
Oggi a Roma mi è venuto a trovare Adriano Parracciani e mi ha fatto 3 regali.
Il primo non ve lo dico.
Il secondo è la tela con la bellissima recensione pittorica di Enakapata, vi assicuro che vista dal vivo è una meraviglia.
Il terzo è il titolo di questo post, me lo ha ispirato mentre mi ha accompagnato a Termini, ricordandomi che l’Italia è l’unico paese al mondo dove non basta dire “è vietato” ma bisogna dire “è severamente vietato”.
La cosa mi ha riportato alla mente quanto mi è accaduto qualche giorno fa: passeggiavo con mio fratello Antonio per via Chiaia quando ad certo punto siamo sovrastati dalle grida di un vigile urbano e di un negoziante che litigavano a causa del traffico assordante causato dalla rottura del marchingegno elettronico che permette a un paletto di abbassarsi e di alzarsi a seconda se l’automobile ha o meno il permesso per circolare in quella determinata zona.
Il povero negoziante aveva ragione perché l’inferno che si era scatenato non sembrava destinato a finire. Il povero vigile aveva ragione non solo perché il marchingegno non l’aveva rotto lui ma anche perché stava lì proprio per cercare di tenere a bada gli automobilisti e per aspettare l’arrivo dei tecnici.
Il commento di mio fratello è stato: gli stessi paletti di Bologna (ci vive da più di 30 anni); difficile da credere, ma siamo l’unico paese in cui non basta sapere che da una parte non si può passare, bisogna creare una barriera che ti impedisca letteralmente di passare.
Mettete assieme Adriano e Antonio e avete la morale della favola. Ci crediamo i più furbi, siamo soltanto i più stupidi del mondo.
come dicevo a Vincenzo questo “severamente vietato” è un prodotto culturale italiano doc. Non so bene che tipo di forma retorica sia, forse un’iperbole. il verbo vietare non avrebbe bisogno d’altro, non necessita di sostegno; non è che una cosa si può vietare con diverse gradualità: non vietato, indulgentemente vietato, mediamente vietato, vietato, sinceramente vietato, severamente vietato. O è vietato o no, o no? In Italia no, a quanto pare. Quindi, proviamo a fare questa ricerca: facciamo caso ai cartelli di divieto o anche ai regolamenti che ci capita di leggere e cerchiamo questo “severamente” o altri avverbi messi a sostegno di vietare e documentiamoli magari con delle foto.
PS personalmente eliminerei anche la parola vietato e la sostituirei con “Usa il buon senso, non rovinare le aiuole” ed ai trasgressori li farei lavorare a ripristinare ed a manutenere il danno per un mese, tutti i giorni. Niente carcere, niente sanzione amministrativa: lavoro
e vogliamo parlare delle regole in ascensore? ;-))))
In Italia è severamente vietato perché i legislatori conoscono l’indole del popolo italiano. “Fatta la legge trovato l’inganno” è uno dei nostri proverbi simbolo, così come l’imbroglio, che i francesi non si sono neppure dati la briga di tradurre. Però questo “severamente” resta solo sulla carta, i nostri divieti sono applicati con arte tutta italiana, all’acqua di rose. Se vi capita di andare in Alto Adige (è ancora Italia), vi sorprenderete del fatto che gli automobilisti si fermano per far attraversare i pedoni sulle strisce. Se solo attraversate il confine e visitate Lugano, vi stupirete dei parcheggi ordinati. Avendo negli occhi le auto parcheggiate in doppia e anche tripla fila di Milano e quelle lasciate di sbieco sui marciapiedi… Quei paletti, che credo siano i “dissuasori mobili” (in Italia abbiamo questa mania per i nomi altisonanti e burocratici) esistono anche a Milano. Non bastava mettere “Divieto di accesso”: i furbi ci entrerebbero comunque. E la morale della favola è la stessa: non siamo furbi, siamo stupidi, hai ragione Vincenzo.
La stupidità arriva al punto da scrivere su di un cartello attaccato ad una cabina enel di alta tensione la seguente frase:
NON TOCCARE. PERICOLO DI MORTE
I TRASGRESSORI SARANNO SEVERAMENTE PUNITI.
🙂