Mi arrendo

Sì, diciamo anche che lo faccio con piacere, ma la verità è che mi arrendo.

Avevo pensato di dedicare un nuovo blog e un progetto a Bella Napoli, ma non ce la faccio a portarlo avanti, almeno per ora. Sto talmente impicciato che faccio fatica anche solo ad aprirle le pagine di tutte le cose che dovrei aggiornare e così non funziona, bisogna introdurre dei correttivi.

Comincio dalla cosa che in questo momento mi fa male di più, chiudo il blog dedicato a Bella Napoli, in maniera tale che ricordo a me stesso che la faccenda è seria e non ammette repliche.

Di Bella Napoli naturalmente continueremo a parlare qui, come del resto già facciamo per Uno, doje, tre e quattro, e anche questo in fondo non è detto sia un male.

Per quanto riguarda il nuovo progetto, quello che avevo chiamato Bella Napoli, Italia, per adesso si ferma, poi si vedrà.

Questo è tutto, per ora. Domani però vi racconto cosa ho provato vedendo il libro finalmente in libreria.

6 pensieri riguardo “Mi arrendo”

  1. Troppo spesso mi sono sentita ripetere: “Felicia smettila e pensa positivo!!!”…e ogni volta dovevo dire a me stessa che non ero una persona pessimista io…Non capivo quale era il pensiero positivo che dovevo seguire… In effetti la mia attenzione dovevo focalizzarla su positivo e non sulla parola pensiero… Da allora mi sono data una ragione di vita.Ogni volta che le cose non vanno come vorrei cerco di vedere la situazione in “positivo”. Avete presente le foto? quando noi le scattiamo, si imprime un’immagine negativa sulla pellicola, ed è quella l’immagine che ci appare quando le cose non vanno come noi vorremmo… Però poi sviluppando la foto ecco che abbiamo dinanzi a noi l’immagine positiva della foto stessa. La foto è sempre la stessa ma la prospettiva è capovolta (e qui chiedo l’aiuto di Giancarlo per spiegare meglio il concetto) e anche i dettagli degni di nota cambiano… Beh anche questa situazione deve avere il suo lato positivo…Basta sviluppare la foto e dare un’occhiata…Cambiando l’angolatura cambia la visuale!!!

    ecco un esempio

  2. Siamo macchine che pensano in parallelo ma agiscono in serie e questo purtroppo richiede di mettere in fila le cose. Puoi scegliere il metodo FIFO first-in-first-out oppure il metodo LIFO last-in-first-out, o anche il come-capita-in-come-capita-out, ma rimane un problema di coda e quindi di priorità. L’unica soluzione è la rete, che permette l’agire in parallelo; però non si applica per i lavori strettamente individuali, almeno fino a che non potremmo disporre di nostre repliche aggiornate all’ultimo minuto 🙂

    In realtà c’è una terza strada, come sempre; quella laterale che i più non vedranno mai, pochi faticano a scorgerla nella nebbia, e pochissimi riescono a percorrerla. E’ una strada che prevede una diversa concezione del tempo, non lineare…..
    No, no, niente, Vincenzo; ci ho provato ma non trovo di meglio per addolcire l’amarezza quindi te la tieni. Ah se riuscissimo a godere delle nostre amarezze

  3. ahhh Vincè,dai che sosteniamo le cadute, perchè solo dal basso si vedon le stelle che siamo!
    Vuoi mettere LA BELLEZZA del cielo capovolto!!..
    quando ci si rialza che respiro allargato, mentre molte idee intanto son cascate addosso e altre restano nel limbo dell’attesa febbrile e scartata dal tempo!
    Ma quel che arriverà..sarà grande!

  4. Non mi sembra una resa, quanto piuttosto uno stato di “stand-by”. E magari è anche giusto così: uno come te, che fa bene qualunque cosa, non può “arronzare” e se ora non ha tempo di portare avanti un progetto come ritiene opportuno, è giusto che si fermi un attimo. Tanto lo so, che riprenderai le fila del discorso!

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