gov/the-press-office/president-obama-expands-educate-innovate-campaign-excellence-science-technology-eng

    Non è solo per aver destinato 250 milioni di $ all’insegnamento della matematica, è anche per il modello adottato, che prevede un integrazione tra pubblico-privato-volontariato.
    Chi vuole capire come si fa, legga l’articolo; la fonte è sicura, è direttamente la Casa Bianca 🙂

  3. Andrea Lagomarsini su Facebbok commentand una nota di Adriano Parracciani
    Mi sa che Vincenzo ha ragione (… si riferisce a una bella, impegnativa discussione tenuta a Sarzana in occasione della presentazione di Enakapata a Tecknos 2.0 …) è bene che i cervelli fuggano in italia non c’e’ speranza per l’intelligenza.
    Troppi fatti contro di noi … che ci abbiamo sperato per tanto tempo. Sarà stanchezza o semplicemente giunto il momento di essere franchi con se stessi.
    Ci sono troppe cose intorno a noi che non entrano nella nostra filosofia.
    MI viene come non so.. questo termine… Impiccie e Imbroglia…
    MA mA mA…. quanto ne ho sentito pontificare ed abusare… Mamma mia…
    Preferisco decisamente la “stupidità” anglosassone, come l’ho sentita declinare più di una volta.

  4. Nello Maresca su Facebook
    Chi è abbastanza folle da pensare di poter cambiare il mondo, ci riesce.
    Nella vita le sconfitte sono le svolte migliori. Perché costringono a pensare in modo diverso e creativo.

    Steve Jobs. Apple.

  5. E’ di oggi, 12 gennaio 2010, la notizia che un ricco imprenditore cinese ha lasciato a Yale, l’università dove ha studiato e si è laureato, un importante lascito economico. Roger Abravanel, che di merito se ne intende, si chiede, sul Corriere della Sera, se in Italia potrebbe accadere una cosa del genere. La sua risposta è:

    1) in parte si perchè ci sono eccellenti italiani, laureati in italia, che hanno proseguito gli studi e fatto successo all’estero

    2) in parte no perchè la possibilità che un cinese eccellente venga a studiare in una Università Italiana è praticamente nulla

    Abravanel prosegue dicendo che in Italia:

    “il diritto allo studio viene percepito come la possibilità di accedere senza nessuna selezione a una università mediocre sotto casa e con le più basse rette d’Europa”

    e poi aggiunge:

    “gli incentivi ai migliori sono risibili”,
    “alle università italiane non interessa attrare i migliori studenti perchè tanto i finanziamenti pubblici arrivano comunque”

  6. Subito mi è tornata in mente la lettera che P.L. Celli ha scritto al figlio, su “la Repubblica, metto qui il link:

    http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/scuola_e_universita/servizi/celli-lettera/celli-lettera/celli-lettera.html?ref=search

    se anche lui, che certo non è uno “qualunque” si è posto il problema per suo figlio, noi che dobbiamo fare? suicidio di massa?
    Battuta stupida a parte, io non so cosa dire ai miei figli, se non di essere leali con se stessi e con gli altri, di mettercela tutta, e sperare che nel frattempo, qualcosa cambi, certo la legge del più forte o del più furbo non agevola cambiamenti, nè mi sembra che ci governa si ponga il problema.
    Comunque io non ritengo un male assoluto che i ragazzi vadano fuori, anni fa una signora svedee mi disse che avrebbe voluto che il figlio studiasse in Gran Bretagna o in Germania, non doveva “fossilizzarsi” in Svezia, ha detto proprio “fossilizzarsi” ed io sono rimasta a bocca aperta, come una scema!!!

  7. Matteo Arfanotti su Facebook
    Ciao Vincenzo,
    sai che me lo sto gustando piano piano Enakapata? Veramente interessante! Mi piace il fatto che sia scritto a “4 mani”, diverse esperienze legate da un viaggio. Mi vien voglia di fuggire in Giappone, o fuggire in generale, anche se io di testa fuggo già tanto!
    Il fatto è che qui io non riesco a capire se valgo!!!! Ho le mie grandissime soddisfazioni, ma quando provo ad andare un po oltre, è un casino, demoralizzante.
    Mi viene da chiedermi se sto perdendo tempo dietro vane speranze, se inseguo sogni, irraggiungibili, se non sarebbe meglio fare altro, non che sia cosa facile… pure quello!
    Così è la vita?

  8. cervelli giustamente vanno; perchè andare tra l’altro fa bene alla ricerca a prescindere dalla disponibilità del proprio paese. Il problema non sarebbe la migrazione delle menti che invece è un fatto sano, intesa come libera circolazione di pensanti che vanno di qua e di la a cercare l’opportununità migliore, per loro, del momento.
    Il dramma sta nel fatto di non essere mai oggetto di immigrazione di cervelli ma solo di braccia senza diritti, perchè non abbiamo visione strategica e la classe politica, espressione anche di quello che siamo come cittadini, ha consumato immense risorse di denaro pubblico per fini privati, istituendo relazioni stabili con la criminalità e quindi consumando fino alla cancellazione, tutto quello di cui, invece, una comunità avrebbe bisogno.
    Nella germania nazista c’era una fuga di cervelli non legata alla indisponibilità di risorse o laboratori, ma all’antisemitismo ed alla follia di quella dittatura a cui molti si volevano sottrarre. In italia si fugge per mancanza di risorse e finanziamenti, ma forse nche perchè i propri interlocutori di potere (politici, amministratori, manager, ec..), quelli che decidono e che hanno le chiavi della cassaforte, di solito (non sempre) sono degli infimi buzzurri incapaci totalmente di comprendere il ruolo che ricoprono, messi lì dal ladrocinio istituzionalizzato della partitocrazia per agire a comando, come il vecchio Big Jim che alzava il braccio quando gli schiacciavi la schiena.
    E allora si capisce la differenza tra andare e fuggire.

  9. Nello Maresca su Facebook
    Non è che non riusciamo a trovare la soluzione.
    Qualche volta non riusciamo proprio a capire il problema.
    Forse bisognerebbe avere il coraggio di porsi domande difficili e ancora più coraggio nell’accettare risposte spiacevoli.
    Voi che ne pensate amici?

  10. Lucia Rosas ha scritto su Facebook:
    Ho sbirciato il sito di ENAKAPATA nella speranza di risolvere l’enigma del titolo e … curiosare (mio tremendo difetto) e mi sono imbattuta nella famosa frase FUGA DEI CERVELLI. panico!
    io vivo dei racconti e delle esperienze altrui, sono in stand by e solo oggi ho terminato un romanzo con mia figlia.

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