Non gli chiederò perdono. Anche perché non me lo concederebbe. E farebbe bene. Perché Lui è (era solo per la storia, non certo per la cultura) Elias Canetti. Ha vinto il Nobel 40 anni dopo aver scritto il suo romanzo, Auto da fé. Ha impiegato 30 anni per scrivere Masse e potere. E Lui non starebbe certamente a perdere tempo con queste cose così sfacciatamente attuali.
Però lo facico lo stesso. Metto questo titolo assurdo per sottolineare il legame con Sottolineato di Adrian Parracciani. E metto la citazione che secondo me merita di essere commentata.
La citazione è questa, tratta da La provincia dell’uomo (pag. 207):
Quante volte bisogna dire ciò che si è, prima di diventarlo veramente?
Commentiamo gente, commentiamo.
toc toc
– chi é?
– sono io
– io chi?
– io.. io
– ma anche io sono io
– anche te sei io?
– certamente !
– ma allora, io sono te
– senti, se te sei io, allora io non sono ne io ne te
– e cosa sei?
– sono,..sono..sono altro
– altro? e che vuol dire?
– non saprei
– ma se non sai cos’è altro come fai a sapere di essere altro?
– beh cos’altro potrei essere visto che non sono io ne te? Posso essere solo altro.
– Allora te sei altro?
– Si io sono altro
– Ma allora io cosa sono?
– Beh, te sei io, l’hai detto prima
– Io sono te? ma se te sei altro allora anche io sono altro
– Appunto: siamo altro
ed è a questo punto che Felicia finì con l’impazzire…un pò per le troppe risate, un pò per il troppo pensare… :))))
Stavo pensando che di questo argomento potremmo parlare davvero a lungo, perché gli aspetti che man mano vengono fuori sono davvero molteplici. Mi tornano in mente anche le teorie di Goffman e mi viene da riflettere… la vita quotidiana come rappresentazione. Sì, proprio come su un palcoscenico, in cui un solista è capace di recitare tutti i ruoli assegnatigli dalla regia (leggi Vita). Ma se siamo o meno tutti i ruoli che recitiamo (figli, studenti, amici, compagni, coniugi, amanti, colleghi ecc..) è difficile da stabilire. Quanto siamo noi stessi e quanto invece ci caliamo nella parte che ci è data da recitare? Ci sono evidentemente delle convenzioni sociali che ci obbligano a rispettare regole e clichè che non sempre sentiamo nostri, ma quante volte riusciamo davvero a baipassarli?
ha ragione viviana. avere un desiderio spinge a progettare, a creare, a impegnarsi ma certe volte non si può davvero. x quanto si provi mancano cose necessarie.
esempio stupido: si rompe un elettrodomestico e chiami il tecnico. lui arriva pronto a fare il suo lavoro. ma se il pezzo va prenotato?
Vivià ti pongo un quesito: spoglio un individuo da tutti i ruoli che è costretto a recitare??? che ci resta sotto sotto????
*spoglia…non spoglio…
**togli i punti interrogativi dopo recitare e lascia solo quelli alla fine…
ahhhh la fretta!!!!
Forse non è dire agli altri ma noi stessi ciò che siamo, per crederci noi per primi, e poi dimostrarlo agli altri….
Appena laureata ho cominciato subito ad insegnare in un istituto privato, ebbene, tutti , alunni e personale, mi chiamavano prof. ma io me lo dovevo ripetere 1000 volte al giorno, prima di affrontare bene il mio lavoro!!!!
Adesso non è più così, ma fuori dal lavoro le difficoltà non mancano, e mi succede ancora di dirmi tante volte chi sono…per diventare veramente quello che voglio!!!
Aggirerei l’ostacolo:
Io ancora non sono, mi metto qui e aspetto, appena diventerò lascerò una dichiarazione… 😉
allacciandomi a quella scarna, essenziale citazione, immagine fotografica concreta dell’animo umano, proseguo con un’altra citazione Zen: “Più che fare quel che possiamo, che altro? Forse essere quel che possiamo?”
Ecco, volevo scrivere esattamente quello che ha ben argomentato Daniele. Anche se in realtà credo proprio che Canetti volesse intendere “quello che aspiriamo ad essere”. Allora in questo caso potrebbe bastare una volta o non bastare ripeterlo una vita intera. Parmenide diceva, molto meglio di me (ma va, e come è possibile?????) che l’essere è e non può non essere e quindi il non essere non è. Ergo se siamo, siamo. Ma è pur vero che Parmenide non aveva considerato nel suo ragionamento fatto di opposti (essere vs non essere) che esiste il divenire, esistono gli Enti, che divengono, che mutano e si trasformano in altro. E quindi ciò che è oggi, domani può essere diverso, senza che ci sia contraddizione. Che Canetti volesse sottilenare proprio questo aspetto insito nell’essere? cioè il divenire?
impetuosamente , senza retropensieri se non che fuori c’è la nebbia e la pioggerellina e devo uscire …mi aspettano le tagliatelle fatte rigorosamente a mano da mia sorella Carmelina, ma è troppo bello partecipare: è come un pranzo befanesco!
Mi affaccia il dubbio che non mi stupirò mai dei vari io che offriamo al teatro del mondo e delle interpretazioni di rimando che raccolgo nello specchiera del gioco del vivere.. se solo penso ai diversi registri comunicativi che so inscenare e il brivido di consensi che cerco per rafforzare un io piuttosto che un altro..
mentre penso a come mi diverte stupire e nello stesso tempo essere contro le forme di potere… mai riprenderò il senso di chi sono mentre mi costruisco e ricostruisco… viva le molteplicità!
Buongiorno, sono il re d’Italia.
Buongiorno, sono il re d’Italia.
Buongiorno, sono il re d’Italia.
Buongiorno, sono il re d’Italia.
… (ad libitum)
Voce dal fondo: ma va’ a ciapà i rat!
Questa era la parte scherzosa. Seriamente la risposta è invece: boh. Io stavolta non concordo con Canetti, che tra l’altro mi piace molto. Non si diventa, si è sempre, in qualsiasi momento. Resta semmai l’ambizione a essere altro, a migliorarsi, a crescere, a elevarsi. Puoi dirlo ogni giorno, puoi tenerlo segreto anche a te stesso. Non c’è una regola matematica, magari ci fosse. O ancora meglio un sistema come i punti del supermercato: mi sono appena portato a casa i bicchieri dell’Esselunga…
Scusate, sarà che mi sono appena alzata, sarà che l’argomento, in questo momento, potrebbe essere la colonna sonora della mia vita, se la mia vita fosse un film (e la mia vita non è un film, giuro!), ma la domanda non mi è chiara. Mi spiego. Prima di diventare ciò che siamo perchè ancora non lo siamo, oppure prima di diventare ciò che siamo perchè ancora gli altri non se ne sono accorti? Comunque sia, premetto che io, quello che sono, lo so, (vivo con me stessa da una vita)e mi piacerebbe dire che non ho bisogno di doverlo ripetere, ma non è così, tutt’altro. Quindi lo ribadisco sempre, comunque, a oltranza. Ogni volta che qualcuno ha dubbi a riguardo, ogni volta che viene messo in discussione, io ribadisco, vengo fuori, mi incazzo, mi faccio sentire, mi piace essere me stessa ma, soprattutto, mi piace mostrarmi esattamente come sono, in modo che chi mi sta di fronte possa sapere perfettamente con chi ha a che fare e decidere di conseguenza. Marò comme so’ pesante… scusate, mi sono appena alzata.
sono decenni che provo con: “sono bello, ricco e pieno di donne”, ma forse pronuncio male o magari è la posizione che sbaglio bah…Poco importa, tanto poi voglio sempre diventare qualcos’altro
se ti metti a testa in giù con un piede sulla testa e l’altro sulla schiena vedrai che funziona! ma ci vogliono le parole magiche….
rispondo subito non lo so o non te lo dico x scaramanzia, quella dei numeri, dei segni, delle occasioni è una cosa un po personale, ecco.
poi dipende se chiedo di diventare che so angelina jolie manco un centinaio di ritocchi fanno la grazia.
forse va chiesto quello che si può e sperare in un mancia imprevista.
poi ci sono quei popoli che danno il nome di battesimo quando i bambini diventano adulti, per indicare come sono cresciuti.
facciamo così vado a sognare che sono un pezzo di legno, uno di quelli così e sogno di diventare bambino. se domani riesce ti dico quante volte ho ripetuto la frase. ah mandami qualcuno che fa miracoli, così è + facile.