Replicante o Robot?

Replicante o Robot?
Replicante o Robot?

Sennett ne “L’uomo artigiano” (Feltrinelli 2010) li definisce utensili specchio. E aggiunge che possono essere di due tipi: replicante e  robot (non pensate al robot come l’immagine qui di fianco che ho rubato ad Adriano Parracciani, pensate a “macchine” come il telaio completamente automatico o l’ipod).
Per capire bene vi consiglio di leggere il libro (ne vale la pena), qui a Piazza Enakapata basta dire che i replicanti imitano le nostre possibilità-capacità, i robot le potenziano fino a farle arrivare a livelli per noi umani impossibili.
Ciò detto, la domanda del titolo riguarda la “macchina” “piattaforma” blog e potrebbe essere formulata più o meno così:
i blog sono replicanti o robot? Sono semplicemente lo specchio delle nostre capacità  – possibilità come i primi o ci permettono di potenziarle come i secondi? E se le potenziano in che senso lo fanno?
Dite che in pieno agosto una discussione così è inconcepibile? Rispondo che non vado di fretta. Se avete un’idea da condividere, fatelo. In caso contrario, pensateci pure fino a quando non viene l’inverno, il post qua sta.

p.q. (post questionem, domanda successiva, ‘a domanda appriess)
ma i social network sono replicanti o robot?

7 pensieri riguardo “Replicante o Robot?”

  1. sul domenicale del Sole 24ore scorso, un articolo parla della tesi di A. Pennisi e A. Falzone secondo in quali l’uomo sta correndo verso l’irreversibile estinzione !

    I due sostengono che la causa di questa è dovuta alla nostra facoltà di linguaggio che ci ha permesso adattamento alle condizioni bloccando in realtà l’evoluzione della nostra specie in quanto non ci siamo specializzati ma appunto adattati ad ogni
    circostanza. La natura non doveva necessariamente prevedere la nostra presenza nel mondo, bisogna prenderne atto, dicono i due nel libro “Il prezzo del linguaggio: evoluzione ed estinzione nelle scienze cognitive”.
    Insomma ci estingueremo proprio perché esseri pensanti, cognitivi?
    L’idea che siamo alieni in questo mondo non è nuova. Mi fa ricordare una metafora che dovrebbe essere di Bertrand Russell: il mondo è come un pezzo di carne fresco appena tagliato, bello rosa, liscio e profumato, poi però escono i vermi, diventa scuro, puzza e s’imputridisce. Per inciso i vermi sarebbero gli uomini :-)))

  2. @musa: andare nel futuro e tornare nel presente è effettivamente uno dei miei “passatempo”; consiglio a tutti di praticarlo. Certo, c’è bisogno di una macchina del tempo, ma quella c’è, si tratta solo di saperla vedere e saperla usare. Non facile ma fattibile

    Daniele si chiede se io non sia un androide ponendo il problema principe dell’Intelligenza Artificiale posto in particolare dal grande Alan Turing con il suo test o macchina di Turing. Costruire una macchina (hardware + software) in grado di sostenere un dialogo non visivo (ma tra poco anche visivo e quindi con un androide) con un essere umano tale da non permettere a questo di capire che sta parlando con una macchina. Se oggi fossimo in grado di superare il test di Turing attraverso un androide Daniele non avrebbe modo di sapere mai cosa io sia.

    Beh ovviamente anche io come Antonella sono dalla parte dei Robot ma solo come primo semplice passo….

    Robot rimane e rimarrà legato alla sua etimologia: “schiavo”. Avete visto il film “il Dormiglione” di Woddy Allen? O letto qualche libro di Asimov? Beh lui si che se ne intendeva, nel 1956 scriveva: “un robot e logico, non ragionevole”

    Androide è un robot con sembianze umane ed oggi con l’avvento di nuovi materiali siamo veramente prossimi. Robot che grazie al loro volto polimerico sono in grado di simulare movimenti muscolari facciali e quindi di riprodurre con la postura e con il volto, stati d’animo come gioia o tristezza.
    Presto questi robot sempre più androidi usciranno dai recinti dei laboratori high tech per affiancarci nella vita quotidiana, non più solo in ambito industriale ma in quello sociale.

    Ora il punto è: le macchine supereranno l’uomo oppure l’uomo si trasformerà in un nuovo essere umano più evoluto? Forse che il futuro sarà dei cyborg, esseri umanonoidi potenziati dalla cibernetica e dalla bionica? Ci saranno forse Umani Trans-umani potenziati da pezzi di biotecnologie?

    Ne parlavo qualche giorno addietro proprio con Daniele rispondendo ad un suo post: se la rivoluzione tecnologica in atto non si prossima ad innescare una mutazione antropologica.
    La quantità d’informazioni che produciamo quotidianamente sul web e che transitano attraverso internet ogni giorno, sono equivalenti a quelle prodotte dai primordi delle civilità fino ai primi anni 2000. Le tecnologie più innovative, come le nanotecnologie, l’intelligenza artificiale, la biotecnologie ecc. stanno crescendo notevolmente aprendo scenari imprevedibili. Anzi, i nostri modelli di previsione diventano sempre più imprecisi e inutili. Un mondo sta morendo, e con lui culture, economie, politiche. Che non sia anche il preludio alla morte di questa tipologia di esseri umani?

    Il tema è noto come “Singolarità Tecnologica” che sta a significare un progresso tecnologico che accelera al tal punto da non poter essere più compreso ne previsto ne controllato da essere umani contemporanei. La conseguenza sarebbe l’inizio di una mutazione antropologica, un nuovo essere, d’intelligenza superiore in grado di comprendere il caos.

    Secondo alcuni neurobiologi o comunque studiosi del cervello umano il nostro computer cerebrale non sarebbe più sufficiente ad affrontare la comprensione del caos, della complessità, a cui ormai quotidianamente le nuove tecnologie ci stanno immergendo. Ciò richiederebbe necessariamente un nuovo Umano. Chissà, forse non ne sappiamo ancora molto del nostro computer cerebrale; magari invece è già sufficientemente attrezzato ma ancora non pronto ad utilizzare tutte le sue facoltà.

    C’è ovviamente anche un affascinante scenario catastrofista noto come Grey Goo per il quale l’avvento delle nanotecnologie porterebbe alla distruzione del pianeta ad opera di robot autoreplicanti in grado di consumare tutta la materia. Niente male

    Mi accordo però che come al solito mi son dilungato e non ho risposto all’interessante quesito di Vincenzo. La mia risposta è: replicante zelighiano (di nuovo Woddy Allen) Blog e social media stanno trainando quella rivoluzione/mutazione antropologica di cui parlavo prima. Ci stanno dando la possibilità di vivere una, più, multivite digitali oltre a quella analogica che conosciamo da millenni. E’ la prima volta per tutti (a parte quelli che vengono dal futuro) e senza accorgercene stiamo creando altri noi stessi sulla rete, uno o più nostri esseri digitali necessariamente diversi da quello che siamo analogicamente. Anche il nostro essere analogico però sta mutando senza che noi ce ne accorgiamo. Ogni giorno una o più nostre repliche partecipano al mondo digitale del web, alle comunità online, magari con diverse modi di presentarsi, di essere digitalmente, di comunicare, di relazionarsi. Come Zelig.

    E se il web tutto non fosse il vero trans-umano?

  3. Ci sono blog e blog…
    Ne ho pescati alcuni veramente inutili, altro che replicanti …sonniferi allo stato puro, autocelebrativi, senza passione, senza stimoli , insomma noiosi…
    Ne ho trovati altri invece che non ho più lasciato, la differenza sta nell’intento di chi li gestisce, se c’è un intersse rivolto a chi legge, oppure è solo un parlarsi addosso.
    Se si trovano questioni che ti toccano da vicino sia per il lavoro che si fa, sia per puro piacere di leggere qualcosa di bello ed interessante che ti arriva al cuore allora si è catturati , piacevolmente catturati, ogni volta un invito a riflettere , anche con spunti apparentemente leggeri.
    Così capita che una come me, che non aveva mai, dico mai , scritto niente nei blog, diventi una blog-dipendente , curiosissima di leggere le novità proposte, e altrettanto interessata a quello che scrivono gli altri , ad interagire, a scoprire nuovi punti di vista,
    a curiosare tra le risposte, a segnarsi titoli di libri , che neanche sospettava esistessero.
    Certo che questi ultimi potenziano …potenziano si! la nostra testa e il nostro cuore!!!!

  4. Giusto! Ciò che dice Daniele Riva secondo me è esatto. Aggiungerei solo che la rete e nello specifico i blog e social networks, aiutano a rendere partecipi individui che in un contesto reale preferirebbero non esporsi. Un esempio su tutti è facebook per quanto tu sia timido e timoroso alla fine decidi di esserci e partecipare più o meno attivamente alla vita virtuale che lo strumento ti propone.
    In molti blog si può dire ciò che si pensa in pieno anonimato e quindi senza esporsi troppo in prima persona o magari fare domande e ottenere in pochi minuti una risposta (yahoo answer).
    Inoltre credo che l’utilizzo di strumenti informatici accresca notevolmente alcune facoltà individuali come quella di riuscire a pensare a più cose e compiere più azioni contemporaneamente (multitasking).
    Pensate a quante volte vi è capitato nella vita di parlare al telefono, navigare in rete, controllare la posta elettronica e ascoltare la musica contemporaneamente?
    Io sto dalla parte dei Robot.

    1. condivido. sul pc puoi avere una risposta o fare una ricerca in modo comodo. il problema è che non c’è sempre tutto quello che cerchi.

  5. buone vacanze fatte a chi le ha fatte e buone vacanze a chi le ha ancora in corso d’opera. caro vincenzo, dipende dai bloggers, ovviamente. l’80% dei blog è paccottiglia, banali scopiazzamenti a catena infarciti di figurette glitterate. secondo me, nè l’una nè l’altra cosa. nè replicanti nè robot, solo un nuovo mezzo di comunicazione e divulgazione [spesso ancora usato troppo male] come un tempo lontano fu per il telegrafo.
    p.s.: mi punge vaghezza che adriano possa essere john titor, voi che ne dite?
    saluti cari, antonella.

  6. Sarà che è pieno agosto, ma la risposta che subito mi è venuta al termine della lettura del post – prima mi sono domandato se il mitico Adriano non sia davvero un androide – è che i blog, almeno quelli fatti bene, sono dei robot: alla funzione di replica – meglio di portavoce, di mezzo che consente all’espressione di viaggiare – uniscono la funzione migliorativa e a noi impossibile da ottenere con i soli nostri mezzi. Mi spiego meglio: se scrivo un bel racconto e lo metto nel cassetto oppure lo faccio leggere solo a qualche amico, resta quello che è. La macchina – in questo caso il computer, quindi il server, la rete, il blog – è invece in grado di fare quello che io non posso fare: diffondere velocemente il racconto e offrirlo a molti più destinatari. Ma non si limita solo a questo: l’interazione può portare al commento, alla valutazione, al confronto; e se qualcuno mi dice che avrei potuto sviluppare un personaggio o un avvenimento in modo diverso, allora ecco che si può anche migliorare ulteriormente il racconto, ovvero il lavoro. Spero di essermi espresso più chiaramente di quanto mi sembra (un robot lo avrebbe fatto meglio…)

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