INCIPIT
Visita al Ueno koen, uno dei parchi più antichi di Tokyo, inaugurato nel 1873, pochi anni dopo che la restaurazione dell’Imperatore Meiji mettesse fine al dominio politico e militare dello shogunato Tokugawa, dinastia di signori feudali che dal 1603 al 1868 governarono il Giappone.
STORIA 1
2. Deborah Capasso de Angelis
Entriamo nel tempio di Benten-do sull’isoletta al centro del lago. Luca respira profondamente, quasi volesse farsi penetrare dal delicato odore dei fiori. Io lo guardo e lo riscopro, un uomo che tocca con mano quello che finora aveva sognato. Sorride e chiude gli occhi, è felice.
3. Lucia Rosas
Come Saigo Takamori: con l’aria fiera di chi guarda al domani e io nel ruolo del cane fedele mi chiedo cosa accadrà. Non mi stupirei se per cena proponesse di indossare il kimono. Troppe sensazioni a pelle.
4. Anna Aquilone
Ogni volta che visito un paese straniero è la stessa storia,insieme alla gioia della nuova esperienza si accompagna una stana malinconia, un formicolio nello stomaco, simile all’innamoramento. Gli odori , i sapori e i colori che sto metabolizzando lentamente, diventano parte di me ,fino a quando, improvvisamente riconosco luoghi e situazioni… . Li chiamano déja-vu !
5. Sabato Aliberti
Luca mi spiega che il tempio di Benten-do è dedicato alla patrona degli innamorati, della ricchezza e delle arti. Mi viene in mente la nostra festa di S.Valentino. Il contrasto tra spiritualità e matrialismo.
6. Dora Amendola
Ma l’atmosfera quasi mistica, che nello splendido luogo aleggiava leggera e che dolcemente aveva rapito Luca e me, all’improvviso fu rotta dall’insistente e quanto mai inopportuno squillo del telefonino. Acciderbolina! Avevo dimenticato di spegnere l’infernale aggeggio! “Papà, ma fai sempre questo!” tuonò Luca con uno sguardo di benevolo biasimo.
7. Lucia Rosas
Stavo replicando che omaggiavo questa terra usando un loro prodotto di punta quando lo sguardo di pietra di un signore anziano mi ricordò che eravamo lì per il piacere della compagnia e spegnerlo non mi avrebbe fatto male.
8. Stefania Bertelli
Prima di spegnerlo, però, non rinunciai a darci una sbirciatina. Diamine, avrebbe potuto telefonare chiunque: qualche parente che stava male, un amico che non sentivo da tempo, qualcuno che mi offriva un lavoro nuovo e interessante. Non potevo certo, in nome della spiritualità, rinunciare, a cuor leggero, a quella che sarebbe potuta essere la chiamata più importante della mia vita!
9. Lucia Rosas
La curiosità uccise il gatto. e lo fece anche stavolta. Era dall’Italia e non era in memoria. Ormai la chiamata era persa e la mia fantasia galoppava, chi aveva avuto quel numero? Sapeva che stavo dall’altra parte del mondo? Deciso, avrei richiamato in albergo, uno strano brivido lungo la schiena mi diceva di farlo.
10. La Musa
Il tempo di una doccia veloce, mettermi comodo ed eccomi pronto; compongo il numero e resto in paziente attesa, che ore sono? qui in Giappone sono le 11.55 p.m. in italia siamo intorno alle 8 di mattina, “menomale” mi dico, è un’orario decente per chiamare. dopo una lunghissima attesa di tuuuuu tu tuuuuuuuu, la voce metallica del disco mi dice che il numero nn è raggiungibile. e vabbuò, sono stanco e nn insisto, una buona salutare dormita mi rinfrancherà dalle fatiche e le emozioni della giornata appena conclusa. chiamerò appena mi sveglio, orario permettendo.
11. Carmela Talamo
Storia 1.11 Infatti, alle 2.30 (ora locale) il trillo del cellulare mi catapulta letteralmente giù dal letto. A malapena riesco a farfugliare un pronto che se lo avessi pronunciato in giapponese sarebbe stato più comprensibile. Dall’altro capo del mondo mi arriva uno “Ciao Vincè” fresco e pimpante “Volevo essere sicuro di non disturbare e ho chiamato prima di pranzo” Ma chist chi è?
12. Lucia Rosas
Una cosa è certa: non è una delle mie solite frequentazioni. Cerco di ascoltare il suone della voce, l’inflessione ma non mi sovviene niente. Oddio panico! Fa che non sia una rimpatriata scolastica, ho fatto una fatica immane a ritagliare questa vacanza. Ma così non ascolto cosa dice.
13. Viviana Graniero
… ma una frase mi riporta alla realtà ” Vince’ ma che hai combinato”… ma sì, adesso lo so, questa voce la conosco! e finalmente ascolto quello che mi si dice dall’altra parte “Vincé, sono Salvatore… ma che hai combinato???? e dove stai???? è venuta a cercarti la polizia!”
14. Carmela Talamo
“Vincè ma mi senti? Mi pare che stai dormendo”. Ancora Salva… Gaetano!! D’un tratto la faccia di mio fratello si materializza davanti ai miei occhi. “Gaetà ma lo sai che ore sono?” “Sarà ‘a mezza, ma perchè stai mangiando?” “Gaetà sono le 2,30” “Allora ‘e mangiato già?” “Di notte Gaetà. Sto A Tokyo” “Tokyo? ma non era il mese prossimo? WOW! e mò che fai?” “Dormo Gaetà, dormo, con il permesso tuo e di Salvatore”.
15. Adriano Parracciani
Ma come? Vai in Giappone e dormi? Io nun dormisse mai. Vabbuo’, comunque ti ha cercato la polizia, dice che c’è un problema con il tuo passaporto e che non puoi espatriare. Oh, ma mo comme faje se sei già espatriato?
Storia 5 – 13
Viviana ebbe la tragica sensazione che la sua esistenza era finita: le passarono davanti, come dei flash, i momenti più importanti della vita. Si ricordò il primo giorno di scuola, il primo amore, la mamma, il papà, la nonna…cercò disperatamente di urlare…e si svegliò! Madida di sudore ebbe la piacevole sensazione di aver sognato. Era stato tutto un orribile incubo!
5.14 Viviana riprese a respirare si sentì leggera e sollevata, eppure quella morsa che le cingeva la testa era stata così reale…appena il tempo di provare ad alzarsi e si rese conto che i polsi le dolevano ancora e che quella non era la sua camera, non era la sua casa…
5.15 Tentò di fare qualche passo, ma sentiva la testa pesante… cercò una porta, ma la stanza sembrava non avere uscite. Era circondata da 4 mura bianche ed era sovrastata da uno strano soffito… era come trasparente… ma cosa c’era sopra di lei?
soffitTo ovviamente…
Serrò gli occhi così forte da farli lacrimare. Quando li riaprì il soffitto era un cielo sereno e sentì una voce familiare. – Dormi amore, sogna con me, domani il mondo più bello sarà -. Era la ninna nanna che le cantava sua nonna. Viviana cominciò a credere di essere impazzita fino a quando l’ologramma proiettato sul soffitto non cambiò di nuovo scenario.
8-8)la donna le sorrise ma lei non ricambiò. le ricordava una professoressa del liceo arcigna, odiosa, disegno tecnico, una macchia e il foglio diventava coriandoli. tutto doveva essere perfetto. – viviana tu sarai la mia arma vincente. niente se, niente ma. avanti fanciulla.- viviana abbozzò un sorriso. identica a …
5-11) la curiosità uccise il gatto. ecco il titolo del suo sogno, perchè doveva essere quello. solo che adesso sentiva del freddo metallo attraverso i vestiti e un forte bruciore sul braccio e sulle tempie. poi un brivido. panico. le avevano istallato dei microchip.
Storia 5 -12
12 I nano circuiti bioquantistici presero il controllo del sistema nervoso centrale di Viviana. Con dei semplice movimenti di joystick, il tecnico neurocibernetico agli ordini di Parracciani guidò la giovane verso una poltrona operatoria. Viviana si accorse che il suo corpo era completamente scollegato dalla sua coscienza; agiva per conto suo senza che lei potesse fare nulla. Un casco di lucido metallo iridescente le calò sulla testa; il sistema di Lobotomia Tridimensionale a Scansione era pronto
storia 6 -12
Yacuza? Ma si !!! Certo, Yacuza=camorra=’ndrangheta=cosanostra…mafia insomma!!Brivido…l’idea di avere a che fare con questa gentaglia lo rende nervoso, molto nervoso…Ma, da quel genio che è gli viene un’idea …..
Subito contatta tramite i suoi canali privatissimi e segretissimi , non per niente è una personalità in Giappone, i “servizi” e propone loro di utilizzare i suoi preziosi robot-wakarasaseya per stanare quei delinquenti, ovviamente in cambio di un cospicuo “ritorno”
5-8) viviana è interdetta. il sesto senso le dice che deve sapere ma la paura di essere scoperta, e se fosse una trappola? una prova di esame, se possono fidarsi di lei. l’omino ha uno sguardo sibillino e viviana si chiede se potrà tornare a casa. con orrore si accorse che il cellulare era scarico. doveva decidere. adesso.
Storia 5 – 9
Viviana decide di fidarsi di Pasqualino che nel frattempo le aveva proposto di accompagnarla verso un zona sicura da dove poi poter fuggire.
– Vede Signorì – le disse Pasqualino con voce triste ed ansiosa – questo quartiere è tutto un laboratorio. E se passa qualcuno d’interessante come lei, lo catturano per gli esperimenti – Viviana lo seguiva a questo punto impaurita e disse – Ma quali esperimenti?- Signorì, è meglio che non sappia, ora pensi a fuggire – Le fece percorrere una lunga strada in discesa, e poi entrarono in un garage. Da qui presero un ascensore che li portò svariate decine di metri sotto terrà, poi un lungo corridoio. -Ecco Signorì, siamo arrivati – disse Pasqualino mentre apriva la grande porta verso quella che sembrava essere la libertà. Appena Viviana la passò sentì una voce sinistra che l’accolse – Ben ritrovata Viviana – Lei si girò di scatto e vide il Professor Parracciani intento a leggere dei monitor
Storia 5-10
Per un attimo Viviana si sentì sollevata. Quell’uomo bassino le aveva sempre ispirato simpatia, i suoi occhi vispi le davano sicurezza. Ma adesso il suo sguardo aveva qualcosa d’inquietante.
Pasqualino continuava a stringerle la mano, si accorse un secondo dopo che al suo polso aveva uno strano bracciale. – Ti chiederai perchè sei qui – disse il professore.
I pensieri di Viviana le si affollavano in mente, forse il professore era stato colpito dalla sua arguzia e voleva coinvolgerla in qualcuno dei suoi progetti sugli androidi. Di colpo i pensieri positivi scomparvero. Vide il tavolino su cui erano poggiati singolari strumenti chirurgici, la poltrona con le cinghie ma soprattutto sentì la presa di Pasqualino diventare sempre più forte e la vibrazione che le dava il bracciale. Fu terrore…
Storia 5-11
…Viviana si sentì perduta. Poi vi fu come un lampo e le macchine nel laboratorio cominciarono a emettere strani sibili, scintille, vi fu anche qualche piccolo scoppio. Pasqualino aveva gli occhi che roteavano vorticosamente e mollò la presa sul suo braccio. Il professor Parracciani si mise una mano al collo e rimase bloccato in quella posizione. “Oddio, sono degli androidi” comprese la ragazza. E fuggì un attimo prima che il laboratorio sotterraneo esplodesse, infilandosi velocemente nella piccola grata… Una mano la aiutò a risalire…
oops 5-11 c’era già, ignorate questo pezzo
storia 5-7
non si vedeva granchè…ma ad un tratto gli comparve davanti un ometto molto curioso, vestito a righine, papillon e bombetta.Da dove salta fuori un tipo così? neanche il tempo di farsi domande che Pasqualino, così si presenta con tanto di “baciamano”, le parla con aria da complotto : ” Signorì state attenta! sennò vi finisce comme a mè!!!”, Viviana, dapprima impaurita, si rende conto che Pasqualino sta cercando di metterla in guardia ma da cosa?
Il quartiere più vicino all’albergo era quello di Ueno . Il suo grande parco ci appariva come incantato sotto il caldo sole estivo ……. L’umidità saliva e avvolgeva, trasformava la vista degli alti toori.
Ecco il primo tempio ….. dal classico colore rosso acceso.
Saliamo le ampie scale e giunti all’ingresso veniamo accolti da un anziano giapponese che in uno stentato inglese inizia un lungo monologo.
Diamo cenno di gradire il suo intervento, inchiniamo il capo più volte in segno di ringraziamento…… ma lui imperterrito continua con la sua cantilena sbiascicata.
Riusciamo a “fuggire” ……. e continuiamo a visitare il resto del parco.
Attraversiamo ampi “corridoi” tra i curatissimi alberi, passiamo sotto agli splendidi toori e giungiamo ad un altro piccolo tempio contornato da antiche strutture incastonate nella vegetazione del parco
storia 1
13. … ma una frase mi riporta alla realtà ” Vince’ ma che hai combinato”… ma sì, adesso lo so, questa voce la conosco! e finalmente ascolto quello che mi si dice dall’altra parte “Vincé, sono Salvatore… ma che hai combinato???? e dove stai???? è venuta a cercarti la polizia!”
storia 6-10
questi rovinafamiglie sono investigatori privati senza scrupoli, ma come farli pasare inosservati due spilungoni in un paese di “bassetti”, la loro altezza potrebbe compromettere le indagini, il prof. Parraciani ha un’idea…li presenta come esperti “gastronomi italiani” in modo di aver facili contatti con il “gentil sesso”, necessita a tal punto un indottinamento “eno-gastronomico”….un problema tira l’altro!!!
ma almeno così potranno essere ingaggiati come wakarasasesya più facilmente…ma da chi???
ciao vincenzo , correggi per piacere “indottrinamento” ho dim una “erre”
🙂 ma che divertimento….
storia 6-11
La questione si risolve da sé. Mentre il prof. Parracciani siede in un ristorante a mangiare ramen e a sognare una cofana di amatriciana, un piccoletto gli si avvicina e gli spiega in inglese che gli serve un wakarasasesya. Parracciani ha già capito che quello è uno scagnozzo della Yakuza e decide di sfruttare la cosa a proprio favore…
Storia 6
9. Wakarasaseya, sì! un tempo lontanissimo il termine usato era escort, ma erano individui – androidi e non, maschi o femmine – dozzinali, di poca cultura e scarso valore; poi la tecnologia avanzò di molto: da modesto ciarpame atto a distruggere unioni sentimentali consolidate, vennero trasformati in veri e propri professionisti dello strappo, della lacerazione. amore, professione, ceto sociale, col loro intervento da spietatissimi killers assistenziali, tutto si poteva ribaltare e quando ingaggiati per distruggere, l’amore finiva miseramente, la professionalità rovinava ancor peggio e in men che nn si dica potevano ridurre il malcapitato ultimo fra gli ultimi nella scala sociale.
2-19) kalawa 13 sente di nuovo quel bip. che i naturali una volta avvicinati trasmettessero qualche strano virus? quel bip martellava e … se i GONG avessero proposto a qualcuno di loro di seguirli? poter vedere quei racconti da un oblò? e non in un’aula?
1-12) una cosa è certa: non è una delle mie solite frequentazioni. cerco di ascoltare il suone della voce, l’inflessione ma non mi sovviene niente. oddio panico! fa che non sia una rimpatriata scolastica, ho fatto una fatica immane a ritagliare questa vacanza. ma così non ascolto cosa dice.
1.13 “Vincè ma mi senti? Mi pare che stai dormendo”. Ancora Salva… Gaetano!! D’un tratto la faccia di mio fratello si materializza davanti ai miei occhi. “Gaetà ma lo sai che ore sono?” “Sarà ‘a mezza, ma perchè stai mangiando?” “Gaetà sono le 2,30” “Allora ‘e mangiato già?” “Di notte Gaetà. Sto A Tokyo” “Tokyo? ma non era il mese prossimo? WOW! e mò che fai?” “Dormo Gaetà, dormo, con il permesso tuo e di Salvatore”.
Ma come? Vai in Giappone e dormi? Io nun dormisse mai. Vabbuo’, comunque ti ha cercato la polizia, dice che c’è un problema con il tuo passaporto e che non puoi espatriare. Oh, ma mo comme faje se sei già espatriato?
ciao lucia 😀 hehe ovviamente un po’ musa un po’ indovina, più musa però :)))))))))
Storia 2
18. Il grande gong sospeso, oscillava ancora il suo piatto enorme di rame sfavillante. Troneggiava nella piazza di faccia alla scuola, proveniva da Pechino e anche il battitore era cinese. Il suono ripetuto del grande gong era il segnale di raccolta, diceva ai ragazzi che qualcosa di solenne stava per accadere. Erano arrivati da molto lontano i Global Oscillations Network Group, ricercatori e studiosi della struttura e le dinamiche del Sole; i ragazzi erano elettrizzati, a breve avrebbero saputo tutto di tramonti e albe, di eclissi e solstizi, che meraviglia!
Storia 6
6. L’amore nn è bello se nn è litigarello, dice un vecchio adagio romanesco e fra i due androidi, è risaputo, intercorre un rapporto d’affetto che prescinde dalla veduta di idee, sicchè le scaramucce sono all’ordine del giorno. Sotto l’occhio benevolo di tutte le Muse, il libro viene portato a termine con grande lustro e la redazione, contando sull’impegno del Prof. Parracciani, decide di trasformare i due scrittori androidi in esseri umani belli e buoni. Il professore è pensieroso, si riserva di dare la sua collaborazione; sa che nn sarà affatto facile, ha bisogno di tempo e intanto le copie di Enakapata spopolano nelle librerie di tutto il cosmo.
Storia 6 – 7
Parracciani sa bene come affrontare la nuova sterzata narrativa; non deve far altro che attingere alla sua esperienza diretta. Da oltre due anni, infatti, partecipa MM (ManMachine), una team transnazionale segreto a cui collaborano varie agenzie d’intelligence e che ha l’obiettivo di fare ricerca teorica ed operativa nei settori della cibernetica alieno-umanoide e della superintelligenza bioartificiale
storia 6. 8
Per la messa a punto dei due androidi erano stati spesi quasi tutti i fondi messi a disposizione dalla Nasa. Il prof. Parracciani aveva poi impiegato tutte le risorse rimanenti per il lancio del libro. E quei due robot continuavano a litigare…. Ma si! Adesso so come recuperare l’investimento iniziale! I miei gioiellini diventeranno Wakarasaseya! Con il loro caratterino e la forte richiesta di questa nuova figura imprenditoriale li terrò occupati fino al prossimo progetto!
storia 2
17. @ Musa
Il mattino seguente, mentre Kalawa13 e Atasuke, andavano a scuola sentirono per la prima volta il Grande Padre (l’unico androide perfetto: con cuore e mente umani) dare l’allarme. Sapevano cosa significava, anche se non era mai accaduto prima, e corsero con gli altri nella grande piazza, spaventatissimi… allora era vero? il giorno tanto atteso era arrivato????
Storia 6 – 5
Inoltre, prosegue il professore, pare che, acquisendo le caratteristiche degli italiani, i due androidi avessero anche ereditato la loro litigiosità. Infatti, è stato rivelato che i due androidi non fossero mai d’accordo su nulla e anche la redazione del libro abbia avuto molti intoppi dovuti a questo problema di fondo.
Storia 2
16. Il Crononauta li ha indirizzati bene: i ragazzi naturali come Atasuke, Anzai, Fujio, Gennosuke e tutti gli altri traggono energia necessaria dalla fantasia; più è fantasioso il loro modo di essere tanto più vigore e persino determinazione riusciranno a dimostrare. Questo Kalawa 13 nn può recepirlo, gli androidi sono sì simili agli umani, ma nn in tutto, le emozioni sono ancora sconosciute per loro e Kalawa 13 è fiero di avere come grande amico Atasuke, sa che presto gli insegnerà il grande mistero dell’immaginazione.
ma sei davvero una musa o giochi all’indovina? complimenti ! 😀
storia 2
15.@lucia
… le ricorda che ha bisgono di nuova energia, di “ricaricarsi”. E’ ora di andare alla fontana blu: lì gli androidi immergono le mani e attingono nuova energia, una linfa vitale che rigenera i circuiti e anche le parti naturali. Chissà cos’è che dà la carica ai bambini completamente naturali, si chiede kalawa 13…
Storia 3
14. L’odore acre degli incensi bruciati mi riporta alla realtà. Ora siamo ancora nel parco e ci siamo arrivati in taxi, ma la nostra permanenza a Tokyo si protrarrà per diversi giorni e io sono assolutamente privo di senso di orientamento, come faremo visto che qui le strade nn hanno i nomi come in occidente, nè un inizio nè una fine, solo il nome del municipio e dei numeri, bah! Conto sul grande spirito di osservazione e orientamento di mio figlio, senza di lui potrei perdermi irrimediabilmente.
Storia 3 -15
Luca decide di tornare in albergo in metrò. Sono scettico, vorrei riprendere il taxì, per essere certo di non sbagliare ma Luca mi rassicura. Così saliamo sul treno della metropolitana che conta ben 29 stazioni. Sono sempre più in ansia. Scenderemo, davvero alla fermata giusta?
Storia 3 – 16
Ovviamente no! Luca aveva contato 29 stazioni inclusa quella da cui siamo partiti. Saremmo dovuti scendere alla 28-esima ed invece eccoci ad un paio di chilometri dall’albergo. E’ qui che la serendipity entra prepotentemente in azione.
Storia 3-17
Ci guardammo intorno, in cerca di punti di riferimento, quando vidi venire, a passi veloci, una donna occidentale, le cui sembianze mi sembravano note. Ci passò vicino lasciando una scia di “chanel N-°5″. La riconobbi nell’attimo stesso in cui lei si girò chiamandomi ” Vincenzo, che ci fai a Tokyo?” Mai e poi mai avrei immaginato di rivedere Marilù, la donna che mi aveva fatto girare la testa durante il mio soggiorno a Parigi. Che magnifica giornata si era rivelata quella! Se fossimo scesi alla fermata giusta, avrei perso per sempre l’occasione di rivederla!
3-13) per un attimo rivedo luca bambino, siamo a natale, al luna park e lui con gli occhi sgranati come allora, il sorriso incantato quando insieme saliamo sulla giostra coi cigni e giriamo fin quando tutto diventa una macchia di colore. questa vacanza assomiglia sempre più ad un viaggio nel tempo.
tutta colpa del server che nn aggiorna in tempo reale :DDDD
uao ci siamo accavallate in 4 sulla storia 5 eheheheheheh fantastico!
Storia 5
4. Il prof. Parracciani fa a questo punto un breve cenno sulla storia degli androidi. Il capo della Nasa in quel periodo, era John Titor, lo ricordate vero? fu lui a ideare la splendida macchina del tempo e sempre lui a dar vita ai due robot – Vincenzo e Luca – nomi italiani perchè la lingua è di gran classe e poi perchè li aveva corredati di spirito di adattamento, di ironia, di simpatia e umanità tali che solo gli italiani posseggono.
storia 5-3
“Cosa?” chiede disperata un’ altra alunna, fissata con la Matematica, “mai esistiti? robot della Nasa? incredibile…Vincenzo sembrava cosi credibile..”
Il prof. Parraciani le spiega, l’alunna in questione oltre la Matematica, poverina, non capiva granchè…, “Si è così , sono stati creati per stimolare gli studi sul Giappone, naturalmente!! Sempre la solita tontolona eh Tigano?”
Storia 4
10. Kiyomizu Kannon-do è un grande tempio buddhista, il suo scopo è quello di difendere a nord-est l’arrivo degli spiriti maligni; “gli spititi cattivi provengono sempre da nord-est” sogghigno fra me e me, poi cancello questo pensiero beandomi lo sguardo con la fioritura dei ciliegi che sono lì nei pressi.
storia 4
11. Sono come in trans, tra i ciliegi in fiore e la filosofia buddhista che mi sta entrando dentro… mi piace questo paese. Luca mi suggerisce di spostarci nel quartiere di Asakusa, perché lì c’è un altro tempio, addirittura il più antico della città… il mio stomaco brontola, e in giro c’è un odorino niente male, ma non voglio fare la figura del brontolone e dico di sì…
Brava, disse soddisfatto Adriano Parracciani, il prof. di cultura giapponese, a Viviana Graniero, una delle sue studentesse preferite. Enakapata l’hai studiato molto bene, conosci ogni singola giornata del diario e sei anche l’unica che ha capito che Vincenzo e Luca Moretti, gli autori, non sono mai esistiti, ma erano due robot di ultima generazione realizzati dalla Nasa. 30 e lode.
Storia 5. 3
Viviana andò via soddisfatta. Gioiva per un ulteriore traguardo raggiunto, ignara delle conseguenze della sua scoperta. Il progetto Nasa, Kapata D2004, doveva restare segreto. I robot erano il fiore all’occhiello del Prof. Parracciani che, sfiorando il microchip alla base del collo, pensava a come far tacere la ragazza.
storia 5
4. infatti Viviana aveva persino scoperto che in realtà Luca e Vincenzo erano l’anagramma del nome di questo robot di ultimissima generazione che la Nasa voleva tenere nascosto: Luc-zeno-caniv D2004. Adesso sì che era nei guai, senza nemmeno saperlo… per troppa arguzia!
Storia 5 – 5
Viviana andava sicuramente resa inoffensiva, ma Parracciani non pensava ad una semplice e banale eliminazione fisica. Era rimasto colpito dalla capacità di analisi della ragazza e dal suo livello investigativo, e così decise il da farsi: pezzi di corteccia cerebrale del suo emisfero sinistro sarebbero stati impiantati nella piattaforma neuro-quantistica del D2004
Storia 5.6
“Psst… Signorì… Signorì…” una vocina dal pavimento sorprese Viviana intenta nei suoi pensieri sulla scoperta che aveva fatto. Ma non c’era nessuno. La ragazza guardò meglio: in una nicchia c’era una piccola grata e la voce veniva da lì. La aprì…
ed intravide una donna che con la mano invitava a seguirla. Incuriosita la nostra cervellona si lasciò convincere e, dopo aver attraversato uno stretto cunicolo, sbucò in un modernissimo laboratorio sottorrenaeo. Qui fu accolta dalla super equipe della D.sa Misteria, l’acerrima nemica del Prof. Parracciani.
Scusate…ho dimenticato di indicare che il mio contributo di poco fa è il 7 della Storia 5.
questa “suspans” della telefonata sconosciua a cui nessuno vuol mettere mano! 😀 😀 😀
Vincenzo, tu solo puoi svelarci l’arcano 😀 la telefonata, dopotutto, era sul tuo cellulare 😀
Storia 3
11. “Depressione”, solo pensarla quella parola mi da un senso di nausea. No! siamo qui per tutt’altro, bandite dal mio vocabolario depressione e fallimento; tengo l’amaro perchè il sapore forte e amarognolo del ginseng Chikutsunin Jin, tipico del Giappone, funziona da sublime adattogeno: risveglia le attività organiche depresse e al contempo ridimensiona le funzioni interne troppo eccitate. una buona tazza fumante darà a me e Luca la giusta lucidità per questa nuova giornata.
Storia 1
10. Il tempo di una doccia veloce, mettermi comodo ed eccomi pronto; compongo il numero e resto in paziente attesa, che ore sono? qui in Giappone sono le 11.55 p.m. in italia siamo intorno alle 8 di mattina, “menomale” mi dico, è un’orario decente per chiamare. dopo una lunghissima attesa di tuuuuu tu tuuuuuuuu, la voce metallica del disco mi dice che il numero nn è raggiungibile. e vabbuò, sono stanco e nn insisto, una buona salutare dormita mi rinfrancherà dalle fatiche e le emozioni della giornata appena conclusa. chiamerò appena mi sveglio, orario permettendo.
Storia 1.11 Infatti, alle 2.30 (ora locale) il trillo del cellulare mi catapulta letteralmente giù dal letto. A malapena riesco a farfugliare un pronto che se lo avessi pronunciato in giapponese sarebbe stato più comprensibile. Dall’altro capo del mondo mi arriva uno “Ciao Vincè” fresco e pimpante “Vo-levo essere sicuro di non disturbare e ho chiamato prima di pranzo” Ma chist chi è?
1-9) la curiosità uccise il gatto. e lo fece anche stavolta. era dall’italia e non era in memoria. ormai la chiamata era persa e la mia fantasia galoppava, chi aveva avuto quel numero? sapeva che stavo dall’altra parte del mondo? deciso, avrei richiamato in albergo, uno strano brivido lungo la schiena mi diceva di farlo
3-10) fu l’anno della grande depressione che cominciò col fallimento di una banca americana … tecnologia e bassi salari … nuovo capitalismo e trust. ecco mi sono lasciato prendere dai giochi di parole un’altra volta, solo che sta ruota panoramica si chiama storia ed ha un sapore amaro.
Storia 3- 11
Usciamo dal tempio e mi fermo ad osservare il laghetto. Sulla sua superficie galleggiano barche che sembrano prese da una giostra per bambini: hanno forma di cigni. Gli alberi di loto, quel laghetto, quelle strane barche mi distraggono dalla storia e mi infondono una tranquillità che non avevo mai provato.
Storia 1 – 8
Prima di spegnerlo, però, non rinunciai a darci una sbirciatina. Diamine, avrebbe potuto telefonare chiunque: qualche parente che stava male, un amico che non sentivo da tempo, qualcuno che mi offriva un lavoro nuovo e interessante. Non potevo certo, in nome della spiritualità, rinunciare, a cuor leggero, a quella che sarebbe potuta essere la chiamata più importante della mia vita!
Non riconosco il numero, e non mi appare nessun nome sul display. Anche se a malincuore, spengo il cellulare. L’anziano signore fa un cenno di assenso con la testa. Penso divertito che se fosse stata primavera, periodo in cui, in questo luogo, ci si dedica all’hanami, la contemplazione degli alberi in fiore, splendidi ciliegi soprattutto, il vecchietto più che lo sguardo mi avrebbe lanciato il bastone. Nel frattempo Luca si è allontanato in direzione del tempio di Kiyomizu Kannon-do.
3-8) sorrido e mi vedo con un calderone che offro a tutti gli spaghetti al pomodoro. un piatto caldo e allegro che smuova queste figure pietrose e poi? ma luca mi spinge via, ci sono troppe cose da vedere in questo parco
Mentre camminiamo gli chiedo ancora dell’anno dell’inaugurazione. Il 1873, mi risponde. Non so perché ma questo numero mi dice qualcosa. Ma sì, la Remington, una delle prime multinazionali che scappò da Napoli negli anni 70. Nel 1873 la Remington and Sons avvia la prima linea industriale di macchine da scrivere. Me lo ricordo perché durante la fase dell’occupazione ci giocammo 18 e 73 sulla ruota di Napoli e vincemmo 273 mila lire.
2-14)Atasuke le ha insegnato una parola antica SHEDIR altro nome di cassiopea condannata su una sedia a pettinarsi i capelli per l’eternità, kalawa13 si chiede come possano i “naturali” pensare così, quale alchimia li guidi. androide è meglio. ne è sicura anche se un bip …
storia 3 – 7
Tuttavia, io continuo a rimuginare, questo tempio non è forse dedicato a Benten, dea della musica e della bellezza muliebre? E chi, più di noi napoletani sa apprezzare le virtù femminili? Non solo, ma è pure dea della buona sorte, e su questo tema noi siamo dei maestri. Non ci vedo tutte queste differenze…e ci sono pure le bancarelle!
Storia 3
6. Mah, sarà pure così, ma a me ricorda sempre più il nostro paese. certo la tendopoli è ordinata e pulita e poi immersa in questo splendido parco. e se al nostro rientro proponessimo una cosa simile per la reggia di Caserta? Luca mi guarda in tralice, “è pura utopia!” mi soffia in un orecchio. vero, siamo troppo poco nipponici per attuare un progetto simile.
Storia 2.
13. Cassiopea, hmmm… costellazione del cielo boreale. Kalawa13 da quando è finita la ricreazione nn sta nella pelle, pensa a quello che gli ha proposto Atasuke, il ragazzo “naturale”: appena il prof. lascerà l’aula e gli altri saranno andati in laboratorio, loro si collegheranno di nascosto al polo nord celeste e guarderanno lo spettacolo della Nebulosa a Cuore della costellazione di Cassiopea.
3-5) Luca mi tira per un braccio, non può parlare a voce alta e cerca di spiegarmi il concetto di dignità: quando un uomo è in difficoltà cerca di fare da solo, poi si rivolge ai parenti stretti, andare dai loro servizi sociali è ammettere di aver fallito, un tempo il suicidio onorevole ora quello. tempi moderni.
kalawa 13 continua a ripetere la sequenza. non vuole stare seduto, alza la mano come vedesse qualcosa davanti. prof pc-470HR soffia il bip e kalawa 13 si siede, aspetterà la notte siderale per toccare Cassiopea. triste ascolta gli echi.
N.B.: sbagliato numero 😀 ekkekkaspita però! vabbè sto dopo Viviana, Storia 2 namber 11! 😀
Storia 2
10. Eh, le responsabilità! All’apparenza i più diligenti e rispettosi sembrano essere gli androidi, a loro basta fare Biiip o sbriciolar coriandoli e tutto torna; in realtà i più affidabili e assennati sono proprio i “naturali”. Hanno metabolizzato il meccanismo, il Crononauta – fusione perfetta fra occidente e oriente – ha indicato loro il metodo, ed essi hanno recepito che l’uno e il plurimo sono soltanto due aspetti della stessa realtà. Goooong! la campanella della ricreazione suona così a Panaetaka e con le sfoglie di gambero si passa al confronto fra i due gruppi.
2-8) il silenzio in aula si palpava. poi una flebile voce ruppe il momento: N35 42.711 E139.46.447 (WGS 84). il bip che seguì fremeva eccitato: risposta esatta.
storia 2
9. alla risposta seguì la dimostrazione pratica: l’alunno kalawa13 si alzò e soffiò su un piccolo coriandolo, che si aprì in migliaia di lucine colorate e in aria ci fu un gran trambusto: fuochi d’artificio li chiamavano i giapponesi. La lezione sugli usi e costumi di questa antica civiltà era piaciuta davvero molto ai nostri bimbani…
pardon bambini, non bimbani… vabbè che so’ alieni, però…
1-5) stavo replicando che omaggiavo questa terra usando un loro prodotto di punta quando lo sguardo di pietra di un signore anziano mi ricordò che eravamo lì per il piacere della compagnia e spegnerlo non mi avrebbe fatto male.
STORIA 1-4
Ogni volta che visito un paese straniero è la stessa storia,insieme alla gioia della nuova esperienza si accompagna una stana malinconia, un formicolio nello stomaco, simile all’innamoramento. Gli odori , i sapori e i colori che sto metabolizzando lentamente, diventano parte di me ,fino a quando, improvvisamente riconosco luoghi e situazioni… . Li chiamano déja-vu !
errata corrige: facevo seguito al punto 6 – Daniele Riva – della Historia 2 ma me se so’ cambiate le carte nel frattempo che scrivevo 😀
Storia 3
4. Panaetaka, la porta dell’Universo. Qui i ragazzi – per metà progettati geneticamente, per l’altra metà strutturalmente “naturali” – attendono il Sapere. Il loro professore di filosofia – perchè della filosofia non si può proprio farne a meno – è un crononauta appassionato del Giappone; a loro svelerà la realtà autentica del cosmo e che soprattutto, non esiste il vero o il falso, ma solo la complessità delle cose.
2-4) come una pioggia bianco-rossa, come una bandiera fatta dai tasselli di un mosaico: il nanami party era cominciato. gli ologrammi avevano labbra rosso vermiglio mentre i 1000 ciliegi ondeggiavano.
Storia 1
3. A proposito di mani, ce le siamo lavate alla Station Dragon, prima di entrare nel parco di Ueno, è usanza e noi ci atteniamo. Quello che ci colpisce entrando, è una moltitudine di gente in “hanami” – contemplazione degli alberi in fiore – ma anche una distesa ordinata di tende da campeggio; capiamo che il parco ospita al suo interno una schiera di senzatetto.
Mamma mia, che ho detto: senzatetto, disoccupati organizzati e non, falsi invalidi e pensioni d’oro. Ma none ravamo venuti via da Napoli? Ma non stavamo a Tokyo. Mi sta venendo mal di pancia. Saranno ancora i postumi della mia vita precedente?
Storia 2.3
Il professor PC-4070 HR, in realtà un sofisticato computer umanoide dallo sguardo a cristalli liquidi, emise un bip prolungato. I ragazzi sapevano che cosa aspettarsi. Ora il dotto automa avrebbe interrogato. Tutti a nascondersi sotto il banco? No, a Panaetaka è impossibile. A parte il fatto che il prof ha la vista a raggi X, ognuno si prende le sue responsabilità. In questo sono un po’ nipponici.
come saigo takamori: con l’aria fiera di chi guarda al domani e io nel ruolo del cane fedele mi chiedo cosa accadrà. non mi stupirei se per cena proponesse di indossare il kimono. troppe sensazioni a pelle.
I ragazzi rimasero molto sorpresi di quel frammento di diario ritrovato dalla Navicella Archeo 1. Si riferiva all’anno 030 dell’Era galattica, in pratica circa 1500 anni prima, e raccontava di un paese, il Giappone, di cui non conoscevano l’esistenza. Scusate, non ve l’ho detto, ma su Panaetaka funziona così: ogni nuova conoscenza, sapere, scoperta viene portata prima di tutto nelle scuole. Sì, sono androidi strani.
@ Vincenzo Moretti
3. “Giappone” gridò il maestro e il fascio di luce proiettò tra i bambini volti strani, con occhi bellissimi, un po’ a punta… i nostri bimbi allungavano le mani e respiravano forte per sentire gli odori di quella terra che non avevano mai visto, ma che pure un tempo era esistita… e sì,qui la proiezione ha anche la capacità di farti sentire gli odori…
Nell’aula si diffondeva come per incanto il profumo dei fiori di ciliegio che cadono in primavera, quello di incenso dei boschi nei pressi dei templi, quello del the verde. Sembrava di attraversare grandi parchi con aiuole fiorite di camelie. Persino quelle che dovevano essere le compagne degli umani emanavano un profumo inebriante.
Storia 2-4
4 E non solo. Si tratta di una speciale tecnologia chiamata OTOGU, Ologramma Tattile-Olfattivo-Gustativo-Uditivo, che permette il trasporto di tutte le informazioni sensoriali, ovunque e contemporaneamente. Grazie a OTOGU, su Panaetaka è possibile riprodurre un evente presente o passato nella sua interezza. La memoria, così, non è più solo racconto ma un complesso viaggio sensoriale
Entriamo nel tempio di Benten-do sull’isoletta al centro del lago. Luca respira profondamente, quasi volesse farsi penetrare dal delicato odore dei fiori. Io lo guardo e lo riscopro, un uomo che tocca con mano quello che finora aveva sognato. Sorride e chiude gli occhi, è felice.
3; storia 1
Ma l’atmosfera quasi mistica, che nello splendido luogo aleggiava leggera e che dolcemente aveva rapito Luca e me, all’improvviso fu rotta dall’insistente e quanto mai inopportuno squillo del telefonino. Acciderbolina! Avevo dimenticato di spegnere l’infernale aggeggio! “Papà, ma fai sempre questo!” tuonò Luca con uno sguardo di benevolo biasimo.
Luca mi spiega che il tempio di Benten-do è dedicato alla patrona degli innamorati, della ricchezza e delle arti. Mi viene in mente la nostra festa di S.Valentino. Il contrasto tra spiritualità e matrialismo.
Testo di prova ELIMINARE