Per indi poi

Auguri papà

Ciao pà,
se fossi stato da queste parti oggi avresti compiuto 80 anni e invece se non fosse stato per quella tua foto con la dedica a mamma, riemersa per caso mentre cercavo un notes dove segnare qualche appunto, forse non me ne sarei neanche ricordato. O forse si, chissà.
Ci sono tante cose buffe in questa faccenda, ma quella più buffa di tutte è che io non credo che tu possa sentirmi, non credo che ci sia un’altra vita, non credo alla trasmigrazione delle anime, non credo, punto. Anzi, no, c’è una cosa più buffa ancora ed è che sei stato tu a farmi capire che non credo. Tu non lo puoi sapere, ma è stato  il giorno del tuo funerale, sono arrivato alle 7.00 e ti ho trovato adagiato, nudo, in attesa che ti vestissero e ti componessero nella bara, su una lastra di marmo nella camera mortuaria.
Pà, te lo giuro, ho desiderato con tutte le mie forze di poterti rivedere un giorno da qualche parte e di poterti dire, come dice Trinity a Neo (lascia perdere, è un film, che anche a me Luca me lo ha dovuto spiegare venti volte per farmelo capire bene) quanto ti ho amato e quanto sei stato importante per me, con quel tuo carattere assurdo, prepotente, generoso, premuroso, orgoglioso, gentile.
L’ho desiderato tanto che mi sono dovuto fermare perché mi sembrava di morire, ma niente, ho pensato è andato, non lo vedrò più,  ha finito il suo giro.
Lo so, se tu adesso fossi qua diresti, “ma allora tu mò che bbuò a me?”, niente,  non voglio niente, quello che mi hai dato mi basta per 10 vite, voglio solo dirti che nonostante tutto non mi sono rassegnato all’idea che, come diceva un altro Pascal, con la “c”, non con la “q”, “qualche palata di terra sulla testa, ed è finita per sempre”, e allora ho cominciato a raccontarti, nelle mie chiacchiere, nei miei blog, nei miei libri, ed è così che sei finito qui.
Il fatto è che qui ci sono altre persone incredibili, alcune le hai conosciute, come Carmela, l’amica di Nunzia, Irene e Valeria, le figlie di Emma, Flavia, la tua nipotina preferita, altre non ti hanno conosciuto, come Concetta, Daniele, Santina, Adriano, Viviana e tante/i altre/i, altri ancora neanche io li conosco, e tutte/i  hanno cominciato a giocare assieme a me e hanno reso questo gioco bellissimo e  per me indimenticabile.
L’altro giorno su Sottolineato del mio amico Adriano Parracciani ho scritto una frase del mio amico Salvatore Veca, “non deve mai essere come se tu o io non fossimo esistiti per niente”, pensavo a te, a tutto quello che ci hai lasciato, e ho voluto condividerlo con i miei amici. Si lo so che tu non avevi bisogno di tutto questo, che eri pieno di amici che ti volevano bene; ne avevo bisogno io, e sono contento, di più, felice, di averlo fatto.
Per indi poi, come dicevi tu, oggi io, Antonio, Gaetano, Nunzia  e un altro bel pò di belle persone brindiamo ai tuoi ottantanni. La bottiglia è quella che ho messo qui a fianco, ci ho messo anche la tua etichetta, così caso mai puoi prenderne un sorso anche tu, che se il vino non era quello che facevi tu neanche lo prendevi in considerazione. Sì papà, diciamolo, perché altrimenti qui sembra tutta una storia mielosa: tu tineve nà cazz ‘e capa tosta che neanche a martellate ti si faceva cambiare idea. Vogliamo dire di quando ti sei spaccato la testa sotto l’inferriata che stavi pitturando e ti sei disinfettato con l’acqua ragia perché bruciava? O dei mesi di luglio alle 2 di pomeriggio con 40 gradi e tu al sole con il motozappa? Meglio che mi fermo qui, altrimenti …. si scopre che io tengo ‘a capa tosta peggio ‘e te. Per fortuna che tu il blog non ce l’hai, ma nel caso ti dovesse venire voglia, ti suggerisco di chiamarlo così, “per indi poi”. Mi dà una proiezione verso il futuro che mi  piace.
Tanti auguri, papà.
Alla prossima.

6 pensieri riguardo “Per indi poi”

  1. Io un padre non l’ho mai avuto e quindi non l’ho mai perso. Da ragazzino rivolgevo a mio favore questa situazione dicendo ai compagni che avevo un genitore in meno che rompeva e quindi che ero più fortunato di loro. Certo all’inizio ero a disagio quando a scuola mi facevano la classica domanda: “e tuo padre che mestiere fa?”. In realtà mi convinsi veramente che ero più fortunato e quindi la cosa divenne di scarso rilievo rispetto alle altre vicende della mia infanzia. Non mi pare di aver mai sofferto consciamente per questo e sinceramente fino ad oggi non ho ancora mai provato una “conscia” mancanza della figura paterna. Però, oggettivamente, io “Ciao Pà” non lo potrò mai dire, non potrò mai tornare indietro a quel tipo di ricordi, comuni per i più; nella mia memoria non ci sarà mai un’area con la scritta “padre”, un post come questo di Vincenzo, cosi carico di quel tipo di emozione che scaturisce dal rapporto padre-figlio io non lo potrò mai scrivere. Be’ le metterò assieme alle tante altre cose che non potrò fare. Oggi invece, ho potuto brindare a Pasquale grazie a Vincenzo che ha voluto condividere questa sua intimità. Io come Vincenzo non credo nell’aldilà, ma chi avesse avuto modo di leggere il mio progetto Mondopo, sa che parlo di “essere non-vivente”, che sembra un ossimoro, ma è un modo per dire che dopo la morte noi continuiamo ad “essere” nel ricordo degli altri. In questo senso Pasquale non vive ma é, un é diverso da prima, un é del dopo.

  2. Che festa speciale per i tuoi 80 anni, caro don Pasquale: il vino è quello delle giornate buone, da ricordare! Son sicura che ti piacerà–ha quel sapore aspro-fruttato che racchiude sudore, fatica e speranze della gente del Sud…eh si dai è proprio da gustare lentamente, fra un sorriso e uno sguardo verso l’infinito che abbraccia tutte le persone qui accorse per salutarti e ringraziarti della tua indelebile forza vitale. Quello sguardo che trapassa fino al midollo e dà uno scossone ad ognuno, è come se ne cogliesse la bellezza nascosta e ne disvelasse il mistero.. ci ripaga dell’invisibilità e dell’invivibilità in cui siamo precipitati. Ci stai spronando a non mollare, ancora una volta… da un tempo indistinto, ma presente. Io non so dove si va, quando si va… ma so che si resta per un tempo indefinito nel cuore delle persone che ci amano a titolo diverso.
    Rinnovo il tuo brindisi, don Pasquà:
    ” Dobbiamo andare e non fermarci finchè non siamo arrivati”
    “Dove andiamo?”
    ” Non lo so , ma dobbiamo andare”

  3. A differenza di suo figlio Vincenzo, caro Signor Pasquale, io credo che lei possa ascoltare il cuore, i pensieri, gli auguri che suo figlio e tutti noi le facciamo. Sono certa che non moriremo mai del tutto e che la morte non ci lascerà cenere e ombra ma continueremo a vivere sempre accanto a chi ci ha voluto bene. Auguri

  4. Letto con moltissimo piacere, riletto per gustarne ogni parola e asciugare una lacrima pensando alla mia mamma!!
    Quest’anno il 2 luglio avrebbe compiuto 80 anni festeggerò anche io con una bottiglia di spumante e brinderò a tutto quello che mi ha insegnato…..
    Auguri Signor Moretti ovunque lei sia e se al Circolo degli ottantenni incontra la mia mamma…. me la saluti.
    Grazie Vincenzo… io non sò scrivere ma leggo molto……..

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